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Il delicato ruolo dell’orientatore

Diverse variabili influiscono sulla possibilità di ritrovare un impiego Keystone Archive

Da uno studio sullo Stato sociale in Svizzera, emerge la necessità di correttivi nelle strategie di reinserimento professionale.

In particolare, le funzioni di controllo e di sostegno in seno agli Uffici regionali di collocamento dovrebbero essere meglio differenziate.

La revisione parziale della Legge federale sull’assicurazione disoccupazione, risalente al 1995, ha sancito un importante cambiamento nella politica della lotta contro questo fenomeno.

Le nuove disposizioni hanno infatti segnato il passaggio da un strategia passiva – caratterizzata quasi unicamente dal versamento delle indennità – ad un orientamento assai più dinamico, che prevede misure d’integrazione, corsi di perfezionamento e programmi occupazionali.

Tuttavia, come emerge dal programma di ricerca quadriennale del Fondo nazionale dedicato allo Stato sociale (PNR 45), alcuni aspetti delle attuali strutture possono essere migliorati per ottenere risultati più soddisfacenti.

Duplice funzione



Una delle basi del dispositivo di assistenza è costituita dagli Uffici regionali di collocamento (URC), a cui spetta il compito di favorire il reinserimento del disoccupato e al contempo verificare che i beneficiari delle prestazioni si impegnino attivamente nella ricerca di un nuovo impiego.

Secondo Yves Flückiger, docente all’Università di Ginevra e responsabile del PNR 45, «la funzione di controllo e quella di sostegno dovrebbero essere maggiormente differenziate: la situazione attuale delegittima la posizione dell’orientatore, che in virtù del suo duplice ruolo suscita una certa diffidenza».

A suo parere, una più chiara distribuzione dei compiti in seno agli URC contribuirebbe a creare un rapporto di maggiore fiducia e cooperazione tra i disoccupati e chi funge da punto di riferimento.

Personale meglio preparato



Un altro aspetto evidenziato dallo studio è l’esigenza di una maggiore professionalizzazione per quanto concerne la formazione degli orientatori.

«Si tratta di un’attività fortemente influenzata dall’evoluzione della congiuntura», spiega Flückiger: «Quando la situazione è favorevole, gli effettivi degli URC sono spesso sensibilmente ridotti». Di conseguenza, se si ripresenta la necessità originata da un periodo negativo, «vengono assunti in tempi brevi diversi collaboratori, che non hanno evidentemente potuto beneficiare di un’adeguata preparazione».

Inoltre, sottolinea Flückiger, «appare sempre più chiaramente l’esigenza di una maggiore specializzazione in funzione dei differenti profili di disoccupati. Un approccio unico, spesso imposto da esigenze di centralizzazione, non si rivela affatto efficace».

A titolo di esempio, le persone rimaste prive di un’occupazione nel settore bancario presentano difficoltà di reinserimento particolari, diverse da quelle a cui sono confrontati alcuni cittadini di origine straniera scarsamente qualificati.

Accento sulla qualità



Tra gli elementi da migliorare, vi è poi l’esigenza di aumentare ulteriormente la qualità delle misure attive proposte alle persone senza lavoro.

«Un passo in questo senso è già stato compiuto dopo il 1999, quando è stata stabilita la necessità di proporre programmi differenziati e realmente utili al disoccupato», precisa Flückiger. In precedenza, infatti, si era badato piuttosto alla quantità: «Le misure risultavano quindi utili solo a corto termine e in breve tempo i problemi alla base della precedente perdita dell’impiego si ripresentavano».

L’obbiettivo che si deve perseguire è ora quello di elaborare strategie che rappresentino un vero e proprio investimento in ottica futura per il disoccupato. Più concretamente, «si devono offrire opportunità che servano non solo a far rientrare la persona nel mercato del lavoro, ma che le permettano di restarvi stabilmente », conclude Flückiger.

swissinfo, Andrea Clementi

I risultati del PRN 45 evidenziano due tendenze: le difficoltà dei disoccupati di lunga data a reinserirsi nel mercato del lavoro e l’inadeguatezza del sistema sociale svizzero nei confronti di chi vive sotto la soglia di povertà.

Sovente, le persone scarsamente qualificate si trovano confrontate con problemi relazionali e di salute, oltre allo scarso reddito.

Il mercato dell’impiego appare poco segmentato: non esiste cioè un settore principale con impieghi ben remunerati opposto ad un altro caratterizzato da precarietà e bassi redditi.

I progetti scientifici del Programma nazionale di ricerca «Problemi dello Stato sociale» (PNR 45), iniziati nel 2000, si sono conclusi l’11 marzo 2005.
Il fondi destinati al PNR 45 ammontano a 10 milioni di franchi.
I temi maggiori trattati sono quattro – mercato del lavoro/disoccupazione, handicap/invalidità, salute pubblica e politica sociale – per un totale di 35 studi.
I programmi nazionali di ricerca sono condotti dal Fondo nazionale svizzero su mandato del Consiglio federale.

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