La Svizzera potrebbe costruire nuove centrali nucleari?
Il Governo svizzero vuole annullare il divieto di costruire nuove centrali nucleari approvato dall’elettorato. Mentre il nucleare sta vivendo una rinascita in alcuni Paesi desiderosi di sviluppare fonti energetiche a basse emissioni di carbonio per far fronte all'aumento della domanda di elettricità, il suo possibile rilancio continua a dividere la Svizzera.
È stato definito un voto storico: nel 2017 i cittadini e le cittadine svizzere hanno detto “sì” al graduale abbandono dell’energia nucleare. Il verdetto uscito dalle urne è stato il risultato di un lungo processo, iniziato dopo l’incidente di Fukushima, in Giappone, nel 2011.
Questa scelta è però ora rimessa in discussione. A sette anni di distanza dal voto, il Governo elvetico vorrebbe porre fine al divieto di costruire nuove centrali nucleari per mantenere aperte tutte le opzioni per il futuro mix energetico del Paese.
Perché riaprire la porta a nuove centrali nucleari?
C’è stato un “cambiamento di paradigma”, ha dichiarato il ministro dell’energia Albert Rösti il 28 agosto, citando la guerra in Ucraina e il suo impatto sulle importazioni di gas russo come un fattore chiave dietro questa svolta.
Il ministro ha sottolineato le preoccupazioni dell’Europa in materia di sicurezza energetica, soprattutto durante l’inverno, e ha evidenziato i problemi tecnici delle centrali nucleari francesi che riforniscono la Svizzera. La crescita demografica e il lento sviluppo delle energie rinnovabili, anche a causa dei molti ricorsi, complicano ulteriormente le cose.
“Dal 2017, anche la situazione del mercato dell’elettricità è cambiata radicalmente”, ha dichiarato Rösti. Inoltre, l’anno scorso la cittadinanza ha approvato una nuova legge sul clima che mira a portare il Paese verso la neutralità climatica entro il 2050.
“Abbiamo deciso di ridurre l’uso dei combustibili fossili portandolo a zero – ha proseguito il consigliere federale – il che richiede una maggiore produzione di energia elettrica”.
Tre centrali non bastano?
La Confederazione dispone di tre centrali nucleari (per complessivi quattro reattori) obsolete che coprono circa un terzo del fabbisogno energetico nazionale, mentre oltre la metà è coperta dall’energia idroelettrica.
Lo smantellamento della centrale di Mühleberg (Berna) è iniziato nel 2019. Le altre tre centrali saranno invece lasciate in funzione sino al termine del loro ciclo di vita, della durata di circa 60 anni.
Quando gli impianti saranno dismessi, il Governo teme che le energie rinnovabili non siano in grado di colmare il vuoto. Inizialmente erano state prese in considerazione le centrali a gas, ma questa opzione è ora “quasi impensabile” per raggiungere la neutralità climatica, ha detto Rösti.
Il ministro dell’energia ha comunque precisato che il dietrofront sul nucleare è solo “un’opzione di ripiego”.
A medio termine, l’energia idroelettrica, eolica e solare sono l’unica soluzione per aumentare la produzione di elettricità. Oggi non è però possibile dire se a lungo termine si potrà produrne sufficientemente con le rinnovabili. Nel breve o medio termine il nucleare non rappresenta un’opzione plausibile. Tuttavia, per farsi trovare pronti tra una quindicina d’anni “bisogna iniziare ora”, ha precisato Rösti.
Qual è la situazione attuale dell’energia nucleare nel mondo?
Le preoccupazioni per la sicurezza energetica e i cambiamenti climatici hanno riportato in auge il nucleare. Questa fonte rappresenta il 10% della produzione di energia elettrica a livello globale. Una proporzione che sale a quasi il 20% nelle economie avanzate.
Secondo l’Agenzia Internazionale dell’EnergiaCollegamento esterno (IEA), l’anno prossimo la produzione globale di energia nucleare raggiungerà il massimo storico. Si prevede che quest’anno l’aumento sarà dell’1,6% e l’anno prossimo del 3,5%.
In Europa l’atomo era in declino fino all’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Da allora ha suscitato un nuovo interesse, in quanto molti Stati dell’UE sono confrontati con il problema di garantire l’approvvigionamento energetico. Gli ambiziosi obiettivi climatici dell’UE hanno portato Stati come l’Italia e il Belgio a rivedere la loro precedente opposizione al nucleare.
