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«La libera circolazione aggrava la crisi dell’alloggio»

La penuria di alloggi, un tema sensibile in vista della votazione sull’iniziativa dell’UDC «contro l’immigrazione di massa». Keystone

In Svizzera, il dibattito sugli effetti negativi della libera circolazione delle persone si è spostato negli ultimi anni dal mercato del lavoro a quello dell’alloggio. Il malcontento è particolarmente forte nella Svizzera francese, una regione tradizionalmente aperta nei confronti dell’Europa.

È uno degli argomenti principali dell’Unione democratica di centro (UDC, destra nazional-conservatrice) nella campagna che conduce, da sola contro tutti o quasi, in favore della sua iniziativa anti-immigrazione che sarà sottoposta al popolo tra meno di un mese: l’afflusso di stranieri di questi ultimi anni, dovuto soprattutto all’entrata in vigore dell’accordo sulla libera circolazione delle persone con l’UE, ha causato un aumento marcato del prezzo degli alloggi e degli affitti nelle zone a forte densità demografica.

«Nel 2013, circa 85’000 persone supplementari [saldo migratorio] sono arrivate in Svizzera, ciò che corrisponde alla popolazione della città di Lucerna. Per far fronte alla domanda, bisognerebbe costruire tra 30’000 e 35’000 alloggi all’anno. La pressione è smisurata», sottolinea Guy Parmelin, deputato dell’UDC nel parlamento svizzero.

Allontanati da immigrati con un forte potere d’acquisto, numerosi autoctoni sono stati obbligati a traslocare in regioni periferiche per trovare abitazioni a un prezzo abbordabile. Ciò causa ingorghi sempre più frequenti sulle strade e treni sovraffollati alle ore di punta, afferma Parmelin.

Questo malumore è condiviso anche da una parte crescente della sinistra, che esige un rafforzamento delle misure di protezione a favore degli inquilini o la creazione di zone per abitazioni a prezzo moderato. «La libera circolazione esacerba una crisi dell’alloggio preesistente, che tocca soprattutto i principali poli di sviluppo economico, ossia la regione di Zurigo e l’arco lemanico», osserva Carlo Sommaruga, deputato socialista e segretario generale della sezione romanda dell’Associazione svizzera degli inquilini (ASI).

Forte aumento in Svizzera romanda

L’anno scorso il ministro dell’economia Johann Schneider-Ammann ha suscitato una certa controversia, affermando che sono soprattutto le esigenze sempre più elevate degli svizzeri in materia di spazio abitabile ad essere responsabili di questa situazione. Una situazione che – aveva relativizzato il consigliere federale – rimane comunque «molto buona per la maggior parte delle persone». Ciò non toglie che il governo svizzero ammette esplicitamente che vi sia un legame tra la tensione sul mercato dell’alloggio e la libera circolazione delle persone.

L’Ufficio federale delle abitazioni (UFAB), che fa parte del dipartimento diretto proprio da Johann Schneider-Ammann, ha calcolato che il prezzo delle abitazioni di proprietà è aumentato del 32% tra il 2005 e il 2012 per l’insieme della Svizzera. La progressione, particolarmente accentuata in Svizzera occidentale (+51,9%), è da imputare principalmente agli immigrati, constata l’UFAB in un rapporto. «In Svizzera francese (…), l’immigrazione rappresenta una causa importante di questa evoluzione. Durante questo periodo il numero di nuclei famigliari stranieri è aumentato del 24%, una percentuale di gran lunga superiore a quella dei nuclei famigliari svizzeri (2,4%)».

Anche se negli ultimi mesi la frenesia immobiliare si è un po’ smorzata, la situazione sul mercato continua a rimanere tesa, osserva Carlo Sommaruga. «A Ginevra, quando un appartamento viene riaffittato le pigioni in media vengono aumentate del 20%. I casi spettacolari, come ad esempio quello di un appartamento di 4 locali passato improvvisamente da 1’500 a 5’000 franchi, di cui 3’000 a carico della multinazionale del collaboratore straniero, sono tuttavia meno frequenti».

Mercoledì 15 febbraio, a poco più di tre settimane dalla votazione, il Consiglio federale e i cantoni hanno annunciato la loro volontà di introdurre l’obbligo per i locatori di indicare l’affitto pagato dall’inquilino precedente. La misura dovrebbe permettere di frenare l’evoluzione dei prezzi

L’apprendistato della mobilità

Anche se ha negato ogni legame con la scadenza del 9 febbraio, il governo ha voluto dimostrare di prendere in considerazione le preoccupazioni della popolazione. Il malessere ê infatti palbabile. Secondo un sondaggio realizzato in marzo dalla Camera immobiliare del canton Vaud e dall’Unione svizzera dei professionisti dell’immobiliare, la penuria di alloggi rappresenta una preoccupazione prioritaria per l’88% dei vodesi. Una situazione che viene imputata essenzialmente alla crescita demografica (75%) e alla libera circolazione delle persone con l’UE (59%).

