Riflettori sui diritti umani ai “Giochi di Putin”
Mentre all’approssimarsi delle Olimpiadi invernali del 2014 nella località russa di Sochi crescono le preoccupazioni sui diritti umani e sulla sicurezza, gli atleti svizzeri si preparano a testare i loro limiti– e le ONG i limiti della libertà di parola.
«È incomprensibile che mentre i presidenti di vari paesi che difendono i diritti umani vi abbiano rinunciato, due ministri svizzeri, incluso il presidente, vadano a Sochi», dice Mehdi Künzli, rappresentante dell’organizzazione svizzera dei gay Pink Cross.
Il ministro degli esteri svizzero Didier Burkhalter, presidente di turno della Confederazione, a differenza del presidente degli Stati Uniti Barack Obama, del presidente francese François Hollande e del presidente tedesco Joachim Gauck sarà presente alla cerimonia di apertura il 7 febbraio.
Il ministro dello sport Ueli Maurer arriverà più tardi per sostenere i circa 150 atleti svizzeri presenti – nessuno dei quali è apertamente omosessuale, secondo Künzli*.
Sochi è stata scelta dal CIO nel 2007 per ospitare le Olimpiadi invernali. Una delle prime misure ostili agli omosessuali in Russia è stato il divieto, pronunciato nel 2011, di realizzare una «casa dell’orgoglio gay» nel quadro delle Olimpiadi.
La Russia ha suscitato critiche internazionali nel giugno del 2013, quando il presidente Vladimir Putin ha firmato una legge che vieta la discussione pubblica sulle relazioni omosessuali e sui diritti degli omosessuali. Tre mesi dopo il CIO ha affermato che la legge non viola la Carta olimpica.
Uno dei motivi principali dello scetticismo di molte organizzazioni che difendono i diritti delle minoranze è una legge, firmata dal presidente russo Vladimir Putin nel giugno del 2013, che vieta «la propaganda per relazioni sessuali non tradizionali». La misura impedisce anche la possibilità di fornire informazioni sull’omosessualità ai bambini e di organizzare delle manifestazioni di orgoglio gay.
«La Russia è una catastrofe per la comunità LGBT [lesbiche, gay, bisessuali e transgender] e per le ONG che lavorano nell’ambito dei diritti umani. Non possiamo capire come si possa andare lì e stringere la mano di Putin», dice Künzli.
«Apparentemente gli interessi politici sono più importanti dei diritti umani», aggiunge, anche se puntualizza che Pink Cross e le organizzazioni russe per i diritti degli omosessuali non chiedono agli atleti a boicottare i Giochi.
Da parte sua, Ueli Maurer ha affermato che boicottare le Olimpiadi «sarebbe vile» e si è detto convinto che gli eventi sportivi non andrebbero politicizzati.
Terrorismo
Tuttavia, attualmente gli omosessuali e il loro presunto influsso negativo sulla gioventù sono l’ultima delle preoccupazioni di Putin. Il 7 gennaio – dopo che due attentati hanno causato la morte di 34 persone a Volgograd, nella Russia meridionale – il presidente russo ha giurato di «annientare» tutti i terroristi.
Organizzando le Olimpiadi a Sochi, un’ex località balneare sovietica all’estremità occidentale delle catene montuose del Caucaso, all’interno di una striscia di territori che gruppi di insorti vorrebbero trasformare in uno stato islamico, Putin ha messo in gioco il suo prestigio. Uno dei leader islamici, Doku Umarov, ha lanciato un appello ai militanti a usare «la massima forza» per impedire lo svolgimento dell’evento sportivo.
Il Ministero svizzero degli esteri, nei suoi consigli di viaggio per la Russia, avverte che «nonostante le misure di sicurezza siano state rafforzate, non si può escludere il rischio di ulteriori atti terroristici».
Le Olimpiadi del 2014 – le prime in Russia dopo i Giochi estivi del 1980 a Mosca, oscurati dal boicottaggio statunitense – vorrebbero essere una vetrina della nuova Russia dopo il collasso dell’Unione sovietica nel 1991. Con un budget di 45 miliardi di franchi, saranno le Olimpiadi più care della storia.
Carta olimpica
Nonostante le polemiche e le discussioni, finora nessuna delegazione ha previsto di boicottare i Giochi di Sochi – la vicina Georgia ci ha pensato, ma nel dicembre del 2013 ha annunciato la sua partecipazione. Finora, secondo Martina Gasner, portavoce di Swiss Olympics, nessun atleta svizzero selezionato si è rifiutato di andare in Russia.
Gasner ricorda che il Comitato internazionale olimpico (CIO) ha fissato delle regole e delle condizioni per la partecipazione ai Giochi e che tutti gli atleti devono firmare e rispettare la Carta olimpica.
«La carta dice che i Giochi olimpici non devono essere usati per prese di posizione politiche. Per esempio a Pechino [che ha ospitato i Giochi estivi del 2008] gli atleti non hanno potuto mostrare bandiere o altri simboli in favore dell’indipendenza del Tibet», ricorda la portavoce del CIO.
«Se degli atleti dipingono le unghie con i colori dell’arcobaleno o sventolano bandiere analoghe [in sostegno dei diritti degli omosessuali] o altro ancora, probabilmente il CIO prenderà delle sanzioni contro di loro. Gli atleti lo sanno».
