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Esperimento svizzero a bordo dello Shuttle

LA missione dello spaceshuttle Columbia comprendeva anche due esperimenti di biomedicina promossi dal Politecnico di Zurigo.

Ma i risultati sono andati persi con l’esplosione della navicella.

I risultati dei due esperimenti svizzeri compiuti a bordo della navetta spaziale Columbia sono andati persi, ha dichiarato domenica all’ats Augusto Cogoli, direttore del gruppo di biologia spaziale che opera in seno al Politecnico federale di Zurigo (ETHZ).

I risultati di molti esperimenti vengono continuamente trasmessi a terra, ha affermato Cogoli. Ma nel nostro caso ciò non è stato possibile. I campioni sono stati fissati chimicamente e congelati a una temperatura di -12°C. La loro analisi era prevista poche ore dopo l’atterraggio, ha specificato Cogoli.

Cogoli, che ha espresso il suo turbamento per la tragedia umana consumatasi nei cieli americani, ritiene che ora le navette spaziali rimarranno a terra per due o tre anni, come avvenne dopo la catastrofe della Challanger nel 1986.

Un contraccolpo per la ricerca

Ciò rappresenta un contraccolpo per la ricerca, visto che pure l’Agenzia spaziale europea (ESA) ha già rinviato altri progetti. «Ma si andrà avanti», ha sottolineato Cogoli. L’ETHZ ha recentemente raggiunto buoni risultati con simulazioni a terra.

A bordo della Columbia erano in corso due esperimenti biomedici. Uno era volto a meglio capire il metabolismo del sistema immunitario umano, l’altro a mettere a punto un bioreattore che serve a misurare la crescita di determinate cellule.

Denominato Leukin, uno dei due esperimenti elvetici doveva servire a comprendere il metabolismo del sistema immunitario umano, più precisamente il comportamento dei linfociti.

«Analizzare il sangue in condizione di assenza di gravità – così aveva spiegato all’ats Cogoli qualche prima del decollo dello Shuttle – consentirà di meglio comprendere questo metabolismo».

L’altro esperimento svizzero è stato effettuato in collaborazione con le società Seyonic di Neuchâtel e Mecanex di Nyon (VD). Queste ultime sono state incaricate di costruire un bioreattore per misurare la crescita delle cellule di lievito da panetteria. L’ESA aveva dato mandato due anni fa all’ETHZ di realizzare il microapparecchio (biopack) che dovrebbe permettere di coltivare cellule di cartilagine di origine animale e umana nello spazio.

«Tali colture – secondo l’Ufficio degli affari spaziali a Berna- potrebbero svolgere un ruolo importante come fonti di trapianti per il trattamento di malattie e di ferite inerenti i vasi sanguigni e le articolazioni, in particolare del ginocchio».

La Svizzera nello spazio

La Svizzera partecipa direttamente a numerosi progetti internazionali legati allo spazio. Si tratta di un contributo importante che permette inoltre di mantenere nel paese una buona fetta di ricerca di punta.

Nel 2002 i contributti pubblici a favore dell’Ente spaziale europeo hanno raggiunto i 125 milioni di franchi. «Di questa cifra circa il 25 per cento è utilizzato per missioni con equipaggio nello spazio», spiega a swissinfo Daniel Neuenschwander, di Swiss Space Organisation, l’ente nazionale di coordinazione.

swissinfo e agenzie

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