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Dall’Italia, alla ricerca della fertilità

Non si sa perché, ma tra i bambini concepiti in provetta vi è un'incidenza maggiore di malattie rare swissinfo.ch

Ogni giorno nascono in Svizzera due bambini concepiti in vitro. Ora aumenta anche il numero di coppie italiane che si rivolgono a strutture sanitarie elvetiche.

Specialmente da quando in Italia è stata approvata una legge molto più severa sulla procreazione assistita.

Nonostante la percentuale di successo sia relativamente bassa – circa il 20% dei tentativi termina con una nascita – sempre più coppie si rivolgono alla provetta per procreare.

Una delle ragioni è che le donne, nella nostra società, prima pensano alla carriera, rimandando spesso la maternità ad un’età, dopo i 35, in cui la fecondità cala progressivamente. L’orologio biologico non si è emancipato quanto la mentalità.

Un dramma per molte coppie, ma un buon affare per i centri per la fecondazione artificiale e per le case farmaceutiche che producono trattamenti ormonali, dato che la fecondazione assistita implica sempre, qualsiasi sia il metodo prescelto, un’intensa cura ormonale.

La Serono, di Ernesto Bertarelli, il patron di Alinghi, tanto per fare un esempio, va a gonfie vele anche grazie ai preparati ormonali che stimolano la fecondità.

Gli aspetti medici, morali, sociali

Di recente l’Italia ha approvato una legge che limita fortemente la fecondazione artificiale. D’ora in avanti si possono produrre solo tre embrioni, non sono permessi donatori, non si possono congelare gli embrioni, né tanto meno affittare uteri.

Una legge che ha spaccato l’Italia come non succedeva dai tempi del divorzio e dell’aborto.

In Italia è vero che in assenza di ordine nelle normative, si era arrivati ad una specie di Far West. Nomi come quello del professor Severino Antinori erano balzati alla ribalta per aver aiutato a diventare mamma donne ultrasessantenni.

Ma ora con la nuova legge, molti temono che si sia andati fin troppo in là, nel desiderio di dare un quadro etico alla questione.

Turismo riproduttivo

In Svizzera non è però tutto permesso: anche da noi non è possibile impiantare più di tre embrioni per volta, ma il procedimento è più flessibile.

Di solito se ne impiantano due e quelli restanti possono essere congelati e utilizzati qualora fosse necessario un secondo trattamento.

Ciò evita alla donna di doversi sottoporre ad ulteriori operazioni in caso di non riuscita al primo tentativo e abbassa il rischio di parti plurigemellari.

Proprio per questi motivi, moltissime sono state negli ultimi mesi le richieste di coppie italiane in vari centri di riproduzione ticinesi, contattati da swissinfo. Ermanno Sarra, manager del gruppo ospedaliero Ars Medica, cui appartiene anche la clinica S. Anna di Lugano conferma:

“L’aumento delle richieste di coppie italiane per un trattamento nella nostra struttura è esponenziale”. Il centro sta per inaugurare una nuova ala, di 800 metri quadrati dedicati esclusivamente alla fecondazione assistita.

Il potenziale passa così da 150 cicli a circa 1000 cicli l’anno. “Sono proprio i medici italiani ad averci sollecitato, sottolinea Sarra, insistendo perché terminassimo rapidamente la struttura.”

Un business in espansione

Il manager spiega che, in accordo con una casa farmaceutica e con dei professori universitari di primissimo piano a livello internazionale, la clinica S. Anna sta addirittura per trasformarsi in un centro studi e ricerca.

Molti medici italiani si stanno inoltre accreditando presso la struttura ticinese per poter continuare a praticare le tecniche oggi vietate nel loro paese.

Prezzi in euro

In quanto alle tariffe, Ermanno Sarra ci tiene a specificare che rientrano nella norma: “Il costo del trattamento è comparabile alle tariffe in Italia: circa 3 mila euro per un ciclo completo.”

In Svizzera un ciclo di trattamenti varia generalmente dai 5 agli 8 mila franchi. Nella maggior parte dei casi però sono necessari almeno 3 cicli.

A conti fatti, un bambino in provetta continua ad essere un lusso che non tutti possono permettersi: ma c’è chi prevede che presto la sterilità sarà inserita nel catalogo delle malattie che richiedono una cura.

Quindi un giorno la fecondazione in vitro in Svizzera potrebbe venir rimborsata dalle casse malattia: per la gioia delle coppie sterili e per la disperazione della sanità nazionale, i cui costi non cessano di salire.

swissinfo, Raffaella Rossello

In Svizzera una coppia su sei non riesce ad avere bambini.
Oggi nel mondo i bambini nati in provetta sono quasi 1 milione e mezzo.
La prima fu Louise Brown, inglese, nel 1978.

Negli Stati Uniti è concesso praticamente tutto, persino “adottare” su internet un embrione fecondato.

In Spagna si possono fare bambini in provetta anche se si è single.

In Inghilterra sono concessi i test genetici sugli embrioni, cosa che è invece vietata in Svizzera.

In Norvegia invece la legislazione è molto restrittiva: solo le coppie “stabili” e al di sotto di 40 anni possono ricorrere all’inseminazione.

In Svizzera le lobby della medicina della fertilità spingono perché la legislazione in materia sia resa ancora più permissiva, concedendo ad esempio l’utilizzo di test genetici sugli embrioni e l’utilizzo di quelli non impiantati a scopi di ricerca.

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