Obama, una «novità assoluta»
Da sabato Barack Obama è il candidato ufficiale del partito democratico alla Casa Bianca. Le opinioni di uno svizzero d'America dopo il ritiro di Hillary Clinton.
«Il partito democratico è una famiglia ed è venuto il momento di riunirci», ha dichiarato Hillary Clinton sabato a Washington davanti a migliaia di sostenitori, alcuni dei quali in lacrime.
Con questa dichiarazione la candidata ha accettato la sconfitta nelle primarie democratiche. Clinton non ha chiesto pubblicamente un posto in un’eventuale amministrazione Obama. I suoi sostenitori fanno però campagna affinché il giovane senatore dell’Illinois scelga la sua collega di New York quale candidata alla vice-presidenza.
Tandem da sogno?
Secondo un sondaggio pubblicato la scorsa settimana, il 59% degli elettori democratici sarebbe favorevole ad una simile scelta. In un’accoppiata Obama-Clinton molti democratici vedono un tandem da sogno.
Non è il caso dello svizzero-statunitense John Hooker, che gestisce un proprio blog sul sito di Barack Obama e che partecipa alla raccolta di fondi per il giovane senatore a Long Island, nello stato di New York.
«Hillary Clinton è brillante, ha esperienza, è maestra nel gioco politico e potrebbe aiutare Obama a conquistare consensi tra le donne e le persone anziane, ma cambia troppo spesso opinione e pratica una politica politicante che mi ricorda troppo il passato e i repubblicani», dice Hooker.
Tornato negli Stati uniti nel 2005, dopo aver vissuto a Ginevra per 25 anni, Hooker ha la doppia cittadinanza svizzera-statunitense, per aver sposato una donna svizzera.
John Hooker preferirebbe che Obama scelga come vicepresidente il senatore della Virginia Jim Webb, un ex repubblicano passato in campo democratico. «Jim Webb è giovane e dinamico e ha un’esperienza militare che può rassicurare gli americani», afferma Hooker.
Un’autenticità impressionante
Sia come sia, Barack Obama è ormai il primo nero ad avere una possibilità concreta di dirigere la potenza egemone a livello mondiale. Un fatto che negli Stati uniti è considerato «storico».
«È una dimostrazione straordinaria del fatto che ‘noi il popolo’ comincia davvero a significare ‘noi tutti’», ha ammesso anche Condoleeza Rice, ministro degli affari esteri e personalità di colore di più alto rango nell’amministrazione statunitense, riferendosi alla costituzione degli USA.
«È un fatto storico, certo, ma all’inizio la stampa non ha preso sul serio Obama», deplora Hooker. Lo svizzero d’America si dice «colpito dall’autenticità di Obama, una cosa mai vista in un politico, soprattutto negli Stati Uniti».
«Credo che Obama voglia davvero cambiare le cose, cercare (e dico: cercare) di dire il più spesso possibile la verità agli americani, di dire loro ciò che devono sapere piuttosto che quello che vogliono sentire», ritiene John Hooker.
«Quando si arriva dall’Europa, si vede subito ciò che non va negli Stati uniti, dove si passa il tempo a giocare a baseball e a consumare. Certo, esagero, ma il fatto è che siamo troppo lontani dalla realtà del mondo».
Enorme sete di cambiamento
Barack Obama deve finora il suo successo all’enorme sete di cambiamento che prova la maggioranza degli statunitensi, dopo otto anni di George Bush e di guerra, in Afghanistan dal 2001 e in Iraq dal 2003.
46enne e in senato da soli quattro anni, Obama non può vantare una grande esperienza. La sua forza sta nel fatto di incarnare l’essenza del cambiamento e nel suo percorso personale, per nulla scontato in una società in cui il multiculturalismo non ha ancora raggiunto la sfera politica.
«Obama viene da altre culture e ne ha l’esperienza», nota John Hooker. Come molti altri elettori, considera che l’aspetto multirazziale e pluriculturale del giovane senatore possa segnare la fine dell’era Bush.
«Obama guarda verso l’esterno; il mondo ha bisogno di un presidente statunitense simile», afferma Hooker. «Il militarismo puro e duro è finito, Obama vuole risolvere i problemi attraverso il dialogo», aggiunge.
Nonostante l’entusiasmo dei suoi sostenitori, il candidato democratico dovrà ancora superare molti ostacoli prima di poter accedere alla Casa Bianca. Tra cui soprattutto quello degli elettori che non lo voteranno perché nero. Secondo un sondaggio del quotidiano USA Today, il 25% degli statunitensi conosce qualcuno che la pensa così.
E poi c’è John McCain, «un avversario formidabile», come ha riconosciuto lo stesso Obama, e che al momento compete con lui sul piano della popolarità.
swissinfo, Marie-Christine Bonzom, Washington
(traduzione dal francese e adattamento: Andrea Tognina)
Barack Obama ha superato martedì scorso la soglia necessaria di delegati (2118) per ottenere l’investitura a candidato ufficiale del partito democratico alla presidenza degli Stati uniti.
La sua rivale Hillary Clinton ha ottenuto il sostegno di oltre 1900 delegati, ma ha offerto sabato il suo sostegno al candidato dell’Illinois e ha fatto appello all’unità del partito contro il candidato repubblicano John McCain.
L’investitura ufficiale avverrà in occasione della convenzione democratica il 28 agosto a Denver. L’elezione presidenziale avrà luogo il 4 novembre.
Il numero di cittadini statunitensi di origine svizzera è stimato a 1,2 milioni. Secondo l’ambasciata svizzera a Washington, le persone con la doppia cittadinanza svizzero-statunitense alla fine del 2007 erano 52’415. Gli stati con la più forte densità di abitanti di origine svizzera sono la California, New York, l’Ohio, il Wisconsin e la Pennsylvania.
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