La crescita nei prossimi anni è sostenuta da un aumento costante della produzione della rete nucleare francese, grazie al completamento dei lavori di manutenzione, dal riavvio dei reattori in Giappone e dall’entrata in funzione di nuovi reattori in vari mercati, tra cui Cina, India, Corea ed Europa. La maggior parte della crescita fino al 2026 dovrebbe essere concentrata in Cina e in India. Nel frattempo, l’influenza di Pechino e Mosca nel settore sta crescendo: i due Paesi forniscono la tecnologia per il 70% dei reattori in costruzione.
Al vertice delle Nazioni Unite sul clima COP28, tenutosi a Dubai l’anno scorso, oltre 20 Paesi, tra cui Stati Uniti, Regno Unito e Francia, hanno concordato di triplicare la capacità di produzione di energia nucleareCollegamento esterno entro il 2050, nell’ambito degli sforzi per raggiungere la neutralità climatica.
Nel marzo di quest’anno, in occasione di un vertice a Bruxelles numerosi leader mondiali si sono impegnati a sostenere l’energia nucleare. Il mese successivo, il Parlamento europeo ha ratificato una riforma del mercato dell’elettricità dell’UE, il cui obiettivo è di incrementare in particolare gli investimenti nelle energie a bassa emissione di carbonio, come l’energia nucleare.
Quali sono state le reazioni alla svolta del Governo svizzero?
Il dietrofront del Consiglio federale è stato immediatamente criticato dai gruppi ambientalisti e dai partiti di centro e di sinistra, che hanno sottolineato i costi elevati e i lunghi tempi di costruzione (15-25 anni) necessari per realizzare nuove centrali. Questo “irresponsabile passo indietro” – come alcuni lo hanno definito – rischia di bloccare lo sviluppo delle energie rinnovabili per raggiungere gli obiettivi climatici della Svizzera.
Le nuove centrali non sono redditizie, ha dichiarato il presidente del Centro Gerhard Pfister. È “assolutamente fuori questione” prelevare fondi dal bilancio per le energie rinnovabili per contribuire a finanziare nuove centrali nucleari con sussidi pubblici, ha precisato al quotidiano Tages-Anzeiger.
I partiti di centro-destra e di destra hanno invece accolto con favore la “decisione ragionevole”. Entro il 2050, la Svizzera ha bisogno di un approvvigionamento elettrico sicuro e rispettoso del clima per tutto l’anno. È il “giusto mix” a fare la differenza, ha dichiarato il parlamentare liberale radicale Christian Wasserfallen.
Anche un editoriale del quotidiano Le Temps ha espresso il proprio plauso: “Mentre molti Paesi hanno rilanciato i loro programmi nucleari civili, tra cui diverse democrazie occidentali, la Svizzera non deve correre il rischio di emarginarsi, anche se alla fine l’energia nucleare avrà solo un ruolo sussidiario e meno centrale di oggi”.
Con quale probabilità potrebbero sorgere nuove centrali in Svizzera?
I piani della Confederazione per nuove centrali nucleari rimangono comunque piuttosto vaghi. Il Consiglio federale non ha affrontato questioni fondamentali come la tecnologia, l’approvvigionamento di uranio, lo stoccaggio delle scorie e i costi, ha sottolineato la Radiotelevisione svizzera di lingua tedesca SRF.
Attualmente non sono previsti nuovi progetti, poiché le aziende energetiche devono affrontare ostacoli politici e finanziari, con potenziali ritardi di due o tre decenni.
Come passo successivo, il Governo presenterà una proposta di modifica della legislazione entro la fine del 2024, in modo che possa essere discussa in Parlamento l’anno prossimo. Se la proposta non cadrà nel vuoto, molto probabilmente l’elettorato dovrà di nuovo votare sul tema.
BKW e Axpo, due grandi fornitori di elettricità svizzeri, sono aperti alla tecnologia nucleare, ma avvertono che i nuovi impianti richiederebbero probabilmente finanziamenti o sussidi statali per essere redditizi. Entrambe le aziende spingono per un più rapido sviluppo delle energie rinnovabili.
Stephanie Eger, esperta di energia nucleare presso la Fondazione svizzera per l’energia, critica nei confronti dell’energia nucleare, ha dichiarato all’agenzia di stampa Reuters che, a causa delle modifiche legali, dei finanziamenti, dei permessi e della possibile opposizione pubblica, la costruzione di un nuovo impianto potrebbe richiedere almeno 35 anni. Nel frattempo, Andreas Pautz, responsabile del Centro per l’ingegneria e le scienze nucleari del Paul Scherrer Institut, prevede che, se la costruzione inizierà entro il 2040, le centrali nucleari potrebbero diventare operative a metà degli anni 2040.
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Articolo a cura di Balz Rigendinger/amva
Traduzione di Daniele Mariani
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