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Una campagna dai toni particolarmente accesi

Stefan Anderegg

Nella campagna per le elezioni parlamentari del 21 ottobre, i quattro partiti che formano da oltre mezzo secolo il governo si attaccano con toni alquanto duri per tentare di attirare gli elettori dalla loro parte.

In un’intervista a swissinfo, il politologo Wolf Linder illustra le ragioni che hanno portato a questo inasprimento della scena politica svizzera.

swissinfo: Quali elementi principali contraddistinguono questa campagna elettorale?

Wolf Linder: Innanzitutto si denota una forte polarizzazione tra sinistra e destra. Una tendenza che non può essere considerata di per sé negativa, se non fosse accompagnata da un cambiamento di stile.

swissinfo: In che modo è cambiato lo stile della campagna elettorale, rispetto a quello delle ultime elezioni federali?

W.L.: Lo stile è diventato più duro e più sgarbato. Secondo me, l’Unione democratica di centro (UDC) ha oltrepassato dei limiti con i suoi manifesti elettorali, in cui è raffigurata una pecora nera che viene scacciata dal suolo svizzero.

Lo stesso può dirsi dei manifesti pubblicati dal Partito socialista (PS), in cui un aeroplano si schianta contro una centrale nucleare. Sono cose che superano nettamente i limiti abituali dello stile politico svizzero.

swissinfo: A quali ragioni sono dovuti questi cambiamenti di stile?

W.L.: Vi sono diversi motivi. L’UDC è considerata un partito che non esita ad affrontare dei tabù politici e che segue uno stile politico destinato a suscitare scontri. Inoltre questo partito tenta continuamente di ridicolizzare le istituzioni in cui vorrebbe disporre di un maggior potere. Questi elementi sono tipici di un populismo politico.

swissinfo: Al contrario di quanto avviene in altri paesi, in Svizzera i politici si danno battaglia nella campagna elettorale e, nel contempo, sono chiamati a collaborare nell’ambito del sistema di concordanza. Come possono assumere questo doppio ruolo?

W.L.: È vero che in Svizzera sussiste una certa contraddizione. Da un lato, i partiti di governo gestiscono assieme il potere e, dall’altro, devono fare il possibile per mobilitare il loro elettorato.

Riescono a farlo assumendo questi due ruoli in momenti diversi. Durante la campagna elettorale mettono in secondo piano le regole del sistema di concordanza – il che non è una cosa nuova – e seguono soprattutto i loro interessi. Poi, dopo le elezioni, riprendono a collaborare come prima.

swissinfo: L’UDC sta dominando la campagna elettorale. Come mai le altre forze politiche non riescono a contrastare il predominio del maggiore partito svizzero?

W.L.: L’UDC conduce una campagna agguerrita e cerca di profilarsi, polarizzando i dibattiti. Anche il PS può farlo, in parte. I partiti del centro, invece, non possono di certo approfittare di una polarizzazione della politica nazionale e fanno piuttosto affidamento sulla “ragionevolezza” degli elettori. Non possono quindi lanciare proposte aggressive e poco credibili.

In futuro bisognerà vedere, se i cittadini apprezzeranno ancora a lungo questa continua polarizzazione dello scacchiere politico svizzero. Una risposta l’avremo soltanto il prossimo 21 ottobre.

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swissinfo: Durante questa campagna i partiti cercano di colpire gli avversari sotto la cintura. Mancano loro dei contenuti importanti?

W.L.: Sul piano nazionale le cose stanno effettivamente così: dominano soprattutto le vertenze su temi superficiali. Vi sono dei politici che propongono argomenti interessanti. Ma mi sorprende il fatto che vengano lasciati in disparte i problemi attuali più importanti.

Un esempio: la regione bernese dei Tre Laghi è stata colpita tre volte da alluvioni nel corso di quest’anno. Eppure la questione ambientale sembra preoccupare soltanto i Verdi. Mancano inoltre dei dibattiti sulla politica nazionale: ognuno propone i suoi argomenti, ma nessuno vi risponde.

Se diamo invece un’occhiata a quanto succede nei cantoni, ci accorgiamo che vi sono spesso dibattiti interessanti, ad esempio sulle scuole, i trasporti o l’integrazione degli stranieri.

swissinfo: La campagna elettorale è già entrata nella nuova era digitale?

W.L.: È forse una delle cose più interessanti che emergono di questi tempi: l’era di internet ha già raggiunto anche la campagna elettorale. Nella grande rete informatica non si vedono soltanto i siti dei partiti o dei candidati, ma anche giornali online, blog interessanti e fori di discussione.

Vi si trova ad esempio “Smartvote”, un sito creato su iniziativa privata, che cerca di mostrare le posizioni dei candidati rispetto a diverse questioni politiche. Questa offerta permette agli elettori di scegliere i rappresentanti politici che corrispondono meglio ai loro interessi.

swissinfo: Che cosa si aspetta da questa campagna elettorale?

W.L.: La questione più importante sarà di sapere se gli elettori apprezzano ancora la polarizzazione in corso da 10 anni sulla scena politica nazionale.

Se apprezzano ancora questa tendenza, allora l’UDC e il PS riusciranno a conservare le loro forze elettorali. Il centro invece rischia di perdere ulteriori colpi, a favore dei Verdi.

Invece, se ci stiamo ormai avvicinando ad una saturazione nei confronti di questa polarizzazione, gli schieramenti del centro usciranno rafforzati dallo prossimo scrutinio.

swissinfo: Il numero di svizzeri dell’estero che hanno avanzato una loro candidatura per un seggio parlamentare non è mai stato così alto. Qualcuno di loro riuscirà ad accedere al Parlamento?

W.L.: Credo che questa volta sarà possibile, ma soltanto in grandi cantoni, a cominciare da quello di Zurigo.

Gli svizzeri dell’estero sono numericamente piuttosto forti, ma i loro voti si disperdono in vari cantoni e hanno quindi poche chance di strappare un seggio.

swissinfo, intervista a cura di Christian Raaflaub
(traduzione Armando Mombelli)

Il prossimo 21 ottobre, i cittadini svizzeri, residenti sul suolo nazionale o all’estero, sono chiamati a rinnovare le due Camere federali: i 200 seggi del Consiglio nazionale e 43 dei 46 seggi del Consiglio degli Stati (nei cantoni di Zugo e Appenzello interno l’elezione dei senatori è in programma ad un’altra data).

Gli elettori possono scegliere soltanto tra i candidati domiciliati nei loro cantoni di residenza. Per partecipare alle elezioni, gli svizzeri dell’estero devono iscriversi nei registri elettorali cantonali e possono in seguito eleggere rappresentanti politici del cantone prescelto. Quest’anno 44 dei 3089 candidati al Consiglio nazionale sono membri della Quinta Svizzera.

Dall’esito delle elezioni parlamentari può dipendere la futura composizione del governo. Il 12 dicembre il parlamento è chiamato ad eleggere a sua volta i membri dell’esecutivo per la prossima legislatura.

Unione democratica di centro: 25,6% (26,7% nel 2003)

Partito socialista: 22,6% (23,3%)

Partito liberale radicale: 14,7% (17,3%)

Partito popolare democratico: 15% (14,4%)

Verdi: 10,7% (7,4%)

Tasso di partecipazione: 55% (45,4%)

L’ultimo sondaggio è stato realizzato tra il 27 agosto e l’8 settembre nelle tre regioni linguistiche del paese. Sono state intervistate 2026 persone. Il margine d’errore è stimato a un +/- 2,2%.

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