La Svizzera saluta la vittoria di Barack Obama
È con un misto di commozione e gioia che i sostenitori di Barack Obama in Svizzera hanno accolto mercoledì la vittoria del loro candidato. Dal canto suo, la stampa elvetica sottolinea invece il fossato che divide l'America e le sfide economiche e sociali alle quali dovrà far fronte il presidente.
A Ginevra, nella sala dell’Uptown caffé-teatro, i simpatizzanti democratici hanno atteso per tutta la notte l’esito del voto. E quando alle cinque del mattino l’Ohio si è colorato di blu sulle mappe interattive, hanno festeggiato con grida, abbracci e pianti. swissinfo.ch ha raccolto le loro testimonianze.
«Mi sento davvero sollevata, confusa e molto orgogliosa», ha spiegato Sarah Burkhalter, professoressa di storia dell’arte all’università di Ginevra. «Bisogna però essere realisti: il risultato rispecchia soltanto l’opinione di metà della popolazione. Il paese è estremamente diviso. Nei prossimi quattro anni Obama dovrà occuparsi soprattutto della stabilità economica e della riforma del sistema sanitario».
Anche per Will, originario del Maryland, la vittoria di Obama è stata un sollievo. «Ora deve prendere coscienza di chi sono i suoi avversari e riconoscere che i suoi sostenitori si aspettano azioni concrete, in campo educativo e sanitario, ma anche nella lotta contro il cambiamento climatico. La gente che ha votato per lui è piena di speranza. Vedremo come andrà a finire».
«Per noi americani all’estero è una liberazione», racconta dal canto suo Therese Betchov. «Abbiamo osservato con preoccupazione il testa a testa tra i due candidati e il divario ideologico in cui è sprofondato il paese. Questa non è soltanto una vittoria. È un trionfo. Un segnale importante per l’America».
Eleanor T.Khonje è convinta che i prossimi quattro anni porteranno cambiamenti importanti. Ma prima di pensare agli ostacoli ai quale Obama dovrà far fronte, vuole semplicemente approfittare di questo momento di gioia: «Sono felice. È il momento più bello della mia vita dal 2008».
Berna e Washington più vicine
Anche allo Starbucks di Berna, un centinaio di persone hanno seguito il voto in diretta. Tra loro c’era anche l’ambasciatore americano Donald Beyer. Ai microfoni di swissinfo.ch, il diplomatico ha auspicato un’intensificazione dei rapporti bilaterali e magari una visita di Obama in Svizzera. Tra le priorità diplomatiche figura la risoluzione del contenzioso fiscale, vera spina nel fianco nelle relazioni tra Svizzera e Berna. «Il prossimo test sarà l’accordo fiscale, ma tutto dipenderà dal voto al Congresso». I due paesi, sottolinea ancora l’ambasciatore, continueranno a collaborare anche nel campo della lotta al terrorismo, al riciclaggio e alla tratta di esseri umani.
Da parte svizzera, il Dipartimento federale degli affari esteri ha fatto sapere in una nota che Berna si «rallegra di poter proseguire la stretta collaborazione con gli Stati Uniti e spera di poter rafforzare ulteriormente i molti legami già esistenti».
Per quanto riguarda il dossier fiscale e quello bancario, «la situazione si è ormai chiarita», ha dichiarato alla radio romanda (RTS) il capo della diplomazia elvetica Didier Burkhalter. Il secondo mandato di Obama permetterà ai due paesi di avanzare «senza sistematicamente pensare al periodo elettorale». I due paesi «hanno molte possibilità d’intesa». «Bisognerà costruire rapidamente qualcosa di solido prima dell’arrivo della nuova equipe», ha aggiunto il ministro degli affari esteri, facendo riferimento alla partenza annunciata della segretaria di Stato americana Hillary Clinton, con la quale la Svizzera «aveva eccellenti contatti».
Soddisfazione dei partiti svizzeri
Ad eccezione dell’Unione democratica di centro (destra conservatrice), i partiti svizzeri di dicono soddisfatti della rielezione di Barack Obama alla Casa Bianca.
Il segretario del Partito socialista Jean-Yves Gentil si aspetta però che il presidente americano faccia di più dal punto di vista della sinistra versione europea, ad esempio rispettando la promessa di chiudere Guantanamo. Avrà bisogno di molto coraggio per affrontare il prossimo mandato.
Anche per il presidente del Partito popolare democratico, Christophe Darbellay, i prossimi quattro anni saranno «molto difficili e forse ancora più complicati dei quattro già trascorsi». Quanto ai rapporti tra Berna e Washington, la situazione resterà verosimilmente «tesa», con dossier difficili da risolvere in poco tempo.
Note più positive per il presidente del Partito liberale radicale, Philipp Müller, che non prevede un inasprimento delle posizioni, ma la possibilità di continuare il dialogo con gli stessi interlocutori.
La vicepresidente dei Verdi Adèle Thorens si è detta entusiasta del risultato del voto, anche se in ambito ecologico l’amministrazione Obama non ha portato a grandi rivoluzioni. Ma le speranze di un cambiamento sono comunque maggiori con Obama che con Romney, dichiara la Thorens.
