Eutanasia: il dibattito si riaccende
La volontà del governo di non legiferare sull'eutanasia suscita reazioni piuttosto vivaci, spesso negative da parte dei partiti e della stampa.
Secondo il governo invece la corretta applicazione delle norme vigenti basta ad evitare gli abusi. Compreso il turismo della morte.
Il parlamento aveva invitato il governo a colmare il vuoto giuridico in materia di suicidio assistito, che negli ultimi anni ha causato in Svizzera il fenomeno del “turismo della morte”.
Stranieri che vengono in Svizzera per compiere il gesto finale grazie all’assistenza di alcune associazioni di aiuto al suicidio (Exit, Dignitas), le cui attività possono essere considerate, almeno in alcuni casi, perlomeno discutibili.
I cantoni sono esposti a questo turismo a causa della legislazione liberale vigente in Svizzera. Il Consiglio federale non ha definito finora quali misure debbano essere prese per lottare contro il fenomeno.
Reazioni dei partiti
Scaricare il problema sulle legislazioni cantonali “è semplicemente inaccettabile”, scrive il Partito liberale radicale (PLR) in un comunicato. Il PLR giudica “intollerabile” prestare così poca attenzione alla situazione delle persone in fin di vita.
Il partito di Fulvio Pelli presenterà un’iniziativa parlamentare su questo tema nella sessione estiva.
Anche il Partito popolare democratico (democristiani) non nasconde la sua delusione di fronte alla passività del governo. Il partito vuole misure concrete, in particolare per regolamentare i casi dei malati psichici che possono difficilmente esprimere la loro volontà.
Il Partito socialista è categorico: un quadro giuridico per l’assistenza al suicidio è indispensabile. Per la portavoce Claudine Godat, che deplora che “una volta ancora” il governo non abbia rispettato le ingiunzioni del parlamento, occorre un ampio dibattito sul turismo del suicidio.
L’unione democratica di centro (UDC-destra populista) è il solo partito a sostenere la posizione del governo, difesa dal suo ministro Christoph Blocher. I democratici di centro respingono per principio l’accompagnamento al suicidio e ritengono dunque fuori questione regolamentare o autorizzare certe forme di questo aiuto.
Cosa ne pensa la stampa
Opposte le reazioni dei due principali quotidiani romandi. Negativa quella di Le Temps, secondo cui il governo ultimamente mostra troppa passività.
“Tra il ‘turismo della morte’, che dà fastidio, e la sofferenza dei malati in fin di vita e dei loro amici e parenti, il parlamento aveva il diritto di aspettarsi che il governo mostrasse il coraggio di mettere fine all’indeterminatezza attuale”, scrive.
Per La Liberté invece è una buona cosa che lo stato non “inquadri” il suicidio assistito: “Che dovrebbero fare i funzionari selezionati ad hoc? Verificare l’igiene della stanza, la qualità del veleno, la fattura finale? Una follia!”
Il popolare giornale svizzerotedesco Blick spera dal canto suo che i cantoni, che restano responsabili dei controlli, perseguiranno gli abusi.
Exit anche all’ospedale
Secondo il diritto svizzero, l’assistenza al suicidio non è illegale, a condizione che non venga effettuata per motivi egoistici.
In Svizzera esistono così delle associazioni di aiuto al suicidio (Exit, Dignitas) che accompagnano dei pazienti incurabili che hanno deciso di mettere fine ai loro giorni.
A Losanna, per ora unico esempio in Svizzera, anche l’ospedale universitario permette ad Exit di aiutare i pazienti terminali.
swissinfo e agenzie
L’aiuto al suicidio e il turismo della morte sono sensibilmente aumentati in Svizzera negli ultimi anni.
Nel 2003, 272 persone hanno fatto ricorso all’aiuto al suicidio in Svizzera. Un terzo di loro proveniente dall’estero.
Una cifra che rappresenta il quinto totale dei suicidi recensiti lo stesso anno.
Nel 2003 l’organizzazione di aiuto al suicidio Dignitas ha assistito circa 90 persone provenienti dall’estero. Nel 2000 erano solo 3.
Nel 2005 Exit ha accompagnato 162 persone verso la morte. Erano solo una trentina agli inizi degli anni ’90.
La Svizzera è più liberale per quanto concerne l’eutanasia rispetto alla maggior parte dei paesi europei, ad eccezione dell’Olanda e del Belgio, che autorizzano, a certe condizioni, l’eutanasia attiva (il gesto viene compiuto da una persona terza).
In Svizzera l’eutanasia attiva diretta è assimilata all’omicidio, dunque punibile.
L’eutanasia attiva indiretta (amministrare delle forti dosi di morfina) non è punibile.
L’eutanasia passiva (sospendere la terapia) non è punibile.
L’aiuto al suicidio passivo (il paziente viene accompagnato, ma compie da solo il gesto finale) è autorizzato.
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