La rabbia dei contadini è giustificata?
Le proteste del mondo agricolo si espandono in Europa e hanno raggiunto anche la Svizzera, che però si distingue da altri Paesi - Approfondite e discutete il tema con “dialogo”.
Le proteste dei contadini prendono sempre più piede in Europa, dalla Germania alla Grecia e dalla Francia alla Romania. Manifestazioni, più limitate, si sono registrate anche in Svizzera, con trattori per le vie di Ginevra e un lungo corteo da Basilea al canton Argovia, passando per Soletta. Anche in Ticino ci sono stati i primi segni di protesta, con cartelli stradali rovesciati e “decorati” con degli stivali.
Le preoccupazioni sono simili attraverso le frontiere. Molti chiedono un prezzo più equo per i loro prodotti, un maggiore riconoscimento del loro lavoro e meno burocrazia.
Un sistema politico diverso
La protesta in Svizzera è però diversa, per portata e intensità. Le manifestazioni sono rimaste pacifiche, a differenza di altri Paesi, e anche il numero di partecipanti più contenuto. Una differenza legata principalmente al diverso sistema politico. “Qui c’è concordanza, democrazia diretta, federalismo, una tradizione di coinvolgimento delle parti sociali e di dialogo” sottolinea Peter Walthard, caporedattore della Bauernzeitung, alla SRF. In Germania c’è invece la sensazione di non essere ascoltati dai politici.
Differenze sul mercato
Anche il contesto del mercato è diverso: se in altri Paesi, come in Germania, c’è una forte pressione verso aziende agricole più grandi che producano a basso costo, in Svizzera delle imprese piccole, a conduzione familiare, hanno più possibilità di sopravvivenza, in particolare nell’agricoltura di montagna.
Ma pure in Svizzera non sono escluse azioni con blocchi stradali, come visto in altri Paesi, anche se il mondo agricolo non vuole intaccare la fiducia del pubblico, come ha sottolineato Martin Rufer, direttore dell’Unione svizzera dei contadini, ai microfoni di RTS.
Approfondite il tema, con articoli da tutta la Svizzera:
Che cos’è “dialogo”?
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