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Netta sconfitta per l’UDC

Keystone

Solo poco più di un terzo dei votanti ha dato il proprio sostegno all'iniziativa UDC sulle naturalizzazioni. A differenza di altre occasioni, il partito non ha saputo mobilitare molti sostenitori al di fuori della cerchia dei suoi elettori. La sconfitta è resa ancora più bruciante dal chiaro no agli altri due temi in votazione.

In vista delle votazioni del 1° giugno, l’Unione democratica di centro (UDC) aveva concentrato i propri sforzi sull’iniziativa popolare «per naturalizzazioni democratiche», riesumando per l’occasione il manifesto che raffigura varie mani – quasi tutte di pelle scura – nell’atto di afferrare dei passaporti rossocrociati.

Nel 2004 il manifesto era stato al centro della campagna vittoriosa dell’UDC contro i due progetti di naturalizzazione facilitata per i giovani stranieri di seconda e terza generazione. Il partito evidentemente sperava di poter replicare quel successo e ha di nuovo condotto una campagna incentrata sul tema degli «abusi», della «criminalità degli stranieri» e delle «naturalizzazioni di massa».

Anche se gli ultimi sondaggi indicavano una chiara tendenza al no, alla vigilia del voto un risultato così netto non appariva per nulla scontato. In passato l’UDC ha dimostrato più volte di saper mobilitare un’area di votanti molto più ampia del suo elettorato su temi relativi alla politica degli stranieri.

Nel 2002 per esempio, l’iniziativa dell’UDC sull’asilo era stata respinta dal popolo di strettissima misura (50,1% di no contro 49,9% di sì). Pur vincendo raramente delle votazioni popolari, il partito ha potuto così influenzare fortemente il processo legislativo in questo ambito.

Questa volta la macchina propagandistica democentrista non è però riuscita a convincere quella fascia di elettori che, pur non votando UDC, simpatizza con la sua linea dura nei confronti degli stranieri e dei richiedenti l’asilo.

Ragioni di una sconfitta

L’iniziativa sollevava a dire il vero un problema che tocca solo pochi comuni della Svizzera tedesca. Nella maggior parte dei comuni elvetici infatti, le decisioni sulle naturalizzazioni non avvengono per scrutinio segreto. La decisione del Tribunale federale del 2003, che dichiara questa prassi anticostituzionale, non li riguarda direttamente.

L’UDC sembra non essere riuscita a trasformare agli occhi degli elettori una questione procedurale piuttosto astratta in una battaglia simbolica per una politica delle naturalizzazioni più restrittiva e per la difesa dei diritti popolari, diritti che secondo i democentristi sono stati messi in discussione dalla decisione del Tribunale federale.

Si può ritenere piuttosto che la maggioranza dei votanti abbia preferito non votare contro una decisione del Tribunale federale, riconoscendo così implicitamente la necessità di mantenere un equilibrio tra diritti popolari e stato di diritto.

Del resto, già gli analisti dell’istituto gfs.Berna, l’istituto che elabora i sondaggi prima delle votazioni per conto della SRG SSR idée suisse, avevano ipotizzato che l’iniziativa avrebbe avuto qualche possibilità di successo solo se durante la campagna si fossero verificati vicende di cronaca eclatanti, in cui fossero coinvolte persone naturalizzate. Non è stato il caso.

L’effetto Widmer-Schlumpf

L’incapacità di mobilitare simpatizzanti al di fuori della propria area elettorale va però messa con ogni probabilità in relazione con la campagna dell’UDC contro la ministra della giustizia Eveline Widmer-Schlumpf, rea agli occhi del partito di essere stata eletta in Consiglio federale con i voti del centro-sinistra.

Gli attacchi del partito contro Widmer-Schlumpf, che gode di un’ampia popolarità, appare aver danneggiato più il primo che la seconda. Invece di dedicare tutte le proprie energie alla campagna sull’iniziativa, il partito si è trovato a dover gestire un conflitto interno che sembra essergli costato simpatie anche nell’elettorato di destra.

Per ironia della sorte, proprio il giorno in cui il comitato centrale dell’UDC ha deciso l’espulsione della sezione grigionese (per non aver espulso Eveline Widmer-Schlumpf), il partito ha subito una tripla sconfitta alle urne. Oltre alla propria iniziativa, l’UDC sosteneva infatti anche l’articolo costituzionale sulla sanità e l’iniziativa contro la propaganda di governo.

Il triplo no appare una pesante ipoteca sulla strategia di opposizione adottata dall’UDC dopo la mancata rielezione di Christoph Blocher in governo. Per poter svolgere con efficacia il ruolo di opposizione in Svizzera, un partito deve essere in grado di vincere una votazione contro tutte le altre forze politiche.

Dopo questo fine settimana di votazioni, l’UDC appare ben lontano dal poterlo fare. Già in passato il partito ha tuttavia dimostrato più volte che la sua forza non va sottovalutata.

swissinfo, Andrea Tognina

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