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Quando la politica turca s’invita in Svizzera

In gennaio il capo della diplomazia turca Mevlüt Çavuşoğlu era a Ginevra, dove ha stretto la mano del suo omologo svizzero Didier Burkhalter. La sua visita ha Zurigo ha però un altro scopo. Keystone

Il ministro degli esteri turco è atteso in Svizzera domenica, ma non per una visita di Stato. Mevlüt Çavuşoğlu sta facendo una tournée di propaganda in vista del referendum costituzionale del 16 aprile, che potrebbe conferire poteri ancora maggiori al presidente Recep Tayyip Erdoğan. Se Zurigo teme scontri, la Confederazione rassicura e difende il principio della libertà d’espressione.  

Inizialmente il capo della diplomazia di Ankara avrebbe dovuto incontrare i consoli di Turchia in Svizzera e in Austria, così come dei membri della diaspora turca (forte di 150mila membri), all’hotel Hilton di Zurigo. Obiettivo: convincere la comunità turca a votare sì al referendum del 16 aprile.

Il timore di manifestazioni e scontri aveva però spinto le autorità zurighesi a chiedere al Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) di vietare la visita del ministro. Preoccupazioni non condivise da Berna. In una nota diffusa giovedì, il DFAE ha sottolineato che le minacce alla sicurezza non sono “talmente eccezionali da giustificare restrizioni alla libertà d’espressione”.

Mevlüt Çavuşoğlu potrà dunque incontrare la diaspora in Svizzera. Dove, però, non è dato a sapere. Giovedì mattina, infatti, la direzione dell’hotel Hilton ha annunciato di aver annullato l’evento, perché non si sentiva in grado di garantire la sicurezza degli ospiti, dei suoi dipendenti e dei partecipanti.

Da notare che negli ultimi giorni in Germania sono stati annullati diversi incontri pubblici con ministri turchi. E anche a Rotterdam, in Olanda, un’apparizione pubblica di Mevlüt Çavuşoğlu prevista mercoledì è stata cancellata.

Due domande a Vincent Chetail, professore di diritto internazionale pubblico al Graduate Institute di Ginevra

swissinfo.ch: Vedere un ministro di così alto rango recarsi all’estero per fare campagna in vista di una votazione è qualcosa di piuttosto inusuale. Cosa dice il diritto internazionale in questi casi?

Vincent Chetail: È un caso piuttosto raro, o perfino eccezionale. Il diritto internazionale non prevede regole specifiche per questo tipo di situazioni. Ogni Stato è sovrano e dunque libero di rifiutare la visita di un ministro straniero sul suo territorio. È chiaro che una simile decisione rischia di creare tensioni diplomatiche, ma è giuridicamente possibile.

swissinfo.ch: Lo scorso novembre, l’allora ministra italiana Maria Elena Boschi era venuta a Zurigo per difendere il referendum costituzionale voluto da Matteo Renzi. La sua visita non aveva sollevato polemiche. Perché il caso turco è diverso?

V.C.: Il contesto politico e la posta in gioco sono molto diversi. Questo referendum è una piccola rivoluzione costituzionale per la Turchia. Il paese è tradizionalmente caratterizzato da un regime parlamentare e storicamente figura tra le prime democrazie della regione. Con la riforma in votazione il 16 aprile passerebbe a un sistema presidenziale, con poteri più estesi conferiti al capo di Stato. La tensione è molto alta e il dibattito politico polarizzato. Tanto più che il risultato non è scontato per il governo turco, la cui politica si è inasprita in modo notevole dopo il fallito colpo di Stato. 

Traduzione dal francese, Stefania Summermatter

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