A pieno titolo nell’Europa della ricerca
Discriminazioni finite: dal primo gennaio 2004, i ricercatori svizzeri potranno partecipare senza restrizioni ai progetti dell’Unione europea.
Un risultato scaturito dalla revisione dell’accordo bilaterale sulla ricerca scientifica, avvallato recentemente da Berna e Bruxelles.
Sono ormai 15 anni che la Svizzera collabora ai programmi di ricerca e sviluppo tecnologico dell’Unione europea (Ue). Piuttosto contenuto all’inizio, l’impegno elvetico è venuto crescendo col passare degli anni.
A titolo di paragone: nel 1992 Berna aveva investito 11 milioni di franchi in progetti di ricerca targati Ue, nel 2002 ha sovvenzionato più di 1400 scienziati, spendendo in totale 120 milioni di franchi.
Ma nonostante la sempre più marcata presenza di ricercatori rossocrociati, quest’ultimi non hanno fin qui goduto degli stessi diritti dei loro colleghi europei.
La loro ammissione ai programmi comunitari si decide caso per caso. Certi settori della ricerca, poi, sono letteralmente chiusi agli svizzeri. Gli stipendi vengono pagati dall’Ufficio federale dell’educazione e della scienza (Ufes) e non direttamente da Bruxelles.
Uguaglianza
Con il nuovo accordo bilaterale, messo a punto il 16 luglio, queste barriere cadranno. Il testo deve ancora essere ratificato, ma Berna e Bruxelles hanno deciso che in ogni caso entrerà in vigore a partire dal primo gennaio 2004.
L’accordo pone i ricercatori svizzeri e quelli europei sullo stesso piano. Ne consegue che gli scienziati elvetici potranno assumere la direzione di un progetto, cosa che fino ad ora era stata loro negata.
In modo più generale questa adesione a tutti gli effetti permetterà alla Svizzera di intervenire direttamente nell’elaborazione della politica europea in ambito di ricerca scientifica.
200 milioni l’anno
Un altro cambiamento di rilievo riguarda la remunerazione degli scienziati elvetici, che sarà effettuata direttamente da Bruxelles e non più dall’Ufes.
Per il suo sesto programma quadro di ricerca (2003-2006), l’Ue ha previsto di investire qualcosa come 26 miliardi di franchi. La somma sarà fornita dagli Stati che aderiscono al programma.
Entrata a far parte del club europeo della ricerca, anche la Svizzera contribuirà a finanziare il programma. La quota di ciascun paese è calcolata in base al prodotto interno lordo. Berna prevede quindi di versare dai 200 ai 220 milioni l’anno a partire dal 2004.
La cifra corrisponde al 10% della somma globale che la Confederazione e i cantoni investono ogni anno nella ricerca.
No alle quote nazionali
Con il suo sesto programma quadro di ricerca, l’Ue intende concentrare i propri sforzi nei settori in cui la cooperazione a livello continentale comporta un chiaro valore aggiunto.
In questo senso sono state definite sette priorità, tra le quali si trovano le biotecnologie, i materiali intelligenti e lo sviluppo sostenibile, settori in cui la Svizzera può far valere delle notevoli competenze.
I mandati non saranno attribuiti in base a delle quote nazionali. A contare sarà il merito. I progetti migliori potranno accedere ai finanziamenti europei.
«La Svizzera ha molte carte da giocare nei settori della medicina, dell’ambiente, dell’informatica, delle telecomunicazioni e anche dei materiali» fa notare Paul-Erich Zinsli, direttore supplente dell’Ufes e capo della delegazione che ha negoziato il nuovo accordo con Bruxelles.
Scienze umane, le briciole
Non è certo una sorpresa, nel sesto programma Ue la parte del leone la fanno le cosiddette scienze esatte. Solo una delle sette priorità del programma riguarda le scienze umane e porta il titolo, perlomeno nebuloso, di «cittadini e governance nella società della conoscenza».
Questo relativo trascurare le scienze umane non è sfuggito a Paul-Erich Zinsli, che promette che la Svizzera s’impegnerà a fondo per promuovere questi parenti poveri della ricerca. E non solo a livello europeo, ma anche nazionale.
swissinfo, Marc-André Miserez
(traduzione, Doris Lucini)
1.1.2004: entrata in vigore dell’accordo bilaterale sul programma di ricerca europeo
200-220 milioni di franchi: la cifra che la Confederazione investirà annualmente per i restanti due anni del sesto programma quadro di ricerca dell’Ue (2003-2006)
Più di 1400 gli scienziati elvetici che avevano partecipato, con uno statuto speciale, al quinto programma
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