Gasner ricorda anche che Swiss Olympics ha raccomandato agli atleti prudenza nel commentare certe questioni politiche. «Ma non hanno una museruola. In Svizzera c’è libertà di parola e gli atleti possono parlare della Russia, se vogliono».
Nicolas Bideau, capo di Presenza Svizzera, afferma che la Casa svizzera a Sochi ha due scopi principali: offrire una casa propria agli atleti svizzeri e ai loro fan e promuovere la Svizzera «in tutta la sua diversità e con i suoi punti di forza economici, politici, turistici, culturali e scientifici».
Bideau ricorda inoltre che il presidente della Confederazione Didier Burkhalter parteciperà a un ricevimento durante i Giochi per ricordare il 200° anniversario delle relazioni diplomatiche tra Russia e Svizzera.
Già oggi, osserva il diplomatico, l’immagine della Svizzera fra i russi è ottima. «Per loro la Svizzera è sinonimo di prodotti di alta qualità (orologi, prodotti farmaceutici, banche, cioccolato), di un’eccellente qualità di vita e di una destinazione turistica molto rinomata». Bideau ritiene comunque che rimangano aspetti della realtà svizzera da promuovere, come l’innovazione e la protezione dell’ambiente.
Casa svizzera
Un luogo dove lo potranno fare è anche la Casa svizzera, uno dei quattro padiglioni nazionali nel parco olimpico sul litorale di Sochi e l’unico aperto al pubblico (gli spazi per le competizioni sono concentrati in due aree, una costiera e una montana).
Nicolas Bideau, capo di Presenza Svizzera, l’ente governativo responsabile dell’immagine della Svizzera all’estero, nega che la scarsa presenza di delegazioni ufficiali nel parco olimpico sulla costa sia dovuto al basso profilo tenuto da altri paesi in Russia.
«Le grandi nazioni alpine sono più orientate allo sport e hanno deciso di essere presenti nell’area montana», afferma Bideau. «Noi non ci focalizziamo solo sullo sport, ma anche sulla comunicazione – sulla promozione dell’immagine del nostro paese. Per questo abbiamo deciso di essere presenti nell’area costiera, perché sappiamo che la maggior parte dei russi sarà lì e non nelle montagne».
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Mosse sorprendenti
In ogni caso, all’approssimarsi dei Giochi l’eccitazione sportiva è accompagnata da un’accresciuta attenzione per i diritti umani e da ripetute rimostranze in Occidente e fra i liberali russi contro Putin, accusato di soffocare ogni forma di dissenso e di incoraggiare l’intolleranza.
«Rispetto alla libertà di espressione, la situazione in Russia si è nettamente deteriorata negli ultimi 12 mesi», afferma Reto Rufer di Amnesty International Svizzera. «Un segno evidente è l’introduzione di una serie di leggi repressive che permettono al governo di tacitare le critiche»
Ci sono tuttavia segnali che mostrano come Putin non sia del tutto sordo alle proteste internazionali. Nel tentativo di disinnescare le critiche sulle violazioni dei diritti umani e sulla legge anti-gay, la Russia è sembrata piegarsi alle pressioni dall’estero concedendo la creazione a Sochi di alcune aree aperte alle proteste pubbliche.
Il 4 gennaio Putin ha anche revocato un divieto completo delle manifestazioni a Sochi e nei dintorni durante i Giochi, una mossa salutata dal CIO come «parte del piano delle autorità russe di assicurare la libertà d’espressione durante i Giochi».
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I riflettori dei media
Alcuni osservatori ritengono che i grandi eventi sportivi obblighino i paesi organizzatori, posti sotto i riflettori della stampa internazionale, a migliorare la loro immagine. Per questo le sezioni russe di Greenpeace e WWF hanno entrambe accolto con favore l’attribuzione dei Giochi a Sochi.
«Vuol dire che la responsabilità per la sicurezza ecologica nello sviluppo di Sochi come località turistica montana non ricadrà solo sulle autorità russe, ma anche sul CIO», hanno fatto sapere le due ONG ambientaliste.
Secondo Reto Rufer di Amnesty International, è difficile dire se le Olimpiadi possano avere un effetto benefico sul rispetto dei diritti umani.
«Direi che a Pechino non ci sono stati grandi progressi, vedremo se in Russia ci saranno effetti più positivi», afferma Rufer. «Ma è anche possibile che dopo le Olimpiadi il regime prenda di mira tutti quelli che ai suoi occhi sono stati responsabili di una percezione negativa della Russia all’estero».
*Dopo la pubblicazione di questa intervista, swissinfo.ch ha appreso che la snowboardista Simona Meiler è apertamente omosessuale.
Le 22esime Olimpiadi invernali si terranno a Sochi, in Russia, tra il 7 e il 23 febbraio 2014. I Giochi paralimpici seguiranno dal 6 al 17 marzo.
Gli 11 campi di gara sono divisi in due aree: una sul Mar Nero, l’altra nelle montagne del Caucaso. Le gare indoor si svolgeranno a Sochi, quelle sulla neve nella località sciistica di Krasnaya Polyana.
Circa 5500 atleti di 88 paesi gareggeranno in 98 eventi e 15 discipline sportive invernali. Sei nazioni – Malta, Paraguay, Timor Leste, Togo, Tonga e Zimbabwe – faranno qui il loro esordio nelle Olimpiadi invernali.
Con un costo di circa 50 miliardi di dollari (45 milioni di franchi svizzeri) le Olimpiadi di Sochi saranno le più care della storia.
(traduzione dall’inglese e adattamento: Andrea Tognina)
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