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Gli svizzeri e il mondo: un rapporto ambivalente

La maggioranza degli svizzeri continua a non volere un'adesione all'UE Keystone

La maggioranza degli svizzeri sa che il proprio paese dipende dal resto del mondo, ma è scettica verso l’Unione europea e la globalizzazione. E non ama l’America di Bush.

Sono i dati di un sondaggio Univox, anticipati domenica dal settimanale NZZ am Sonntag.

Il rapporto degli svizzeri con il resto del mondo rimane segnato da una fondamentale ambiguità. Da una parte, con pragmatico realismo, gli svizzeri riconoscono l’importanza delle relazioni tra il loro paese, l’Europa e il resto del mondo. E non sono contrari alla collaborazione internazionale.

D’altro canto però non abbandonano la tradizionale propensione per l’isolazionismo e rimangono scettici nei confronti dei grandi organismi internazionali, prima fra tutti l’Unione europea.

È il quadro che emerge da un sondaggio Univox, realizzato dall’istituto GfS-Zurigo in collaborazione con l’Istituto di scienze politiche dell’Università di Zurigo nel febbraio scorso, su un campione di 714 cittadine e cittadini svizzeri.

Bilaterali sì, UE no

L’esempio più lampante del pragmatismo elvetico in materia di politica estera traspare dalle risposte relative al rapporto con l’Unione europea.

Mentre un’esigua minoranza rifiuta qualsiasi rapporto con l’UE, solo un terzo degli interrogati è propenso ad una futura adesione. È invece largo il sostegno dato agli accordi bilaterali bis, ma per molti intervistati questi devono essere l’ultimo passo dell’avvicinamento all’UE.

Più in generale, la maggioranza degli svizzeri sembra riconoscere e accettare che l’accresciuta interdipendenza tra i paesi richiede una maggiore collaborazione internazionale. Questa collaborazione non dovrebbe però toccare la difesa, le misure contro l’inflazione e la lotta alla disoccupazione.

D’altra parte, due terzi degli intervistati ritengono che la globalizzazione sia fra i responsabili della disoccupazione, che favorisca solo le grandi aziende e che riduca le capacità d’intervento dello stato. Solo una minoranza, seppure considerevole, pensa che la globalizzazione possa offrire vantaggi ad una piccola nazione come la Svizzera.

Americani poco amati

Pessimi voti ottiene anche il paese leader della globalizzazione, gli Stati Uniti. Solo il 6% degli intervistati sostiene ancora senza condizioni la grande potenza. Il 68% dichiara invece di non nutrire particolari simpatie per gli statunitensi, neppure in relazione all’11 settembre.

La solidarietà nei confronti degli USA dimostrata dagli svizzeri nell’autunno del 2001, dopo gli attentati alle torri gemelle e al Pentagono, è ormai stata spazzata via da un netto rifiuto della politica estera dell’amministrazione Bush, respinta dall’84% degli intervistati.

Sorprendente d’altro canto il fatto che ben il 79% degli intervistati dimostri comprensione per gli insorti in Iraq, pur aborrendo i metodi del terrorismo islamico.

Un risultato che Dieter Ruloff, professore di relazioni internazionali all’Università di Zurigo e principale responsabile del sondaggio, mette in relazione ad una sorta di “sindrome di Guglielmo Tell” che caratterizzerebbe gli svizzeri.

I risultati del sondaggio, parzialmente anticipati domenica dal settimanale NZZ am Sonntag, saranno pubblicati la prossima settimana sul sito del GfS di Zurigo.

swissinfo

Fra gli altri dati che emergono dal sondaggio Univox ce n’è anche uno sulla politica d’asilo. Quasi due degli intervistati ritiene che il governo in questo ambito faccia troppo poco.

I sondaggi Univox sono rilevamenti sul lungo periodo realizzati dall’Istituto GfS, generalmente in collaborazione con istituzioni universitarie, a partire dal 1986.

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