Premio Nobel per la pace a Martti Ahtisaari
Il Nobel per la pace 2008 è stato assegnato a Martti Ahtisaari per il suo impegno quale mediatore nella Repubblica della Namibia, nei Balcani, in Irlanda del Nord e nella provincia indonesiana di Aceh.
Il comitato norvegese ha attribuito il prestigioso premio all’ex presidente finlandese per «gli importanti sforzi compiuti in diversi continenti, nell’arco di oltre tre decenni, per risolvere i conflitti internazionali. Un impegno che ha contribuito a un mondo più pacifico e a una maggiore fratellanza tra le nazioni, nello spirito di Alfred Nobel».
Un negoziatore di successo
Per tutta la vita, questo “mediatore eccezionale” ha lavorato per la pace e la riconciliazione ai quattro angoli del pianeta ottenendo spesso successi insperati, ha precisato il comitato.
Tra le crisi internazionali risolte grazie alla sua cooperazione, figura in particolare la firma dell’accordo di pace nel 2005 tra il governo indonesiano e i ribelli della provincia di Aceh. Un’intesa che ha messo fine a 30 anni di combattimenti, che hanno portato alla morte di oltre 15’000 persone.
Presidente socialdemocratico della Finlandia dal 1994 al 2000, Ahtisaari si è inoltre adoperato – all’inizio degli anni novanta – a favore dell’indipendenza della Namibia dal Sudafrica. Nel 1999, insieme all’ex premier russo Viktor Chernomyrdin, ha convinto il presidente jugoslavo Slobodan Milosevic a porre fine alla guerra in Kosovo.
Nel 2000, nell’Irlanda del Nord ha coordinato il disarmo dell’ex organizzazione militare IRA, mentre lo scorso anno ha organizzato una serie di negoziati tra iracheni sciiti e sunniti.
Kosovo, una missione difficile
L’unico neo nella carriera di questo instancabile mediatore è probabilmente il dossier kosovaro del quale si è occupato in qualità di inviato speciale dell’ONU tra il 2005 e il 2007, alla ricerca di un’intesa sullo statuto dell’allora provincia serba a maggioranza albanese.
Accusato di parzialità da Belgrado e associato perfino alla figura di Hitler dalla stampa locale, il 71enne finlandese ha dovuto fare i conti non solo con le opposizioni di Mosca e di Pechino, ma anche con le esitazioni dei paesi occidentali e la lentezza della diplomazia delle Nazioni Unite.
Nel marzo del 2007 scrive dunque la parola fine sul suo mandato, presentando un piano a favore di un’indipendenza del Kosovo sotto supervisione internazionale. Dopo il fallimento degli ultimi negoziati tra serbi e albanesi – portati a termine senza Ahtisaari – il 17 febbraio 2008 il Kosovo dichiara unilateralmente la propria indipendenza dalla Serbia.
Uno statuto riconosciuto finora da 48 stati, tra cui 22 dei 27 paesi membri dell’Unione Europea, e contestato in prima linea da Serbia, Russia e Cina, ma anche da Spagna, Romania, Moldavia e Cipro.
La Svizzera figura tra i paesi che si sono maggiormente impegnati per sostenere il processo di riconciliazione e di sviluppo del Kosovo e tra i primi ad aver formalmente riconosciuto l’indipendenza di questo nuovo Stato. Dal 1999, la Confederazione partecipa alla missione di pace delle truppe internazionali KFOR, guidate dalla Nato. Il contingente svizzero in Kosovo (Swisscoy) conta circa 200 soldati.
Una fondazione per gestire le crisi
Considerato da diversi anni come uno dei maggiori pretendenti al premio Nobel per la pace Ahtisaari si è detto “particolarmente felice del riconoscimento ricevuto” e ha ringraziato di cuore il comitato Nobel che lo ha premiato, malgrado abbia “un 12,5% di sangue norvegese”.
Ahtisaari riceverà un premio di 1,4 milioni di dollari (oltre 1,5 milioni di franchi), che sarà utilizzato per finanziare la Crisis Management Initiative (CMI), una fondazione per gestire le situazioni di crisi. Presieduta dallo stesso Ahtisaari, l’ONG ha sede ad Helsinki e ha un rappresentante a Bruxelles.
È inoltre dotata di un organismo di intervento rapido che fornisce mediazione, consulenza o analisi a paesi o organizzazioni in guerra. La CMI organizza anche seminari e missioni di consulenza presso governi nazionali e istituzioni internazionali, fra cui l’Unione Europea, sulla gestione di situazioni di crisi.
swissinfo e agenzie
Medicina: Harald zur Hausen (Germania) per aver identificato il Papilloma Virus (Hpv), all’origine del cancro del collo dell’utero, e Françoise Barré-Sinoussi e Luc Montagnier (Francia) per aver scoperto il virus dell’HIV, all’origine dell’AIDS.
Fisica: Yoichiro Nambu (Stati Uniti) per le sue ricerche sull’assimetria e Makoto Kobayashi e Toshihide Maskawa (Giappone) per la scoperta dell’origine dell’asimmetria come predizione dell’esistenza di almeno tre famiglie di quark.
Chimica: Osamui Shimomura (Giappone), Martin Chalfie e Roger Tsien (Stati Uniti) per il loro lavoro sulle proteine fluorescenti, utilizzate in particolare negli studi genetici.
Letteratura: Jean-Marie Gustave Le Clezio (Francia), quale autore di nuove sperimentazioni, avventure poetiche e disensuale estasi; esploratore di un’umanità dentro e fuori la civiltà imperante.
Economia: Paul Krugman, studioso e editorialista del “New
York Times”, premiato per “le sue analisi dei modelli di commercio”.
Il Premio Nobel per la pace, così come gli altri riconoscimenti, è stato istituito dall’inventore e imprenditore svedese Alfred Nobel. Dal 1901 è assegnato ogni anno a Oslo nel giorno della sua morte, il 10 ottobre.
Responsabile della scelta dei vincitori è un comitato di cinque persone. I membri del comitato sono eletti dal Parlamento norvegese e rimangono in carica per sei anni.
A proporre i nomi dei candidati sono i membri del comitato e dell’Istituto, i deputati di governi e parlamenti nazionali, i membri del Tribunale Internazionale dell’Aia, dell’Istituto di Diritto Internazionale, dell’Ufficio Internazionale per la Pace, professori universitari di legge, scienze politiche, storia e filosofia. Anche i vincitori delle precedenti edizioni hanno diritto di esprimere le loro preferenze.
Il vincitore riceve una medaglia d’oro, un diploma e una consistente somma di denaro, che ammonta a 10 milioni di corone svedesi (più di 1,5 milioni di franchi).
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