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Eveline Widmer-Schlumpf guarda lontano

Keystone

Garantire la sicurezza, rafforzare la piazza economica e consolidare la coesione sociale: sono le priorità della ministra di giustizia e polizia Eveline Widmer-Schlumpf per la legislatura 2008-2011.

L’Unione democratica di centro (UDC, destra nazional-conservatrice) non l’ha mai riconosciuta come sua rappresentante in governo. Dal giorno in cui ha accettato l’elezione, il 13 dicembre scorso, le fa una guerra senza tregua. Lei ha risposto lavorando senza sosta. Così, cento giorni dopo avere assunto la carica, venerdì la grigionese ha presentato il suo programma di attività quadriennale. Si tratta di un piano a favore di “uno Stato snello, efficiente e vicino ai cittadini”, ha sintetizzato.

Eveline Widmer-Schlumpf si è concentrata sulle questioni riguardanti prettamente il Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP). Ma qualche accenno alla sua posizione in relazione all’UDC era inevitabile. Tanto più che proprio lo stesso giorno scadeva l’ultimatum dettatole dell’UDC svizzera di ritirarsi dal partito e dal governo, al quale lei non si è piegata.

Una lezione di dignità e di civiltà

“Da oltre trent’anni faccio politica in seno all’UDC. Il pensiero borghese e liberale mi sta molto a cuore”, ha sottolineato, replicando indirettamente alle accuse dei dirigenti dell’UDC di avere complottato con socialisti e democristiani per scalzare il collega di partito Christoph Blocher dal governo e prendere il suo posto.

Un pensiero borghese e liberale che per la Widmer-Schlumpf si traduce nella difesa della “nostra libertà, della sicurezza, delle conquiste del nostro Stato di diritto, delle regole della democrazia e delle strutture del nostro federalismo”. La grigionese ha quindi spezzato una lancia in favore della tolleranza nei confronti di chi ha opinioni diverse, “indipendentemente dalla situazione politica”.

Gioia e solidarietà

Nei suoi primi cento giorni nell’esecutivo federale, la ministra non ha però sperimentato solo il dolore degli attacchi dell’UDC. Ha provato anche il “piacere delle numerose attestazioni di solidarietà” provenienti sia da privati cittadini sia dalla cerchia professionale. Un sostegno che le ha consentito di conoscere sia suoi compiti sia il suo Dipartimento, ha spiegato.

Eveline Widmer-Schlumpf non intende peraltro assumersi tutti i meriti del lavoro del DFGP: ha detto chiaramente che potrà raggiungere gli obiettivi fissati solo grazie all’aiuto dei suoi collaboratori. Per questo, ha spiegato, alla conferenza stampa si è presentata con tutto lo staff dirigenziale del dipartimento.

Lo spirito di cooperazione è alla base del suo lavoro, ha precisato, rammentando che i suoi “punti di forza sono la tenacia e la volontà”. A questi si aggiunge la capacità di ascolto per poi cercare delle soluzioni, che ha sempre dimostrato ai cittadini della sua regione e del suo cantone e che intende ora dimostrare a livello federale.

Un pugno di ferro in un guanto di velluto

Se sullo stile Eveline Widmer-Schlumpf è apparsa agli antipodi del suo predecessore, sui contenuti politici non si discosta molto dalla linea di Blocher, soprattutto riguardo alla politica di sicurezza.

Intenzionata a combattere la criminalità di stranieri e la violenza giovanile, ha annunciato il suo impegno per fare “applicare con determinazione e coerenza” le leggi vigenti. Lo stesso rigore è richiesto nelle procedure di naturalizzazione e nella concessione di permessi di dimora e di domicilio.

L’integrazione, a suo parere, è uno strumento fondamentale nella politica degli stranieri: non è però importante solo promuoverla, si deve anche esigerla, ha detto.

Nella politica d’asilo, ritiene necessario dimostrare umanità alle persone bisognose di protezione, ma essere severi contro gli abusi. Si darà da fare affinché le leggi in materia siano applicate rigorosamente in tutti i cantoni. Ma non solo: proporrà la revisione di alcune disposizioni per renderle più restrittive.

Per un’economia liberale

Sul fronte economico, contrariamente a Christoph Blocher, la grigionese è una sostenitrice del rinnovo dell’Accordo sulla libera circolazione delle persone con l’Unione europea e della sua estensione a Bulgaria e Romania. A suo avviso, ciò è indispensabile per rafforzare la piazza economica svizzera.

Una delle preoccupazioni dell’ex direttrice del Dipartimento delle finanze del canton Grigioni è il risanamento dei conti della Confederazione. Il principio alla base del suo operato è dunque che le uscite non devono mai superare le entrate.

Pur ritrovandosi in governo “orfana” di partito, Eveline Widmer-Schlumpf si dimostra determinata ad assolvere fino in fondo il mandato di ministra assegnatole dal parlamento. Alla luce del programma presentato dopo cento giorni alla testa del DFGP, la dura e costante pressione impostale dall’UDC non sembra averla minimamente distratta dai suoi compiti di donna di Stato.

swissinfo, Sonia Fenazzi, Berna

Il 12 dicembre 2007 il parlamento conferma solo 6 dei 7 membri del governo uscenti: al posto dell’UDC Christoph Blocher, la maggioranza elegge la collega di partito Eveline Widmer-Schlumpf, sebbene la grigionese non sia candidata.

Il 13 dicembre accetta il mandato, nonostante il parere contrario del proprio partito.

L’UDC dichiara di non sentirsi più rappresentata nell’esecutivo dai suoi due ministri e annuncia il passaggio all’opposizione.

Il primo gennaio 2008 Eveline Widmer-Schlumpf entra in carica.

Il 2 aprile, dopo la diffusione di un reportage della televisione svizzera tedesca SF1, la direzione dell’UDC svizzera intima alla ministra di dimettersi dal partito e dal governo entro l’11 aprile, accusandola di aver tramato assieme al Partito socialista per scalzare Blocher e prenderne il posto.

Widmer-Schlumpf non ubbidisce e la direzione della sezione cantonale si schiera compatta al suo fianco. L’assemblea dei delegati dell’UDC grigionese si pronuncerà il 23 aprile. L’UDC svizzera minaccia di espulsione l’intera sezione.

Il diktat dell’UDC a Eveline Widmer-Schlumpf provoca una valanga di azioni a sostegno della ministra. L’11 aprile, giorno della scadenza dell’ultimatum, circa 12mila persone accorrono sulla Piazza federale a Berna a una manifestazione indetta dall’organizzazione delle associazioni femminili svizzere Alliance F.

Una dozzina di oratori – in maggioranza donne – si succedono alla tribuna, dove alla fine giunge Eveline Widmer-Schlumpf. Scrosciano gli applausi e la folla acclama a lungo la grigionese. Visibilmente commossa, la ministra ringrazia tutti nelle quattro lingue nazionali. “Non siete venute solo per me, perché sono le nostre istituzioni democratiche a essere rimesse in questione”, dichiara, lanciando un appello al rispetto e alla tolleranza.

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