Sabato, l’ostaggio svizzero in Libia ha assistito al processo per «attività economiche illegali». In seguito è potuto rientrare nell’ambasciata svizzera a Tripoli.
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Il processo era stato rinviato tre volte, poiché il 54enne Göldi, che con il compatriota Rachid Hamdani è ostaggio nel paese nordafricano dal luglio 2008, non si era presentato in aula.
La giustizia libica esigeva infatti la presenza dell’imputato che finora si era rifiutato di presenziare al processo, ritenendo mancassero le garanzie di poter rientrare nella missione elvetica una volta terminata l’udienza.
Domenica (31 gennaio 2010), anche l’altro ostaggio elvetico, Rachid Hamdani, dovrà presentarsi davanti ai giudici libici per rispondere a sua volta di «attività economiche illegali».
Questa settimana, i due svizzeri trattenuti a Tripoli si sono già presentati davanti al Tribunale della Corte d’appello per rispondere dell’accusa di «soggiorno illegale». Il 30 novembre dell’anno scorso, sono stati condannati in primo grado a 16 mesi di carcere e al pagamento di circa 1’600 franchi per violazione delle procedure relative ai visti.
Hamdani, responsabile di una piccola impresa svizzera, e Göldi, capo della filiale libica del gruppo elvetico-svedese ABB, sono bloccati in Libia dal 19 luglio del 2008, quattro giorni dopo l’arresto avvenuto a Ginevra di Hannibal Gheddafi.
Rilasciati dal carcere il 28 luglio 2008 con il divieto di lasciare il paese, da allora risiedono presso l’ambasciata svizzera.
swissinfo.ch e agenzie
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