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Zurigo.

Oggi in Svizzera

Care svizzere e cari svizzeri all’estero,

Se si dovesse confermare tale, la notizia arrivata oggi dalla Germania ha del preoccupante. La polizia tedesca potrebbe aver impedito un attacco dinamitardo in Svizzera: due cittadini elvetici di 24 e 26 anni sono stati infatti arrestati perché fortemente sospettati di voler acquistare dell’esplosivo a Stoccarda allo scopo di “commettere un crimine in una grande città della Confederazione”.

Gli inquirenti del Baden-Württemberg non hanno per ora fornito ulteriori dettagli se non che le mosse dei due sono state scoperte grazie all’attività sul cosiddetto “Darknet”. E di attività online, a titolo a dir poco vario, parliamo anche nelle notizie qui sotto.

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Confermando un trend che ha preso piede in pandemia, i consumatori svizzeri fanno sempre più spesso acquisti su piattaforme online straniere.


Lo dimostrano le cifre del 2021, secondo le quali la spesa totale effettuata su siti esteri è ammontata a circa 8 miliardi di euro (8,4 miliardi di franchi), il che corrisponde a un aumento su base annua vicino al 25%.

A rivelarlo è uno studio pubblicato oggi dall’istituto CBCommerce Europe, in cui si illustra come l’esplosione del commercio in rete provocata dalla pandemia sia andata a beneficio non solo dei venditori indigeni. In Svizzera il fenomeno sembra più accentuato che altrove, visto che la quota di mercato degli acquisti online su piattaforme estere è nettamente superiore alla media continentale, essendosi stabilita nel 2021 poco sotto al 43%. Un dato che colloca la Confederazione al sesto posto in Europa, dove la media si ferma al 27%.

La Svizzera fa capolino anche nella top ten dei Paesi che più riescono a vendere all’estero. Grazie ai fatturati maggiori generati dalle due filiali di Nestlé Nespresso e Dolce Gusto, così come dal rivenditore di elettronica con sede nel canton Zugo Expert, si piazza in effetti al settimo rango della classifica. In testa si trova la Germania, spinta da giganti come Zalando e Lidl. Subito dietro la Svezia, con Ikea e H&M.

Zurigo.
Zurigo. © Keystone / Christian Beutler

Zurigo e Ginevra sono tra le prime sei città più piacevoli al mondo. A stabilirlo è una classifica mondiale pubblicata oggi dove i due poli finanziari elvetici occupano rispettivamente il terzo e il sesto posto. In testa si trova Vienna, seguita da Copenaghen.


La capitale austriaca si colloca per la terza volta – dopo il 2018 e il 2019 – ai vertici di questo indice mondiale prodotto dall’“Economist Intelligence Unit”, l’unità di ricerca e analisi affiliata al settimanale inglese The Economist. Di Vienna, gli esperti hanno premiato la stabilità, la sua offerta educativa e medica, nonché la qualità delle sue infrastrutture con il punteggio massimo di 100 su 100.

Rispetto all’indice del 2021, Zurigo e Ginevra sono migliorate ancora. L’anno scorso, Zurigo era al settimo posto, mentre Ginevra era all’ottavo. Entrambe le città avevano già fatto un balzo in avanti l’anno precedente.

Tra i due agglomerati svizzeri – al quarto e quinto posto – si piazzano le città canadesi di Calgary e Vancouver. Parigi appare al 19esimo posto, Bruxelles al 24esimo, Londra ha chiuso al 33esimo, mentre Barcellona è 35esima, Milano è al 49esimo posto, New York al 51esimo e Pechino al 71esimo.

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Keystone / Ritchie B. Tongo

Le società svizzere del settore delle macchine, delle apparecchiature elettriche e dei metalli sono particolarmente esposte ai rischi di un cyberattacco, riferisce un sondaggio effettuato dall’associazione dell’industria meccanica Swissmem in collaborazione con l’università di Berna.


Delle 271 aziende che hanno preso parte all’inchiesta, circa il 70% è stato vittima di almeno un attacco a opera di hacker negli ultimi due anni. Vi sono anche casi di imprese confrontate con oltre 20 episodi di questo genere, indica Swissmem oggi in un comunicato.

Nella metà delle aggressioni digitali, i criminali tentano di ottenere trasferimenti di denaro facendosi passare per membri della direzione. Il 43% delle ditte è stata oggetto di phishing (truffe attraverso le quali si cerca di entrare in possesso di informazioni personali) e più del 20% ha scoperto software maligni come virus o cavalli di Troia. Nel 16% dei casi, le aziende sono state vittime di un attacco definito di ingegneria sociale, il cui obiettivo è spiare gli impiegati per ottenere informazioni confidenziali.

Grazie alle misure di protezione messe in atto dalle società, l’82% dei cyberattacchi non hanno avuto conseguenze e il 68% è stato risolto in breve tempo. Per il 16% delle aziende invece, l’incidente ha provocato notevoli restrizioni operative. Il 18% delle imprese lamenta danni economici fra i 100’000 franchi e il milione a seguito del passaggio degli hacker.

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© Keystone / Anthony Anex

La Svizzera intende applicare un’imposta minima globale alle multinazionali che raggiungono un fatturato annuo globale di almeno 750 milioni di euro (787 milioni di franchi al cambio attuale) e il cui livello d’imposizione minima è inferiore al 15%. Il Consiglio federale ha esposto oggi i dettagli in merito.


La decisione è arrivata come conseguenza degli impegni presi nei confronti dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) e del G20. Essendo federale, l’imposta integrativa può contare sull’accettazione internazionale, ha spiegato oggi il “ministro” delle finanze, Ueli Maurer. E il rischio di perdere in attrattiva viene mitigato dal fatto che le maggiori piazze economiche si muovono nella stessa direzione, ha asserito ancora Maurer.

Il Consiglio federale stima in circa 200 le società elvetiche e in 2’000 circa le filiali di multinazionali attive in Svizzera interessate da questo modello di tassazione. Le ulteriori entrate per le casse federali potrebbero oscillare tra un miliardo e 2,5 miliardi di franchi a partire dal 2026-2027. Il 25% delle entrate generate da questa nuova imposta spetterebbe alla Confederazione e il rimanente ai Cantoni.

Grazie alle maggiori entrate destinate ai Cantoni, quest’ultimi – i maggiori interessati dalla riforma – otterranno i mezzi necessari per preservare la propria competitività e potranno decidere in modo autonomo come utilizzarli, tenendo tuttavia adeguatamente conto dei Comuni, ha sottolineato il consigliere federale.

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