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Dove la storia ha 300 milioni di anni…

Una nuova pubblicazione, di carattere divulgativo, dedicata al Monte San Giorgio, la montagna del Triassico swissinfo.ch

Al Monte San Giorgio, patrimonio dell'umanità, è dedicata una recentissima pubblicazione sostenuta anche dalla Commissione svizzera dell'UNESCO.

Una tappa in più nel percorso di valorizzazione del Monte San Giorgio che dopo il riconoscimento internazionale è al centro di un vero e proprio rilancio.

La novità editoriale proposta dall’editore Casagrande di Bellinzona, risiede essenzialmente nella fruibilità della pubblicazione: la ricchezza del materiale fotografico e la chiarezza dei testi accompagnano il lettore alla scoperta del Monte San Giorgio.

Sì, perché finora le centinaia di testi pubblicati sul sito geologico erano prevalentemente scientifici e quindi di difficile accesso ai non addetti ai lavori.

Il libro “Monte San Giorgio, dai fossili alla lavorazione della pietra, una storia di 300 milioni di anni” è stato sostenuto anche dall’Ente turistico del Mendrisiotto e del Basso Ceresio, in prima fila nella promozione turistica della regione.

Non solo fossili e pietre

Curato dal geologo Markus Felber, indiscutibilmente una delle figure di spicco del rilancio del Monte San Giorgio, il volume di oltre 200 pagine è diviso in quattro ampi capitoli: la montagna e la sua storia, la varietà della pietra, i fossili, pietre e marmi dell’edilizia storica.

Patrimonio dell’UNESCO per il suo straordinario valore paleontologico (attualmente la migliore testimonianza della vita marina del Triassico), il Monte San Giorgio è ricco anche di storie che portano il segno dell’uomo.

Come per esempio la mulattiera che da Meride – comune del Mendrisotto ai piedi del San Giorgio e sede del Museo dei fossili – porta verso la cima del monte; l’eccezionalità del lastricato è unica e ricorda la spina dorsale di un animale preistorico.

Tra leggende e realtà

“La storia delle vie di comunicazione dell’area del Monte San Giorgio – scrive Markus Felber – è connessa, come altrove lungo il confine tra Ticino, Comasco e Varesotto, a quella del contrabbando, per via dei numerosi passaggi pedonali attraverso la ramina”.

Attività illegale, sebbene non straordinaria, che un tempo riguardava sigarette, zucchero, riso e metalli preziosi. Mentre in epoca più recente anche apparecchi elettronici e altri prodotti molto meno nobili.

“Leggenda e realtà si confondono però sul Monte San Giorgio. Sembra infatti che durante la Seconda guerra mondiale anche i fossili – racconta Felber – fossero oggetto di loschi traffici”.

C’era infatti chi, con la scusa di visitare le miniere allora in esercizio di Besano (in Italia) e del Serpiano, approfittava in realtà della “gita” con “souvenir” per azioni di spionaggio circa la presenza di truppe lungo il confine di Stato.

“I reperti acquistati in quelle occasioni – ricorda ancora l’autore – circolano ancora oggi sul mercato tedesco o fanno parte di collezioni private o pubbliche”.

Un pezzo d’Africa in Ticino

Il Monte San Giorgio non finisce mai di stupire. I ricercatori attribuiscono le rocce più antiche al basamento del continente africano o ad una sua porzione chiamata “Zolla adriatica”. “Questo spiega perché le rocce del Sottoceneri – precisa Markus Felber – sono spesso associate al continente africano”.

La ricchezza del sottosuolo del Monte San Giorgio non poteva quindi non essere sfruttata e dare origine alla tradizione della lavorazione della pietra.

Anche se oggi l’attività estrattiva si limita alle cave di Arzo e ad un’unica cava a Saltrio, nella vicina Italia, una volta si contavano decine di cave a cielo aperto e altrettante sotterranee.

“Il merito dell’attività estrattiva – continua ancora Felber – è da attribuire agli artisti, scultori e architetti locali che, nelle diverse epoche, diffusero regionalmente e in tutta Europa l’utilizzo delle rocce di Saltrio, Viggiù, Arzo, Besazio e Tremona”.

Un marmo “europeo”

L’organizzazione e lo sviluppo dei cantieri nella Lombardia dell’Età Moderna conferiscono poi al marmo d’Arzo – caratterizzato da colori naturali e sapientemente lucidato – una celebrità europea. La presenza del marmo d’Arzo, spiega lo storico dell’arte Edoardo Agustoni, è capillare.

E non solo in palazzi e chiese del Canton Ticino, Lombardia e Piemonte, ma anche in altre città italiane come Venezia, Genova. Roma e Napoli. E le cave si ritrovano anche nello sguardo e nei taccuini dei viaggiatori tra Cinquecento e Ottocento.

La fortuna e la storia di cave e fornaci sono del resto ripercorse e riproposte, molto accuratamente, in un capitolo del libro. Per rinnovare, nello sguardo del lettore, lo stupore di una montagna ricca di storia. Passata, ma rivolta verso il futuro.

swissinfo, Françoise Gehring

2 luglio 2003: il lato svizzero del Monte San Giorgio viene iscritto nel Patrimonio mondiale dell’umanità dell’UNESCO
E’ una delle località fossilifere più importante al mondo per il Triassico medio (da 230 a 245 milioni di anni fa)
L’area geologica si estende su quasi 40 km quadrati e sconfina in Italia; interessa 14 comuni: 9 in territorio svizzero e 5 sul versante italiano

Al centro di importanti iniziative di rilancio – al Monte San Giorgio è stato anche dedicato un film – la regione della montagna sta vivendo una nuova stagione, grazie anche al riconoscimento UNESCO.

Diverse le attività di promozione. L’anno scorso è nata l’Associazione produttori di vino del Monte San Giorgio ed è stato creato un marchio di qualità di promozione dei vini provenienti da uve dell’area del Patrimonio mondiale.

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