Calmy-Rey torna a mani vuote da Bruxelles
Niente soluzioni concrete fra Svizzera e Unione europea sul miliardo di franchi da devolvere per lo sviluppo dei paesi meno favoriti dell'Unione europea.
Calmy-Rey e Ferrer-Waldner parlano di «avvicinamento», ma il traguardo – un accordo sull’impiego dei fondi – non è stato raggiunto.
La ministra degli esteri svizzera, Micheline Calmy-Rey, si è recata martedì a Bruxelles per risolvere con l’omologa Benita Ferrero-Waldner un caso di peso: in margine agli accordi bilaterali con l’Unione europea, la Confederazione si è impegnata ha versare un contributo di un miliardo di franchi al fondo di coesione.
Se il montante per appianare le differenze economiche all’interno dell’Unione europea è chiaro da tempo (200 milioni per cinque anni), le modalità rimangono ancora aperte.
Ma l’incontro con la commissaria europea per le relazioni esterne non sembra aver portato la chiarezza sperata. Per il momento non è trapelato nulla sulla sostanza dell’accordo.
Formule diplomatiche
«Svizzera e Unione europea hanno avvicinato le loro posizioni sulla questione del contributo elvetico alla coesione economica e sociale dell’Ue», si è detto da parte europea a incontro finito.
«Sono state messe sul tavolo nuove idee creative», ma occorre ora trovare «una base giuridica», ha aggiunto la commissaria austriaca.
I venticinque chiedono da tempo la conclusione di un accordo vincolante sulla destinazione e l’impiego degli aiuti. Bruxelles intende inoltre includere fra i beneficiari anche la Spagna, il Portogallo e la Grecia e non solo i paesi dell’ex-blocco sovietico che sono entrati l’anno scorso nell’Unione.
Berna preferirebbe invece limitarsi ad una dichiarazione d’intenti con la Commissione di Bruxelles, trattando poi direttamente con i paesi beneficiari. Per la Svizzera questo contributo dovrebbe venir destinato unicamente ai 10 nuovi membri dell’UE.
La Svizzera caldeggia per un semplice «Memorandum of Understanding» e poi impiegare i soldi in progetti di sviluppo che ritiene importanti. Mentre a Bruxelles intende avere la competenza di decidere sulla destinazione del denaro da versare nel fondo di coesione comunitario.
Posizioni ferme
Riguardo alle posizioni di Berna, la consigliera federale ha detto che si tratta di «questioni di principio» e che è essenziale «difendere gli interessi svizzeri», a volte anche con toni «molto duri».
Allusione forse alle sue dichiarazioni senza mezzi termini – «Non siamo burattini» – fatte in una intervista pubblicata il 14 gennaio dal «Tages Anzeiger», in cui non aveva nascosto l’irritazione nei confronti della Commissione europea, suscitando a Bruxelles commenti non meno acidi.
Ulteriori incontri
Lunedì scorso a Lussemburgo, il presidente della Confederazione Samuel Schmid aveva già incontrato il primo ministro lussemburghese e presidente di turno dell’UE Jean-Claude Juncker. L’interlocutore si è dimostrato ben disposto verso le richieste elvetiche.
Juncker aveva detto di «credere alla Svizzera» e di ritenere che un semplice memorandum d’intesa dovrebbe fornire «una sicurezza sufficiente». Ma la Commissione, il governo europeo non ha per il momento fatto concessioni alla posizione iniziale.
Visto il nulla di fatto di martedì, fra qualche settimana gli esperti dell’Ue e quelli svizzeri si troveranno per valutare le proposte. Il memorandum d’intesa voluto da Berna figura fra le opzioni che saranno esaminate, ha aggiunto la Ferrero-Waldner. Dal canto suo, pur definendo l’incontro «piacevole e buono», la ministra degli esteri elvetica ha riconosciuto che «non c’è oggi una soluzione sul tavolo».
swissinfo e agenzie
Il finanziamento dell’aiuto – uno miliardo di franchi distribuito in cinque anni – non dovrebbe comportare oneri supplementari per il bilancio della Confederazione.
Il credito è già previsto nell’ambito della cooperazione con gli stati dell’Europa dell’est, e sarebbe soggetto al referendum facoltativo.
La consigliera federale ha inoltre annunciato di aver avuto i primi contatti con i nuovi membri a Budapest alla ricerca di progetti concreti da sostenere nel prossimo futuro.
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