Prospettive svizzere in 10 lingue

Il dono d’organi resta un tabù

Nel 2001 sono decedute 32 persone in attesa di trapianti a causa dell'insufficienza di donazioni di organi Keystone

Nonostante numerose campagne d'informazione, gli organi donati in Svizzera sono sempre insufficienti. La "Giornata nazionale" di sabato vuole scuotere l'opinione pubblica.

Gli stand informativi saranno distribuiti nelle strade e sulle piazze di diverse città svizzere. Argomenti spesso semplicemente da evitare diventano protagonisti per un giorno: malattia e morte. L’eventualità che ognuno di noi possa, prima o poi, necessitare di un trapianto di organi. Oppure il fatto che, viceversa, ognuno possa essere un donatore.

Lunghe attese

Nel 2001, in Svizzera sono stati trapiantati 424 organi. Nello stesso periodo, 1’030 persone si sono trovate sulle liste di attesa per analoghe operazioni.

L’indisponibilità di organi non è soltanto all’origine di costi, di insicurezza e di paura. Infatti, sempre più persone in attesa di trapianti muoiono. Nel 2001 sono state 32. Nei primi mesi dell’anno in corso già 22.

Spagnoli campioni

Stando ai risultati di un recente sondaggio realizzato dal giornale Coop, il 43% degli svizzeri si dice pronto a donare i propri organi ad altre persone. Il 19% del campione di 606 individui non lo farebbe invece in nessun caso.

Nonostante queste incoraggianti percentuali, in Svizzera soltanto 13 persone su 1 milione sono effettivamente dei donatori. A livello europeo, la Confederazione si situa tra i fanalini di coda in compagnia di Germania e Olanda. La Spagna guida questa speciale graduatoria con 32 donatori per milione d’abitanti.

Francia e Italia si situano invece a quota 17. In Italia, negli ultimi anni la situazione è molto migliorata grazie all’applicazione di modelli organizzativi simili a quelli spagnoli: migliore informazione, migliore sensibilizzazione, miglior sostegno ai famigliari.

Informare ancor di più

In Svizzera, la distribuzione degli organi e delle relative informazioni sono gestite dell’associazione SwissTransplant. Secondo Philippe Morel, del comitato medico di SwissTransplant, soltanto il 15% della popolazione si è già confrontata seriamente con la questione.

Il dato sorprende, visto che negli ultimi anni, il tema è stato ampiamente dibattuto, anche a livello politico. Nel 1999 i cittadini avevano accettato una norma costituzionale sui trapianti medici. Nel 2001 è stata posta in consultazione la nuova legge.

Al momento non esistono ancora disposizioni comuni per il dono d’organi. In alcuni cantoni, gli organi possono essere prelevati soltanto previo esplicito accordo dell’interessato o, in caso di decesso, dei suoi famigliari. In altri cantoni è esattamente l’inverso: il prelievo è sempre possibile, tranne che di fronte ad un rifiuto altrettanto esplicito.

Basterà la nuova legge?

Presto il tema sarà oggetto di lavori in Parlamento, dove, secondo le previsioni, le camere dovrebbero accettare la nuova legge. Secondo la consigliera federale Ruth Dreifuss, la nuova norma permetterebbe di incrementare la chiarezza del quadro giuridico e la trasparenza del settore.

Difficile però valutare se questi miglioramenti saranno sufficienti per stimolare maggiormente i cittadini a donare organi.

Agire negli ospedali

Per SwissTransplant, è necessario che più gente si confronti seriamente con il problema. Va sfruttato inoltre lo spazio di manovra tuttora esistente negli ospedali. “Il personale di cura e gli stessi medici dovrebbero essere meglio informati sull’importanza del dono di organi”, chiede l’associazione.

Ma ciò non basta ancora. Non si possono tralasciare gli aspetti psicologici. Di fronte a situazioni difficile – pensiamo ad un grave incidente – il personale medico dovrebbe essere in grado di trovare le giuste parole per parlare di prelievo di organi ai parenti di una vittima. Anche una questione di formazione adeguata, dunque.

Un documento per il dono?

L’ideale? Che ognuno riflettesse tranquillamente sulle condizioni nelle quali sarebbe disposto a donare organi e lo scrivesse in un apposito documento. Un certificato di questo genere esiste già ed è facilmente ottenibile, sia durante azioni informative come quella di sabato che direttamente presso SwissTransplant.

Fino ad oggi questo documento ha tuttavia avuto una scarsa diffusione. Il problema sta forse nel fatto che per decidere di compilarlo è fondamentale confrontarsi con la fugacità della vita umana. Avere il coraggio di farlo non è sempre facile, soprattutto in una società nella quale la malattia e la morte continuano ad essere soggetti tabù.

swissinfo

I più letti
Quinta Svizzera

I più discussi

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR