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Dormendo… s’impara

Non si direbbe, ma il cervello sta passando in rassegna quanto ha imparato da sveglio... swissinfo.ch

Durante il sonno profondo, il cervello consolida quanto ha appreso nel corso della giornata. Lo rivela lo studio di un ricercatore svizzero, apparso sulla prestigiosa rivista Nature.

Ma i meccanismi del sonno rimangono ancora in gran parte avvolti dal mistero.

Ma che difficoltà c’è a maneggiare il mouse di un computer, si saranno chiesti la dozzina di volontari, ai quali Reto Huber – un ricercatore svizzero presso l’Università del Wisconsin – aveva chiesto di dirigere il cursore su un punto definito dello schermo.

I volontari non sapevano che il computer sul quale hanno effettuato il test non reagiva normalmente, bensì cambiava leggermente la direzione del cursore, obbligandoli a compiere in continuazione piccoli correttivi. E non potendo vedere la propria mano che manovrava il mouse, non si sono nemmeno resi conto che il computer li stava ingannando.

Ma il loro cervello sì, per cui i volontari, a loro insaputa, hanno tutti dovuto imparare un nuovo compito motorio.

È proprio quanto voleva il dottor Huber: che i partecipanti imparassero incoscientemente qualcosa di nuovo, per poi misurare la loro attività cerebrale durante il sonno. E poiché l’apprendimento incosciente di un compito motorio concerne soltanto una piccola parte del cervello (contrariamente all’apprendimento cosciente che coinvolge gran parte della materia grigia), ecco che l’arguto ricercatore ha pensato bene di fare ricorso al computer «truccato». Con risultati più che sorprendenti.

Onde lente

Il dottor Huber sta studiando il fenomeno delle cosiddette onde elettriche lente: onde cerebrali emesse durante il sonno dalle masse di milioni di neuroni che reagiscono simultaneamente a uno stesso impulso elettrico, e sulle quali finora ben poco si sa.

Con lo studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature, il ricercatore svizzero voleva in particolare vedere come reagiva la regione del cervello riservata all’apprendimento incosciente delle attività motorie.

Per questo, ha applicato sulla testa di ogni volontario 256 elettrodi. Un numero molto elevato, che avrebbe dovuto permettergli non solo di misurare l’intensità delle onde, ma pure di localizzarle con precisione.

Processo d’apprendimento

E mentre i partecipanti dormivano della grossa, ne ha registrato le attività cerebrali. Risultato dell’elettroencefalografia: proprio nella regione dell’apprendimento motorio incosciente si è registrata l’emissione di onde lente di maggiore ampiezza. «E solo in quella regione, grande come un pollice, nell’emisfero destro del cervello», specifica il dottor Huber, che con il suo esperimento è forse riuscito a svelare uno dei misteri del sonno.

La conclusione del giovane ricercatore svizzero, che «il sonno svolge un ruolo importante nel processo d’apprendimento, consolidando e rafforzando quanto è stato imparato», sembra confortata da un’altra constatazione: i volontari che l’indomani si sono mostrati più abili a ripetere il test del cursore sono quelli nei quali si sono misurate le onde cerebrali lente di maggiore ampiezza.

Misteri del sonno

La scoperta del dottor Huber potrebbe aprire nuove vie per meglio capire i misteri del sonno. Per esempio, ancora non si sa quel che capita con le singole connessioni nervose: si può soltanto supporre che, durante il sonno, il cervello analizzi e selezioni quelle di recente formazione, conservando le più importanti ed eliminando le altre. E secondo il ricercatore svizzero, «il ruolo delle onde lente potrebbe proprio essere quello di controllare le connessioni».

Nonostante il sonno rimanga ancora avvolto dal mistero, i risultati dello studio di Reto Huber hanno suscitato l’attenzione degli specialisti. Come il professore zurighese Alexander Borbély, che li ritiene estremamente importanti, perché mostrano che «il sonno può avere effetti molto locali sul cervello».

Lo studioso del sonno, che dirige un apposito laboratorio in seno al dipartimento di farmacologia e tossicologia dell’Università di Zurigo, ritiene che le scoperte del dottor Huber aprano diverse strade, «che naturalmente sono ora da verificare».

E sebbene ancora non si sappia affatto perché gli animali, uomo compreso, abbiano bisogno di dormire, «sarà interessante continuare gli studi, almeno per vedere se e in che misura il sonno riguarda gruppi di cellule, o addirittura singole cellule nervose».

In altre parole: noi dormiamo, ma le nostre singole cellule? E se sì, per quale ragione? Cosa può fare il cervello dormendo, che non possa fare da sveglio? Nell’ambito del sonno, gli studiosi hanno ancora tantissima carne al fuoco…

swissinfo, Fabio Mariani

Di notte il cervello consolida quanto ha imparato di giorno. Lo dimostra lo studio dello svizzero Reto Huber, finanziato dal Fondo nazionale svizzero e pubblicato sulla rivista Nature.

Monitorando, su un gruppo di volontari, le onde cerebrali nel sonno, il ricercatore ha scoperto un’attività più intensa nelle zone relative all’apprendimento.

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