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Il governo apre la battaglia sulle naturalizzazioni

Il ministro della giustizia Eveline Widmer-Schlumpf dice no all'iniziativa popolare "Per naturalizzazioni democratiche". Keystone

È toccato a Eveline Widmer-Schlumpf scendere in campo per spiegare la posizione del governo, contraria all'iniziativa del suo partito, l'Unione democratica di centro (UDC).

È la prima volta che la ministra di giustizia e polizia affronta una votazione federale, oltre tutto su un progetto sostenuto dal suo partito. Questa situazione non intacca comunque la sua determinazione. Interrogata dalla stampa, la ministra che l’UDC minaccia d’esclusione, ha ribadito di non vedere alcun motivo per separarsi da questo dossier.

Come il governo, Eveline Widmer-Schlumpf ritiene che vi siano numerosi argomenti per dire «no» all’iniziativa popolare «Per naturalizzazioni democratiche», in votazione il primo giugno. Essa ha in particolare insistito sul fatto che l’iniziativa non migliora la situazione.

Il testo non fornisce alcuna garanzia che il candidato alla naturalizzazione adempia le condizioni poste per l’ottenimento del passaporto rossocrociato, in particolare la sua buona integrazione in Svizzera.

Un aspetto, secondo Widmer-Schlumpf, che è e deve restare determinante. «Colui che difende valori di un’altra cultura, che sono in contraddizione con il nostro ordinamento giuridico (per esempio il matrimonio forzato o la lapidazione delle donne adultere), non deve essere naturalizzato».

Aumento normale delle naturalizzazioni

La ministra di giustizia e polizia ha anche cercato di smontare le argomentazioni dell’UDC, secondo cui rischiamo «naturalizzazioni di massa». Con il regime attuale – ha spiegato la ministra – le domande di naturalizzazione sono esaminate «con la massima attenzione». L’iniziativa suscita una sfiducia ingiustificata nei confronti di organi competenti, ha aggiunto il direttore dell’Ufficio federale della migrazione (UFM) Eduard Gnesa.

Quest’ultimo ha poi citato i quattro fattori che spiegano l’aumento delle naturalizzazioni registrato negli ultimi anni: l’aumento del 35% della popolazione straniera dal 1991, l’introduzione, da parte di taluni cantoni, della naturalizzazione agevolata per i giovani stranieri, il riconoscimento della Svizzera della doppia cittadinanza e l’abbandono del sistema di tasse per la naturalizzazione in funzione del reddito. In precedenza tali tasse erano a volte esorbitanti.

Procedure oggettive

Eveline Widmer-Schlumpf ha inoltre sottolineato la necessità di disporre di procedure caratterizzate dall’obiettività, e non dal libero arbitrio e dalla discriminazione, come rischiano d’essere le naturalizzazioni sottoposte al verdetto popolare. È del resto proprio per questo motivo che il Tribunale federale (TF) le ha dichiarate nel 2003 fuorilegge.

«Contrariamente a quanto continuano a sostenere in molti – ha sottolineato Widmer-Schlumpf – le sentenze del TF non istituiscono affatto un diritto giuridico alla naturalizzazione, ma puntualizzano semplicemente quanto sancito dalla Costituzione, ossia il diritto a una procedura equa e corretta».

Rompicapo giuridico

L’iniziativa mina sia i principi fondamentali riconosciuti dal diritto svizzero, sia da quello internazionale. La nozione di «decisione definitiva» è particolarmente problematica e lascia presagire, in caso d’accettazione del progetto dell’UDC, un rompicapo giuridico. Si tratta di sapere se si potrà sempre ricorrere contro un rifiuto ritenuto arbitrario o discriminatorio, ha rilevato la ministra grigionese.

Un «sì» ha proseguito complicherebbe pure le cose per cantoni e comuni, dato che dovrebbero adattare le rispettive legislazioni e la loro pratica. Né va dimenticato che, conferendo ai comuni un’autonomia assoluta, l’iniziativa toglie ai cantoni una parte delle loro competenze, ha sottolineato Heidi Z’graggen, membro del governo cantonale urano. Prima del 2003, meno del 5% dei comuni – tutti svizzero-tedeschi – praticava le naturalizzazioni attraverso le urne.

Meglio il controprogetto

In queste condizioni, è meglio attenersi al controprogetto indiretto del parlamento. Esso prevede che le assemblee comunali possono continuare a decidere sulle naturalizzazioni. Le domande respinte devono tuttavia essere motivate prima del voto e non devono essere discriminatorie. Il controprogetto introduce dunque argini, onde garantire che le decisioni negative possano essere motivate e, se necessario, contestate.

Questa revisione della legge potrà entrare in vigore soltanto se l’iniziativa dell’UDC sarà respinta e se la modifica legislativa non sarà combattuta da referendum.

Infine, Eveline Widmer-Schlumpf si è anche pronunciata contro alla naturalizzazione «in prova», sostenuta dall’UDC. Quest’idea «non costituisce un’aletrnativa». La ministra ha citato il rischio, in questo modo, di creare apolidi. Ha pure ricordato che la nazionalità può già essere ritirata se è stata ottenuta sulla base di false informazioni. Inoltre si prevede di aumentare da 5 a 8 anni il termine d’annullamento.

swissinfo e agenzie

In Svizzera la cittadinanza viene conferita dai Comuni: la Costituzione federale stipula che chi possiede una cittadinanza comunale e quella di un Cantone diventa automaticamente cittadino elvetico. La Confederazione emana prescrizioni minime sulla naturalizzazione degli stranieri.

Chi non è svizzero di nascita e vuole diventarlo, deve dapprima domandare un’autorizzazione alla Confederazione. Una volta che ha ottenuto questo permesso, la procedura prosegue a livello cantonale e comunale. Qui le prassi differiscono molto. In certi comuni è il Consiglio comunale che decide, in altri l’Assemblea comunale.

In alcuni comuni della Svizzera tedesca in passato le naturalizzazioni venivano sottoposte a votazione popolare. Tali decisioni erano inappellabili. Con due sentenze, pubblicate il 9 luglio 2003, il Tribunale federale ha posto fine a questa prassi, stabilendo che è anticostituzionale.

Da allora non ci sono più state naturalizzazioni tramite le urne. I cantoni interessati hanno sospeso le procedure e adattato le disposizioni in materia. La competenza delle domande di naturalizzazione è stata affidata a una commissione eletta dal popolo.

Negli anni Ottanta, il numero degli stranieri che ogni anno acquisivano la cittadinanza elvetica era inferiore a 10’000. Tra 1991 e 1992, c’è stato un repentino aumento, da 5872 (il livello più basso registrato in 25 anni) a 10’203, legato alla decisione della Svizzera di autorizzare i naturalizzati a conservare la nazionalità d’origine (doppia nazionalità). Un picco è stato registrato nel 2006, con 47’607 naturalizzazioni. Nel 2007, le naturalizzazioni si sono stabilizzate a quota 45’000.

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