Discovery è partito con tre esperimenti svizzeri
Lo shuttle Discovery è partito martedì da Cape Canaveral. Porterà sulla stazione spaziale internazionale anche materiale per esperimenti progettati in Svizzera.
I dati saranno raccolti dall’astronauta tedesco Thomas Reiter, partito con il Discovery per conto dell’Agenzia spaziale europea.
Le sperimentazioni svizzere si situano nel campo medico. Nel primo caso, si tratta di studiare il funzionamento in assenza di gravità di uno stimolatore elettrico per i muscoli delle gambe e delle braccia.
Messo a punto dalla Syderal – un’azienda con sede nei pressi di Neuchâtel – lo stimolatore è usato principalmente per la ricerca sui muscoli umani. Da solo, può essere usato per mantenere il grado di tonicità dei muscoli.
L’idea è però quella di impiegarlo congiuntamente ad altri strumenti, in particolare quelli usati nella ricerca sull’atrofia muscolare. Arnaud Gisiger, capo del settore ricerca e sviluppo di Syderal, ha spiegato che «lo strumento può misurare il grado di perdita di tonicità muscolare e l’osteoporosi, problemi comuni a chi passa molto tempo nello spazio».
Occhi
Il secondo strumento partito con il Discovery si chiama Eye Tracking Device (ETD) e serve a studiare da vicino la relazione tra l’occhio di una persona e il suo senso dell’equilibrio. Allo sviluppo dell’ETD hanno contribuito anche ricercatori dell’Università di Zurigo.
Gli scienziati sperano di ottenere dati interessanti sul modo in cui vista ed equilibrio si adattano all’assenza di gravità. Ciò dovrebbe dare un contributo alla comprensione del «mal di spazio» e delle vertigini, accompagnate da nausea, che spesso affliggono gli astronauti una volta rientrati sulla Terra.
L’ETD – che l’Agenzia spaziale europea (ESA) usa già dal 2004 per le sue missioni Delta – rileva i movimenti dell’occhio grazie a telecamere in miniatura montate su occhiali speciali.
Globuli bianchi
A settembre, sulla stazione spaziale internazionale, partirà anche un altro progetto di ricerca svizzero. Thomas Reiter diventerà il braccio della spin-off Zero-g LifeTec e del Politecnico federale di Zurigo, interessati a studiare gli effetti dell’assenza di gravità sui leucociti.
Una navicella Soyuz, che verrà lanciata da Baikonur in Kazakistan, porterà verso la stazione i campioni di sangue necessari all’esperimento.
Augusto Cogoli, direttore di LifeTec, racconta che «Reiter è stato istruito personalmente in aprile dall’astronauta svizzero Claude Nicollier. Siamo convinti che riuscirà a svolgere bene i suoi compiti». In seguito, i risultati saranno analizzati a San Francisco da un ex astronauta.
Non è la prima volta che si tenta questo esperimento con i leucociti. Nel 2003, il materiale necessario si trovava a bordo dello shuttle Columbia. Ma al momento di rientrare nell’atmosfera terrestre il Columbia si disintegrò provocando la morte di tutti i suoi occupanti e la distruzione dei dati scientifici raccolti durante la missione spaziale.
L’esperimento – racconta Cogoli – era stato proposto già nel 1997. Aspettare fino ad oggi per vederlo realizzato ha anche degli aspetti positivi. «Siamo stati capaci di migliorare i nostri strumenti di analisi. I risultati che otterremo saranno migliori».
swissinfo e agenzie
La Svizzera fa parte dei paesi fondatori dell’Agenzia spaziale europea (ESA), ma ciò non le impedisce di collaborare con altre potenze dello spazio.
Nel 2005 l’industria spaziale svizzera ha generato una cifra d’affari di 170 milioni di franchi. Il settore raggruppa 28 istituti delle Alte scuole e 54 aziende. A parte la Contraves, hanno tutte meno di 200 impiegati.
L’industria spaziale svizzera si concentra soprattutto su: struttura dei satelliti, equipaggiamenti da utilizzare al suolo, apparecchi ottici, telecomunicazioni, misura del tempo, robotica, ricerca biologica in microgravità, sorveglianza dei cambiamenti climatici.
La Svizzera è anche patria di Claude Nicollier. L’astrofisico, pilota e astronauta, è stato il primo non americano a cui la NASA ha confidato il grado di specialista di missione.
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