Giocare alla pace
Mentre si accentua la minaccia di una guerra in Iraq, in Svizzera arrivano delegati dal mondo intero per discutere come evitare conflitti futuri - attraverso lo sport.
La prima conferenza internazionale sullo sport e lo sviluppo aperta domenica a Macolin.
La conferenza, che si tiene sull’arco di tre giorni, è nata su iniziativa dall’ex consigliere federale e ministro dello sport Adolf Ogi, nella sua nuova veste di consulente speciale dell’ONU per lo sport al servizio dello sviluppo e della pace.
Già alla vigilia della conferenza Ogi si può dire soddisfatto di avere riunito un panel attrattivo di esponenti di spicco del mondo politico, dello sport e dello sviluppo.
Il presidente polacco Aleksander Kwasnievski, il presidente del Comitato olimpico internazionale Jacques Rogge e il direttore esecutivo dell’UNICEF Carol Bellamy sono invitati ad intervenire alla conferenza.
Vivo interesse
«La lista di coloro che partecipano alla conferenza evidenzia che esiste un interesse vero alla discussione e al programma. E che i partecipanti sono convinti che sia giunto il momento di agire», afferma Adolf Ogi.
«Certo sono lieto di vedere tante personalità importanti, diposte a dare un contributo affinché il messaggio si diffonda nel mondo.»
Uno sguardo alle organizzazioni presenti mostra che molte di esse stanno già producendo uno sforzo importante al fine di migliorare attraverso lo sport le condizioni sociali nel mondo intero.
Adolf Ogi non intende comunque sostituire o mettere in ombra gruppi come il Centro olimpico internazionale di tregua, il Gruppo di lavoro internazionale sulle donne e lo sport, il Consiglio internazionale per l’educazione fisica a la scienza sullo sport.
«Noi vogliamo fare in modo che queste organizzazioni si sentano sostenute dalle Nazioni Unite e incoraggiate a portare avanti il loro lavoro», ha precisato l’ex ministro svizzero.
«Ritengo che questa Conferenza possa contribuire a coordinare e collegare tutti questi gruppi fra di essi, ma non intendiamo assolutamente controllarli.»
Troppo tardi per l’Iraq
Può sembrare strano fare discorsi sulla possibilità di prevenire conflitti tramite lo sport, quando si fa sempre più tangibile la minaccia di una guerra in Iraq. Ma Ogi insiste sul fatto che quanto avviene attualmente a Baghdad ha direttamente poco a che fare con i temi di Macolin.
Anzitutto l’ex consigliere federale precisa che i delegati presenti a Macolin si occupano prevalentemente di “sport e sviluppo”, sebbene la prevenzione dei conflitti rappresenti uno dei temi in discussione.
Ogi riconosce pure che lo sport ha scarsi argomenti una volta che l’escalazione ha raggiunto livelli simili a quelli attuali in Iraq: «Per quanto riguarda l’Iraq è troppo tardi. Il mondo dello sport non può più intervenire. Su questo bisogna essere onesti», osserva Ogi.
«Ritengo che molti leader del mondo dello sport possano avere un’influenza analoga a quella degli uomini politici, dei leader dell’economia o dei capi spirituali. Ma rimane ancora molto da fare per arrivare un giorno a convincere il mondo di questo ruolo dello sport.»
«Ciò significa che, per il momento, possiamo fare molto poco per l’Iraq. Ma a medio termine penso che lo sport assurgerà sempre più al ruolo di terreno di prova per la politica. Forse sarà il caso per altre zone di conflitto, quali Irlanda del Nord, Israele o le due Coree.»
Esempi concreti
A Macolin, nel suo discorso di apertura, Ogi elencherà alcuni esempi degni di rilievo per quanto è già stato raggiunto finora.
Tra questi figurano il progetto della Federazione internazionale di calcio FIFA, che ha fornito all’Afghanistan teleschermi giganti per seguire i Mondiali, la scuderia di F1 Sauber, che promuove la campagna “Stop Aids” o un progetto visitato personalmente da Ogi nella ex Iugoslavia, volto a fare giocare alla pallacanestro.
«Il progetto “Pallacanestro senza frontiere” è stato organizzato insieme alla NBA, l’associazione dei professionisti statunitensi, coinvolgendo giovani di gruppi etnici diversi che normalmente non comunicavano fra di essi», spiega Ogi.
All’inizio questi giovani non si scambiavano nemmeno una parola. Poi hanno iniziato ad allenarsi insieme, a mangiare insieme e infine ad andare a lezione insieme.
«Dopo quel giorno hanno smesso di chiedere chi venisse dal Kosovo, dalla Serbia, dalla Bosnia o dalla Macedonia. Al quarto giorno sono arrivati i giornalisti: non hanno creduto ai loro occhi, tanto era stato raggiunto in così breve tempo», ricorda Ogi.
Anche la conferenza di Macolin, con il suo denso programma di dibattiti e gruppi di lavoro, è intenzionata a raggiungere risultati tangibili in breve tempo.
In particolare Ogi auspica che i partecipanti si trovino d’accordo sulla stesura di due documenti: una Dichiarazione di Macolin sullo sport e lo sviluppo, nonché una lista di raccomandazioni, che Ogi intende presentare ai primi di aprile al segretario generale dell’ONU Kofi Annan.
Swissinfo, Mark Ledsom (Traduzione: Rolando Stocker)
Si tiene dal 16 al 18 febbraio a Macolin la prima conferenza internazionale sullo sport e lo sviluppo.
L’iniziativa viene da Adolf Ogi nella sua veste di consulente speciale delle Nazioni Unite per lo sport al servizio dello sviluppo e della pace.
La conferenza intende stilare una “Dichiarazione di Macolin” e un elenco di raccomandazioni da sottoporre al segretario generale dell’ONU Kofi Annan.
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