Influenza aviaria, tanto lavoro poca paura
L'arrivo dell'influenza aviaria in Europa ha messo sotto pressione anche l'Istituto di batteriologia veterinaria dell'Università di Zurigo. swissinfo l'ha visitato.
Qui finiscono i campioni degli uccelli che potrebbero essere morti per l’H5N1: migliaia di analisi e una trentina di casi conclamati.
«Dovrà abituarsi all’odore», dice il professor Richard Hoop prima di aprire la porta dell’enorme locale in cui vengono eseguite le autopsie sugli animali all’Istituto di veterinaria dell’Università di Zurigo. Hoop dirige la sezione che si occupa delle patologie aviarie e in questi tempi di H5N1 è un uomo molto impegnato: dalla mole di lavoro che ha sommerso il suo istituto e dalle richieste d’informazione dei media.
La porta si apre, ma i tavoli per le autopsie sono vuoti e nell’aria non c’è un odore particolarmente strano. È un misto, leggero, di stalla e disinfettante. «È stata fortunata», dice Hoop. «Oggi è una giornata tranquilla».
Del resto, non tutti i corpi degli uccelli acquatici trovati morti finiscono su questi tavoli. «È una questione di sicurezza e di costi: i cadaveri vengono raccolti da persone formate a questo proposito, etichettati e conservati in modo adeguato vicino al luogo del ritrovamento», dice il professor Hoop spiegando che meno si muove un animale morto meno rischi ci sono di trasportare inavvertitamente degli agenti patogeni e di contagiare altri animali o esseri umani. «Per le analisi a noi bastano dei campioni rettali. Se poi constatiamo la presenza del virus, mandiamo a prendere l’uccello e facciamo un’autopsia completa».
Casi positivi
L’ufficio del professor Hoop è pieno di scatoloni dai quali sporgono le tute di sicurezza da indossare per le autopsie e per gli altri lavori che potrebbero mettere a rischio la salute degli specialisti. «Ne abbiamo dovute ordinare molte e per ragioni di spazio sono finite qui», si scusa Hoop. Sopra gli scatoloni c’è un quadretto che ritrae delle galline. «L’ho ereditato da mio nonno, ma solo dopo che ero già veterinario!», dice ridendo il professore. La sua è una passione nata da bambino. «Mi sono sempre piaciuti gli animali, in tutti in sensi». Anche culinari? «Sì, il pollo arrosto è delizioso».
Nel frigorifero del laboratorio ci sono le provette con i campioni di due cigni ancora da analizzare. Attraverso diverse manipolazioni il laboratorio può verificare la presenza di materiale genetico di virus influenzali e individuarne il sottotipo. «Se non c’è altro da fare, riusciamo a concludere un ciclo di analisi in una giornata», dice Hoop.
A Zurigo, il lavoro è cominciato ad ottobre ed è aumentato in modo considerevole a metà febbraio, con il ritrovamento del primo cigno positivo all’H5N1 nell’Europa occidentale. «Fino a quel momento avevamo fatto più di 1300 test e tutti erano negativi», racconta Silvia Dalessi, una dottoranda impegnata con le analisi. «Poi sono arrivati i primi test positivi. Oggi abbiamo superato i 30 casi: sono tutti positivi al virus influenzale A, sottotipo H5, mentre non abbiamo ancora trovato altri tipi d’influenza».
Ciò che interessa alla gente
Per l’Istituto di batteriologia veterinaria di Zurigo, quella attuale è un’esperienza faticosa, ma non particolarmente interessante da un punto di vista scientifico. «I colleghi in Asia hanno fatto degli studi approfonditi ed è poco probabile che si trovino elementi nuovi senza fare esperimenti su altri animali come gatti, maiali e cavalli», dice il professor Hoop.
«Per noi si tratta più che altro di stabilire se e dove ci sono focolai di H5N1 in Svizzera. Studiamo inoltre se il virus viene trasportato e si diffonde da una regione all’altra o no». A questo scopo si pensa di osservare rapaci, corvi, gabbiani e altri uccelli che si cibano di carogne per vedere se in determinate condizioni possono trasportare e diffondere il virus.
Di questo, probabilmente nei media si parlerà poco. «A fare sensazione è stato il primo caso di H5N1 in Svizzera o la storia del gatto trovato positivo al virus in Germania», constata Hoop. «Ora cominciano ad arrivare i dati interessanti, ma c’è solo qualche giornalista scientifico che tenta di approfondire l’argomento. Se si fa un’analisi di quello che è stato pubblicato fin qui è preoccupante constatare quanto pochi siano i tentativi di spiegare in modo fondato alla gente cosa sia l’influenza aviaria».
Aspettando la fine delle migrazioni
Tutti i test svizzeri positivi all’influenza aviaria, spiega Silvia Dalessi, provengono da animali morti nella zona del lago Bodanico. Solo uno, il primo, è stato ritrovato sul lago di Ginevra. Si tratta di zone che confinano con regioni della Francia e della Germania dove è stata appurata la presenza del virus. In Svizzera, per il momento, non sembrano esserci focolai d’infezione.
«Si stanno facendo molte ipotesi sul perché e il come il virus si stia spostando: i movimenti di pollame, gli uccelli importati illegalmente, gli uccelli migratori», continua Silvia Dalessi. «A mio avviso, tutti e tre i fattori hanno un ruolo». In Svizzera, la zona dove sono stati ritrovati i migratori morti è circoscritta e sono state messe in atto delle misure di protezione. «Ciò ci lascia ben sperare. Il virus non dovrebbe trasmettersi al pollame domestico».
L’Istituto sta intanto aspettando la fine di aprile che coincide con la fine del periodo migratorio. «Con la stagione calda muoiono meno uccelli», conclude Richard Hoop. «In marzo abbiamo analizzato 50-60 campioni ogni giorno. Penso che passeremo a 5-10. Finalmente, se tutto va secondo le previsioni, potremo riprendere fiato e pensare anche alle vacanze o a dei finesettimana lontani dal laboratorio».
swissinfo, Doris Lucini, Zurigo
L’influenza è un’infezione causata da tre tipi di virus: A, B e C.
All’origine dell’influenza aviaria c’è un virus di tipo A.
I virus di tipo A sono rivestiti da un involucro formato da due tipi di proteine: l’emoagglutinina (H) e la neuraminidasi (N).
Esistono 16 tipi di H e 9 tipi di N; la loro combinazione definisce il sottotipo del virus.
All’interno dello stesso sottotipo, per esempio l’H5N1 dell’influenza aviaria, il virus può assumere diversi profili genetici (genotipi) più o meno patogeni.
L’Istituto di batteriologia veterinaria dell’Università di Zurigo collabora con le autorità federali ed è il laboratorio svizzero di riferimento per le malattie animali altamente contagiose.
L’Istituto analizza i campioni prelevati tramite un tampone rettale da tutti gli uccelli trovati in Svizzera e la cui morte potrebbe essere stata causata dall’influenza aviaria.
I campioni positivi all’H5 vengono inviati al laboratorio europeo di riferimento di Weybridge (Inghilterra), dove vengono effettuate le controanalisi che stabiliscono se si tratta di H5N1.
L’Ufficio federale di veterinaria collabora anche con l’Istituto di virologia e immunoprofilassi di Mittelhäusern al quale sono affidate le analisi relative ai programmi di monitoraggio degli uccelli migratori.
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