Clima teso al vertice di Tunisi
In concomitanza con l'apertura del vertice Onu sulla società dell'informazione, il regime del presidente Ben Ali continua a limitare la libertà d'espressione.
La delegazione svizzera, che ha protestato contro questo modo d’agire, ha accolto positivamente l’accordo raggiunto durante la notte sul controllo di Internet.
Al loro arrivo a Tunisi, i più di 20’000 partecipanti al Vertice mondiale sulla società dell’informazione (WSIS) sono stati accolti da impiegati della dogana che davano loro il benvenuto e che sventolavano delle bandierine sulle quali si poteva leggere che la Tunisia è «una terra di tolleranza, solidarietà, apertura e dialogo».
Poco dopo sono stati convogliati su strade parzialmente chiuse agli abitanti della capitale e portati ai loro alberghi o al palazzo dei congressi situato ad una decina di chilometri da Tunisi.
Il vertice Onu costituisce una specie di enclave internazionale, separata dal resto della Tunisia e immersa in un ambiente che riassume bene l’immagine che di sé vuole dare un paese per il quale l’industria del turismo è molto importante.
Ostacolando il lavoro di un certo numero di giornalisti stranieri che si avventurano fuori dagli spazi destinati al vertice, le autorità tunisine non fanno che rafforzare quest’impressione di isola tagliata fuori dalla realtà del resto del paese.
I giornalisti in questione seguivano i tentativi di alcune organizzazioni non governative svizzere e internazionali intenzionate ad organizzare una conferenza al margine degli incontri ufficiali. La conferenza avrebbe dovuto affrontare il problema delle violazioni dei diritti umani in Tunisia.
Minacciato un ambasciatore
Risultato: almeno tre giornalisti europei, tra i quali lo svizzero Roman Berger, sono stati aggrediti lunedì dalle forze dell’ordine mentre assistevano al blocco delle entrate del Goethe Institut (che dipende dall’ambasciata tedesca) da parte della polizia tunisina.
Il centro culturale tedesco doveva accogliere una riunione delle ONG svizzere e internazionali. Nei locali del Goethe Institut si sarebbe dovuto organizzare il Vertice della società civile sulla società dell’informazione (questo il nome dato dalle ONG alla loro conferenza).
L’ambasciatore tedesco a Tunisi e il capo della delegazione tedesca, che cercavano di sbloccare la situazione, sono stati minacciati dai poliziotti tunisini. Le autorità hanno cercato di giustificarsi dicendo che la riunione delle ONG era illegale.
Di tutt’altro avviso Marc Furrer, capo operativo della delegazione svizzera: «Sono giurista», ha dichiarato a swissinfo. «E non ho lo stesso concetto di legalità delle autorità tunisine. Deploriamo quanto è successo e abbiamo protestato ufficialmente. Ma cosa possiamo fare di più?»
Siti internet censurati
Martedì, molte organizzazioni non goverantive hanno cancellato i loro interventi al WSIS in segno di solidarietà con la società civile tunisina.
Intanto, i giornalisti stranieri hanno dovuto confrontarsi con la censura. Dalle stanze d’albergo non è possibile accedere a tutti i siti internet e nemmeno spedire e-mail attraverso un server esterno. Da lunedì, il sito del Vertice della società civile sulla società dell’informazione è stato bloccato: ora in Tunisia è possibile accedervi solo dal centro stampa del WSIS.
Malgrado questi problemi, per Marc Furrer l’essenziale è che a Tunisi vada avanti il processo lanciato nel 2003 a Ginevra, durante la prima fase del vertice. Furrer ritiene che sia ancora possibile giungere a dei risultati positivi.
Salvare i progressi di Ginevra
Durante la notte, le delegazioni hanno intanto trovato un accordo su quattro temi, relativi ad Internet, che rimanevano finora oggetto di dispute.
I rappresentanti dei paesi riuniti a Tunisi hanno deciso in particolare di creare un forum per agevolare le discussioni sul controllo e la regolamentazione di Internet, rimasti finora prevalentemente in mani americane.
Questo forum non avrà un diritto decisionale, ma sia i governi che le istituzioni interessate potranno far valere i loro interessi sui punti più delicati e complessi che concernono la grande rete mondiale: tra questi il diritto di attribuzione e di controllo dei domini internet e la lotta gli spam, i messaggi non richiesti inviati in massa agli utenti.
L’accordo è stato accolto positivamente dalla delegazione elvetica, come ha indicato Marc Furrer.
swissinfo, Frédéric Burnand, Tunisi
(traduzione e adattamento, Doris Lucini)
A Tunisi, 16-18 novembre 2005, si tiene la seconda fase del Vertice mondiale sulla società dell’informazione che era partito a Ginevra nel dicembre 2003.
A Tunisi sono rappresentati più di 175 Stati.
Più di 20’000 partecipanti in rappresentanza di governi (una cinquantina i capi di Stato), organizzazioni internazionali, società civile e industria privata.
L’11 novembre, il giornalista francese Christophe Boltanski è picchiato e pugnalato da quattro sconosciuti nel quartiere delle ambasciate di Tunisi.
Il 14 novembre, tre giornalisti, tra i quali lo svizzero Roman Berger, vengono aggrediti dalla polizia davanti al Goethe Institut di Tunisi.
Il 15 novembre, una squadra dell’emittente francese TV5 lascia la Tunisia in seguito alle difficoltà riscontrate nell’effettuare le riprese.
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