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USA: il rischio di stallo rende amara la vittoria democratica

Democrats celebrate
Le reazioni del pubblico ai risultati delle votazioni durante un evento ospitato dai leader democratici al Congresso a Washington D. C. Keystone

Cosa significano per il Paese e per il mondo i risultati delle elezioni di medio termine negli Stati Uniti? Le reazioni della stampa svizzera suggeriscono che tutto dipende da ciò che il presidente Trump farà dopo: raddoppierà i suoi attacchi contro i democratici e qualsiasi altro avversario, o prenderà in considerazione la possibilità di cercare compromessi?

Nelle elezioni di medio termine negli Stati uniti, il Partito democratico è riuscito martedì a sottrarre al Partito repubblicano di Donald Trump la maggioranza alla Camera dei rappresentanti, vittoria che è segno di una rivolta suburbana che minaccia ciò che resta dell’agenda di governo del presidente. Ma i repubblicani hanno guadagnato terreno al Senato e conservato posti chiave nei governi dei singoli Stati, contrastando la prevista “onda blu” che non si è mai completamente materializzata.

“In entrambi i partiti c’è sollievo perché le loro peggiori paure non si sono realizzate,” scrive il quotidiano Tages Anzeiger. “Solo una cosa si può dire con certezza dopo queste elezioni di medio termine: il Partito repubblicano si è definitivamente affidato a Donald Trump. Grazie a lui vince dove è forte e crolla dove gli elettori lo rifiutano”.

Mentre gli elettori con istruzione superiore che vivono negli agglomerati urbani hanno respinto l’allarmismo del presidente a proposito dell'”invasione” da parte die migranti, gli elettori operai e l’America rurale hanno accolto a braccia aperte i suoi toni aggressivi.

“Il fatto che i repubblicani abbiano perso così tanti seggi nella Camera dei rappresentanti nonostante il boom economico è la punizione meritata per aver adottato al Congresso un politica fondata sulla sottomissione incondizionata al presidente”, scrive il Tages Anzeiger.

“Da quando [Trump] è entrato alla Casa Bianca, i legislatori repubblicani non hanno fatto nulla per frenare i suoi peggiori istinti e le sue aberrazioni. Sotto la loro guida, il Congresso ha in una certa misura trascurato la sua responsabilità di monitoraggio, trasformando il principio del ‘checks and balances’ in una farsa”.


Due opzioni

La nuova maggioranza democratica alla Camera porrà fine al dominio del Partito repubblicano a Washington, determinato dall’elezione di Trump due anni fa, in un contesto in cui nell’ambito della sanità, dell’immigrazione e della spesa pubblica ci sono importanti questioni aperte cui dare risposta.

Il quotidiano Neue Zürcher Zeitung avverte che la situazione minaccia di rafforzare il blocco del Congresso, come si è visto durante gli ultimi sei anni dell’amministrazione Obama, e osserva che Trump ha fondamentalmente due possibilità per affrontare questo problema.

“La prima consiste nel ritornare alle sue tanto decantate capacità di negoziatore e nel cercare di raggiungere compromessi con la Camera dei rappresentanti, mantenendo in funzione il processo legislativo”, afferma il quotidiano, aggiungendo che lo scenario è possibile, poiché i democratici hanno interesse a dimostrare agli elettori di saper essere costruttivi e di non limitarsi solo all’ostruzionismo.

“L’alternativa sarebbe che Trump si rivolga direttamente alla popolazione americana con la sua temuta retorica, per mettere in cattiva luce i democratici. Questo potrebbe mettere sotto pressione i deputati democratici che dipendono da elettori ondivaghi e portare alla rottura dell’unità del fronte democratico nella Camera dei rappresentanti”.

Per la politica degli Stati Uniti questo scenario sarebbe però poco auspicabile, afferma la NZZ con understatement. “L’attuale polarizzazione aumenterebbe ulteriormente, con tutte le conseguenze negative per le istituzioni americane”.

“Dolce vittoria”

Il quotidiano francofono Le Temps scrive dal canto suo che sebbene la vittoria dei democratici al Congresso appaia come un duro colpo per Trump, il partito non dovrebbe sopravvalutare l’impatto del voto.

“[I democratici] potranno certamente creare commissioni parlamentari d’inchiesta, soprattutto sulle interferenze russe nelle elezioni presidenziali del 2016 e sui sospetti di collusione con la squadra della campagna elettorale di Trump, e potranno influenzare l’agenda del presidente. Potrebbero anche decidere di avviare una procedura di impeachment. Ma le possibilità di successo rimangono scarse: per un impeachment dovrebbero ottenere il 60% dei voti al Senato, ancora in mano ai repubblicani. Il che è impossibile”, osserva il quotidiano.

“Oggi i democratici possono godersi una dolce vittoria, una piccola rivincita dopo la sconfitta del 2016. Soprattutto, sono riusciti a far eleggere donne, giovani e rappresentanti delle minoranze: ad esempio, due donne musulmane e due nativi americani sono entrati per la prima volta al Congresso. Una sorta di rinnovamento, un omaggio alla diversità dell’America, che non può che giovare in vista della corsa presidenziale del 2020. In effetti, questa corsa inizia oggi”.

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