Queste inquietudini spingeranno certe fasce della popolazione tradizionalmente favorevoli a un’apertura nei confronti dell’UE ad accettare un’iniziativa isolazionista come quella dell’UDC? Xavier Comtesse, direttore romando del laboratorio di idee liberale Avenir Suisse, ne dubita: «Certo, non si possono ignorare queste frustrazioni. Quando però vanno in vacanza in Spagna o in Italia, gli svizzeri si rendono conto che negli ultimi 15 anni sono stati privilegiati. Perché dovrebbero dar prova di autolesionismo?»

Xavier Comtesse ritiene che i suoi compatrioti abbiano a volte tendenza a sopravvalutare i problemi causati dalla crescita economica. «A tutti piacerebbe abitare in una casa di 7 locali a buon mercato di fianco al luogo di lavoro. Dobbiamo ancora fare l’apprendistato della mobilità: ci vuole poco più di un’ora per recarsi in treno da Neuchâtel a Ginevra [125 km]; molti parigini impiegano di più per andare in ufficio. C’è di che relativizzare!».

«Considerata la sua superficie utilizzabile, la Svizzera registra già oggi la più forte densità demografica d’Europa», scrive l’UDC tra gli argomenti a sostegno della sua iniziativa «contro l’immigrazione di massa».

Questa visione di una Svizzera sovrappopolata è ricusata con vigore da Philippe Wanner, professore di demografia all’Università di Ginevra. «Se si considera la densità, la Svizzera non è di certo il paese più popolato d’Europa. Inoltre è ingannevole paragonare solo la superficie utilizzabile, poiché le legislazioni variano molto da un paese all’altro. La Svizzera, ad esempio, definisce in modo molto rigoroso le zone edificabili».

Il dibattito comunque non finirà il 9 febbraio, poiché in novembre i cittadini svizzeri dovranno pronunciarsi sull’iniziativa «Stop alla sovrappopolazione», promossa dall’associazione ecologia e popolazione (Ecopop). Il testo vuole limitare la crescita della popolazione residente causata dall’immigrazione allo 0,2% annuo per preservare l’ambiente e le risorse naturali.

Un’immigrazione anticipata male

Per il demografo ginevrino Philippe Wanner, non bisogna puntare il dito contro gli stranieri, bensì contro la mancanza di reattività e di anticipazione delle autorità. «Le politiche in materia di sviluppo delle infrastrutture sono in ritardo. È a questo livello che si dovrebbe agire. Con l’invecchiamento della popolazione, l’immigrazione sarà più che mai indispensabile per far funzionare l’economia e mantenere la coesione sociale in Svizzera».

Philippe Wanner ammette tuttavia che i demografi non avevano previsto questo boom dell’immigrazione: dal 2002, la Svizzera conta circa 700’000 stranieri in più sul suo territorio, il 60% dei quali provenienti dall’UE, per una popolazione complessiva che nel 2012 ha superato 8 milioni di abitanti. «Negli anni ’90, contraddistinti da una congiuntura debole, prevedevamo un saldo migratorio pari a zero tra il 2005 e il 2011. Nello stesso tempo, l’evoluzione della società – aumento delle distanze percorse tra il domicilio e il luogo di lavoro, del numero di divorzi e dei nuclei famigliari, ecc. – è stata anticipata male. Il problema è che queste stime hanno condizionato le politiche in materia di strade e altre infrastrutture. Se a tutto ciò aggiungiamo la lentezza del sistema federale, con competenze ripartite tra diversi livelli, si può facilmente capire il ritardo accumulatosi negli anni».

L’iniziativa non risolverà nulla

Guy Parmelin lo ammette: l’iniziativa dell’UDC, che chiede segnatamente la reintroduzione di contingenti e la rinegoziazione dell’accordo di libera circolazione con l’UE, non fornisce una risposta immediata alle spinose questioni dell’alloggio e delle infrastrutture di trasporto.

Carlo Sommaruga ritiene anzi che non farà che aggravare le cose: «La domanda di manodopera straniera non è fissata da direttive amministrative, ma dai bisogni dell’economia. Negli anni ’70 e ’80, quando esisteva il sistema dei contingenti, decine di migliaia di lavoratori clandestini erano sfruttati da locatori poco scrupolosi. Questa situazione si ripeterà in caso di sì all’iniziativa UDC».

Dal canto suo, il deputato liberale radicale Olivier Feller critica la «posizione paradossale» della destra conservatrice: «È vero, la necessità di accompagnare la crescita economica non è stata presa abbastanza in considerazione in questi ultimi anni. Bisogna però anche sottolineare che l’UDC è il solo partito che non sostiene il nuovo fondo per le infrastrutture ferroviarie [ndr: dotato di 6,4 miliardi di franchi e che servirà appunto a sviluppare le capacità della rete]». A Ginevra, i cittadini si pronunceranno lo stesso giorno anche su una legge cantonale il cui obiettivo è di aumentare la densità degli insediamenti. Anche in questo caso, l’UDC si trova nel campo di chi si oppone al progetto.

(traduzione di Daniele Mariani)

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