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La vertenza fiscale passa dai cantoni

I cantoni svizzeri oppongono la loro resistenza alla pressione esercitata dall'Europa swissinfo.ch

Senza un referendum che ponga termine all'indipendenza fiscale cantonale, l'ultimo attacco della Commissione europea al regime d'imposizione fiscale alle imprese vigente in Svizzera è destinato a fallire. Lo dicono i cantoni.

La Costituzione elvetica consente ai cantoni di decidere del proprio tasso d’imposizione fiscale. Essi ignorano così la rinnovata richiesta di Bruxelles di mettere fine a «ingiusti» privilegi.

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La Commissione europea ha accusato martedì la Svizzera di violare l’accordo di libero scambio del 1972, in quanto consente ai suoi cantoni di stabilire autonomamente il loro regime fiscale in materia di tassazione alle imprese, attirando così le società dall’estero.

In particolare, la Commissione sostiene che le imprese sono «cacciate di frodo», ciò che priva gli Stati membri dell’Unione europea (Ue) di importanti entrate fiscali.

La richiesta è stata sottoposta alle autorità federali a Berna, le quali sono tuttavia impotenti: nemmeno un cambio di posizione dei ministri elvetici in favore del sistema europeo, potrebbe cambiare le cose.

«La Commissione non capisce affatto il nostro sistema politico: il Consiglio federale non ha nessuna voce in capitolo», indica a swissinfo Kurt Stalder, segretario della Conferenza dei direttori cantonali delle finanze (CDCF).

«Nella nostra legislazione sta scritto che i cantoni stabiliscono il proprio tasso d’imposizione e che per cambiare registro ci vuole un referendum nazionale. Negli ultimi anni, i cittadini sono stati sollecitati a più riprese, ma hanno sempre votato per mantenere il sistema attuale», spiega Stalder.

Durante un recente incontro della CDCF – aggiunge Stalder – i 26 responsabili delle finanze cantonali in Svizzera si sono detti unanimemente concordi a resistere alle pressioni europee.

Fronte unito

Il direttore delle finanze del canton Zugo, Peter Hegglin, non riesce a capire per quale motivo la Commissione abbia deciso di lanciare la sua offensiva proprio adesso. «Il sistema individuale di tassazione alle imprese criticato dalla Commissione esiste in alcuni cantoni da oltre 50 anni. Non dobbiamo farci intimidire», ha indicato sulle pagine del quotidiano svizzero-tedesco Tages Anzeiger.

La legge federale sull’armonizzazione delle imposte dirette del 2001 obbliga i cantoni a definire i redditi imponibili e a stabilire quali sono le sovvenzioni e le deduzioni autorizzate. Lascia però ai cantoni la libertà di fissare i tassi d’imposizione.

La possibilità di poter ridurre la pressione fiscale sulle imprese al fine di attirare le sedi delle grandi società è stato peraltro utilizzata con successo da Irlanda e Cipro. La Svizzera è però attrattiva grazie al suo elevato standard di vita.

La disputa fiscale tra Svizzera e Ue dura oramai da 18 mesi. Nel frattempo, numerosi cantoni – Obwaldo in primis – hanno ridotto ulteriormente il loro tasso di imposizione. E la seconda più grande ditta agroalimentare del mondo, Kraft, ha trasferito la sua sede europea da Londra e Vienna a Zurigo.

Grandi fortune

Alcuni cantoni sono inoltre in concorrenza per attirare le grandi fortune. Una battaglia che piace poco a Zurigo, che si dice preoccupato di vedere i cittadini più abbienti stabilirsi nei cantoni vicini, per poi venire ad usufruire dei servizi e dello stile di vita della metropoli zurighese.

I disaccordi sono ad ogni modo stati accantonati, una volta comunicato l’attacco della Commissione europea al sistema fiscale elvetico. «In questo caso i direttori cantonali delle finanze sono stati tutti d’accordo nel respingere la richiesta di Bruxelles», conclude Kurt Stalder.

swissinfo, Matthew Allen
(traduzione: Luigi Jorio)

L’articolo 23 iii dell’Accordo di libero scambio del 1972 stipula che «ogni aiuto pubblico che falsi o minacci di falsare la concorrenza, favorendo talune imprese o talune produzioni» è «incompatibile con il buon funzionamento dell’accordo».

L’accordo si applica esclusivamente al commercio di alcuni beni (prodotti industriali e prodotti agricoli trasformati).

La Svizzera è convinta che il documento non è al contrario applicabile alle agevolazioni fiscali accordate a certe società da alcuni cantoni.

Alcuni tassi di imposizione fiscale alle imprese (federale, cantonale e comunale) estratti da uno studio della società di revisione e di consulenza KPMG (novembre 2006): Obwaldo 13,1% dell’utile operativo, Svitto 15,6%, Zugo 16,4%, Zurigo 21,3%, Grigioni 29,1%.
Media svizzera: 21,3%.
Tassi d’imposizione in altri paesi: Giappone 40,7%, USA 40%, Germania 38,3%, Irlanda 12,5%, Cipro 10%.

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