Quanto all’UDC, il vicepresidente Oskar Freysinger è rimasto deluso, anche se la vittoria di Obama non l’ha certo sorpreso. «Romney ha compiuto un percorso onorevole. Meritava questo posto, si era dimostrato efficace» come imprenditore e manager. Secondo Freysinger, con un presidente repubblicano la pressione sulla Svizzera sarebbe diminuita. «Con Obama non ci sarà alcun cambiamento».
Un avversario troppo debole
Anche la reazione della stampa svizzera non si è fatta attendere mercoledì mattina. Il quotidiano romando Le Temps sottolinea come Barack Obama abbia sfidato tutte le statistiche, aggiudicandosi più dei 270 grandi elettori necessari per accedere alla Casa Bianca. «Finora nessun presidente era stato rieletto con un tasso di disoccupazione di oltre il 7,2 per cento dopo Franklin D.Roosvelt».
Obama deve la sua vittoria soprattutto al voto della minoranza ispanica e delle donne. Quest’ultime «hanno condannato la posizione estrema di alcuni esponenti repubblicani su temi come l’aborto e la contraccezione», scrive Le Temps.
La Neue Zürcher Zeitung ricorda invece il ruolo decisivo di Mitt Romney, un avversario decisamente troppo debole. In questo periodo di crisi, il candidato della finanza non era visto come «un uomo del popolo», scrive il foglio zurighese.
Anche per il Tages Anzeiger, i repubblicani sono i primi responsabili della loro sconfitta. «Nessuno, nemmeno i più grandi sostenitori, hanno saputo dire cosa avrebbe portato al mondo una presidenza alla Mitt Romney». Una congiunzione di fattori che presenta almeno un vantaggio per Barack Obama: «Le aspettative non saranno molto alte»
Un’America divisa
Per la stampa elvetica queste elezioni hanno messo in evidenza il profondo fossato che divide l’America di oggi.
«L’America concede più tempo a Barack Obama», titola la NZZ, ma la frattura politica all’interno del paese è enorme «Senza compromessi a Washington, gli Stati Uniti rischiano di essere confrontati con una pericolosa divisione politica sul proprio futuro».
Per il Tages Anzeiger, il risultato dell’elezione presidenziale è all’immagine del primo mandato di Barack Obama: «piuttosto opaco e misero». Il quotidiano zurighese sottolinea come il presidente uscente si sia accontentato di condurre la sua campagna senza grandi progetti, ma con un unico motto: “forward”, avanti. Come interpretare questo voto, si chiede il Tages Anzeiger: «Un mandato? Una conferma? Una semi sconfitta? C’è un po’ di tutto questo».
Il Tages Anzeiger sottolinea come Barack Obama abbia lasciato molti progetti a metà: la riforma della salute, il programma di rilancio economico e la revisione del sistema bancario. «Ciononostante questi progetti fanno ormai parte del patrimonio di Obama e sono meglio di niente».
Più radicale invece il commento della Basler Zeitung, affidato al caporedattore Markus Somm, vicino all’Unione democratica di centro (partito della destra conservatrice): «L’America ha scelto l’uomo sbagliato». «Dovremo ancora confrontarci con una politica statunitense trascinata, tiepida e inquieta. In questo modo l’Occidente non potrà riprendersi».
La conferma di Barack Obama non è una buona notizia, né per l’America, né per tutto l’Occidente, ribadisce la BaZ. Gli Stati Uniti continueranno a seguire il modello europeo. «Cosa resta di questa eccezione americana?», si chiede la BaZ. Una domanda che resta senza risposte. «Noi liberali classici staremo a vedere, con un crescente disagio e una grande paura».
Barack Hussein Obama è nato a Honolulu (Hawaii) il 4 agosto 1961, figlio di un kenyota e di una cittadina statunitense del Kansas. Nel 1963 i genitori si separano e successivamente divorziano; terminati gli studi universitari, il padre rientra in Kenya, dove muore in un incidente stradale nel 1982.
La madre si risposa con un cittadino indonesiano e nel 1967 si trasferisce in Indonesia: a Giacarta, Obama frequenta le scuole elementari. Nel 1971 ritorna negli Stati Uniti. Viene allevato principalmente dai nonni materni.
Nel 1983, Obama consegue la laurea in scienze politiche alla Columbia University di New York. In seguito si trasferisce a Chicago per sostenere programmi sociali.
Nel 1991 ottiene la laurea in giurisprudenza ad Harvard e un anno più tardi sposa Michelle Robinson. Dalla loro unione nascono due figlie. Tornato a Chicago, Obama si impegna nella difesa dei diritti civili e insegna diritto costituzionale all’università.
L’impegno politico di Obama comincia nel 1992, quando aiuta Bill Clinton nelle elezioni presidenziali. Nel 1996 è eletto senatore nell’Illinois e nel 2004 diventa senatore a Washington. Tre anni dopo, il 10 febbraio 2007, Obama annuncia ufficialmente la sua candidatura per le elezioni presidenziali del 2008. Dopo un lungo duello, riesce a battere l’ex first lady Hillary Clinton alle elezioni primarie del Partito Democratico.
Il 4 novembre 2008, Obama supera largamente il suo avversario John McCain, diventando così il 44esimo presidente statunitense, nonché il primo afroamericano alla Casa Bianca. Il 6 novembre 2012 viene riconfermato per un secondo mandato.
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