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Residenza per anziani con sbarre

Un guardia camina por el corredor de una prisión. En el corredor hay una silla de ruedas
Controllo delle celle nell'unità '60plus' della prigione di Lenzburg. Pascal Mora/Keystone

Sedie a rotelle, letti articolati, maniglie per docce e servizi igienici: l'infrastruttura dell'unità '60plus' nel carcere di alta sicurezza di Lenzburg (Canton Argovia) rivela la presenza di persone che languiscono dietro le sbarre.

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Una morte dignitosa anche per i detenuti

Questo contenuto è stato pubblicato al In Svizzera,il numero di detenuti anziani è in aumento, mentre gli istituti carcerari non dispongono delle infrastrutture necessarie per loro.

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“All’inizio abbiamo chiesto a diversi detenuti anziani se erano pronti a passare dalla ‘prigione normale’ alla ‘prigione speciale’. Alcuni hanno risposto che erano ancora troppo giovani per trasferirsi nella ‘casa di riposo’. Altri erano invece felici di poter disporre di condizioni carcerarie più adatte alla loro età”.

Marcel Ruf, direttore del carcere di Lenzburg, ed Erich Hotz, responsabile dell’unità ’60plus’, spiegano a swissinfo.ch il funzionamento del primo spazio carcerario creato in Svizzera per soddisfare le particolari esigenze dei detenuti anziani.

Aperta nel 2011, l’unità ‘60plus’ conta 12 posti, progettati inizialmente per persone con disturbi psichici. Non sono quindi completamente adatti per detenuti in età avanzata, indicano per iscritto Ruf e Hotz.

Marcel Ruf saliendo de lasminstalaciones de la prisión.
Marcel Ruf, direttore della prigione di Lenzburg. Alessandro Della Bella/Keystone

Trattamento umano della vecchiaia

Ancora oggi, l’unità ‘60 plus’ è vista come una sorta di laboratorio per lo sviluppo futuro di carceri concepite per detenuti anziani. “È un primo passo verso un trattamento umano della vecchiaia e della morte dei detenuti più anziani”, sottolinea Ueli Hostettler, direttore dello studio “Fine della vita in carcere – contesto giuridico, istituzioni e attoriCollegamento esterno”.

In questa sezione l’obbligo di lavorare non è più prioritario: mezza giornata per i detenuti in buone condizioni di salute, mentre sono esonerati coloro non ce la fanno più. Tutti ricevono però una “pensione di vecchiaia”.

Per garantire che tutti abbiano un programma quotidiano e contrastare le tendenze all’isolamento, l’unità offre ai detenuti corsi per aggiornare le loro conoscenze, acquisirne nuove o sviluppare la loro creatività.

Ma vi sono ancora delle lacune. Secondo Ruf e Hotz, manca in particolare un’unità sanitaria interna in grado di prendersi cura delle persone con problemi di salute, ma anche di quelle sane. Attualmente questi compiti vengono assunti da un servizio infermieristico esterno (Spitex), ma questo non è sufficiente.

“In entrambe le unita ci dovrebbero essere posti liberi. Così, un prigioniero malato potrebbe venir trasferito all’unità infermieristica e far ritorno all’unità per anziani quando si sente meglio”.

Sfide multiple

Le sfide di ’60plus” sono legate inoltre alla formazione di un personale specializzato e disposto a lavorare con detenuti con esigenze diverse. “Ad esempio, va pensato in che modo organizzare un lavoro sensato per questi detenuti”.

Tra gli altri aspetti che vanno ancora considerati, Ruf e Hotz evocano la fase finale della vita, le volontà testamentarie, le cure palliative, la demenza, i servizi di Exit o Dignitas. Questioni fondamentali che non sono ancora regolamentate all’interno delle carceri in Svizzera.

Traduzione di Armando Mombelli

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