No alle armi da fuoco in casa
La rivista femminile "Annabelle" ha raccolto 17'400 firme per chiedere di bandire le armi d'ordinanza nelle case degli svizzeri.
La petizione è stata consegnata martedì alle commissioni competenti delle due Camere del Parlamento, che saranno chiamate a discutere se rimettere in questione una radicata tradizione elvetica.
In Svizzera ogni soldato di milizia conserva l’arma ricevuta durante la scuola reclute a casa. Con una petizione corredata da 17’400 firme, la rivista femminile svizzera-tedesca “Annabelle” chiede di porre fine a questa tradizione: le armi d’ordinanza a domicilio vanno bandite.
La petizione, intitolata “No alle armi da fuoco in casa”, è stata lanciata ad inizio agosto, in seguito all’aumento del numero di drammi famigliari e dopo la tragedia che ha decimato la famiglia della campionessa di sci svizzera Corinne Rey-Bellet.
A fine agosto, uno studio dell’Università di Zurigo era inoltre giunto alla conclusione che la disponibilità di armi da fuoco è direttamente correlata al numero di suicidi.
Il testo, che chiede pure l’istituzione di un registro nazionale delle armi, è stato consegnato martedì alle commissioni competenti del Consiglio nazionale e del Consiglio agli Stati.
Popolazione favorevole
In generale sono gli uomini che hanno ricorso alla violenza contro le loro mogli o i loro figli, constata “Annabelle”. Perciò non dovrebbero più essere autorizzati a tenere l’arma d’ordinanza a domicilio, durante o dopo il servizio militare.
L’iniziativa promossa dalla rivista ha suscitato numerose reazioni, in particolare da parte dei lettori maschi. Tre quarti di loro hanno manifestato la loro opposizione, ad esempio l’associazione “Pro Tell”, che ha una posizione molto liberale in materia di armi, ha spiegato la reporter di “Annabelle” Helene Aecherli.
Stando a un sondaggio dell’istituto Link pubblicato alcuni giorni fa dal settimanale “Cooperazione”, il 65 per cento della popolazione elvetica sarebbe comunque d’accordo con la proposta di depositare queste armi in un arsenale o in un altro luogo. Solo il 29 per cento approva il sistema attuale. Fra le donne la percentuale è del 23 per cento, fra gli uomini del 35.
Il tema è approdato pure sui banchi del Parlamento. La scorsa settimana, la commissione di politica di sicurezza del Consiglio nazionale ha rifiutato di rivedere la pratica attuale, confortando la posizione del ministro della difesa Samuel Schmid.
Tema caldo anche in Parlamento
Durante la sessione del Parlamento, che si è aperta lunedì e che durerà tre settimane, le Camere saranno chiamate ad esaminare la legge sulle armi.
Respinta in giugno dal Consiglio degli Stati, l’idea di creare un registro nazionale delle armi potrebbe essere approvata dal Consiglio nazionale, dove la rappresentanza femminile è più numerosa, spera Helene Aecherli.
La consigliera agli Stati Anita Fetz ha dal canto suo affrontato il problema in una maniera un po’ diversa. Nella sua mozione presentata lunedì, la socialista basilese chiede al Governo di abolire la possibilità di conservare le munizioni militari a casa.
Il Consiglio degli Stati ha però rifiutato di entrare in materia. La Camera alta è del parere che i drammi famigliari toccano tutti, ma che la mozione in questione vada ulteriormente approfondita dalla commissione competente. In particolare è necessario sapere quanti delitti vengono perpetrati con queste armi.
swissinfo e agenzie
Ogni cittadino svizzero è obbligato a prestare servizio militare. Di regola, ogni giovane deve svolgere una scuola reclute della durata di 18 o 21 settimane e negli anni successivi sei o sette corsi di ripetizione di tre settimane. I giorni di servizio obbligatori sono 260. Per i sottoufficiali superiori o gli ufficiali il numero di giorni è superiore.
L’obbligo di prestare servizio termina all’età di 30-34 anni per i semplici soldati o i caporali.
Ogni militare riceve un’arma personale (fucile d’assalto o pistola con le relative munizioni) che deve conservare al proprio domicilio fino a quando non viene prosciolto definitivamente dal servizio.
Si calcola che in Svizzera siano in circolazione circa due milioni di armi da fuoco private e militari.
Secondo dei recenti studi, tra cui quello del criminologo svizzero Martin Killias, il legame tra il numero di armi in circolazione e il numero di omicidi e suicidi è evidente.
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