Inondazioni: gli ambientalisti fanno pressione
Le organizzazioni ambientaliste elvetiche chiedono un maggiore impegno del governo nel garantire una protezione efficiente contro l'innalzamento delle acque.
Per le autorità federali, l’attuale ripartizione delle competenze fra cantoni e comuni è giustificata, perché tiene conto delle differenze regionali.
Dopo le alluvioni che a fine agosto hanno colpito numerose regioni della Svizzera, da più parti si sono levate voci critiche. Fra queste, le richieste di stanziamento di maggiori crediti.
Un’aperta polemica è stata sollevata dal sindaco di Berna, che ha accusato le autorità cantonali di non prendere abbastanza sul serio il loro compito.
In Svizzera, la protezione contro le inondazioni sottostà all’autorità dei 26 cantoni. Le autorità federali hanno solo un compito di sorveglianza. I costi delle infrastrutture di protezione sono ripartiti fra Confederazione, cantoni e comuni.
Per Andreas Götz, vice direttore dell’Ufficio federale delle acque e della geologia (UFAEG), questa suddivisione ha una giustificazione logica: «In Svizzera vi sono regioni molto differenti fra loro. I cantoni possono quindi lavorare in modo più mirato».
Pressioni e coordinazione
La Fondazione svizzera per la protezione e la cura del paesaggio (FSCP) non vede alcuna ragione per mettere in dubbio il principio del federalismo in ambito di protezione contro le inondazioni. Auspica però una migliore coordinazione.
«Il sistema federalista può avere come effetto che ogni comune decide solo per sé stesso, soprattutto in situazioni d’urgenza», spiega Richard Patthey.
La Fondazione chiede una pianificazione del territorio intelligente, che permetta di meglio controllare gli straripamenti di fiumi e laghi. In particolare, dev’essere garantita una distanza minima fra le costruzioni e i corsi d’acqua, nonché il processo di rinaturalizzazione.
Anche Andreas Knutti, del WWF Svizzera è dello stesso parere: «Saremmo felici se le autorità federali intraprendessero talune azioni e facessero pressione sulle autorità comunali», afferma.
La suddivisione dei compiti in ambito di inondazioni si giustifica, soprattutto quando le autorità federali coordinano le differenti attività.
Interessi politici
Greenpeace Svizzera esprime dal canto suo alcune critiche. La decisione della Confederazione di limitarsi a scelte strategiche in ambito di protezione del clima è opinabile.
«Le circostanze attuali ci obbligano ad adottare velocemente delle misure per proteggere il clima», sostiene Alexander Hauri di Greenpeace che critica soprattutto le lobby dei settori delle auto e dei carburanti. Secondo lui, esse si comportano in modo irresponsabile, spinte soltanto da interessi politici.
Limitare il diritto d’azione di società e organizzazioni in ambito di protezione contro le inondazioni poi, non potrà servire a migliorare la situazione.
«Ci saranno sempre interessi divergenti. Si devono quindi intavolare discussioni con tutti gli interessati allo scopo di giungere a una soluzione», afferma Andreas Götz.
I costi per la costruzione di strutture di protezione sulle sponde dei fiumi Reno, Rodano e Linth ammontano a miliardi di franchi.
Risparmi
Ad aggravare la situazione, ci si mettono anche i risparmi che lo Stato vuole effettuare, come in altri settori, anche in quello della protezione contro le inondazioni. Confederazione, cantoni e comuni sono costretti a fare degli sforzi in tal senso.
Götz non è l’unico a dimostrarsi scettico verso tali misure di risparmio. Anche le organizzazioni ambientaliste, l’Associazione svizzera di economia delle acque e l’Associazione dei forestali svizzeri mettono in guardia nei confronti di eventuali passi falsi.
Negli ultimi tempi, la Confederazione si è defilata dalla sua corresponsabilità nella protezione delle foreste. In fin dei conti, lo Stato stanzia più fondi per la riparazione dei danni che non per la loro prevenzione.
Il WWF non vuole sentire la musica sulla mancanza di fondi e chiede che si adottino nuove soluzioni. L’organizzazione propone ad esempio che una determinata percentuale della tassa sulle acque sia utilizzata per finanziare progetti di rinaturalizzazione dei corsi d’acqua. Si tratterebbe così di generalizzare una pratica che ha già dato i suoi frutti a livello regionale.
Bisogno di tempo
Il vice direttore dell’UFAEG sottolinea inoltre che si dovrebbe accettare il fatto che non è possibile garantire una protezione assoluta contro le inondazioni.
Entro dieci anni dovrebbe essere redatta una cartina delle zone svizzere a rischio a livello geologico e idrologico. «Abbiamo a disposizione pochi esperti ed è necessario del tempo per impiantare la nuova filosofia delle inondazioni», sostiene Götz.
«Dopo le recenti alluvioni, si è rafforzata l’idea secondo cui la carta dei rischi è da considerarsi uno strumento base di lavoro molto importante», aggiunge.
La FSCP mette però in guardia dalle eccessive dimostrazioni di ottimismo. La carta suscita controversie. Gli effetti economici dell’eventuale limitazione della possibilità di costruire sarebbero molto importanti.
swissinfo, Urs Geiser
(traduzione, Anna Passera)
La protezione contro le inondazioni è compito dei cantoni. Le autorità federali hanno un ruolo di sorveglianza e di coordinamento.
Nel 1987 e nel 1999, gravi inondazioni causarono danni per 8 miliardi di franchi.
La recente alluvione ha causato danni per 2 miliardi di franchi. A questi si aggiungono i costi miliardari per il rinnovo di strutture di protezione lungo i maggiori fiumi elvetici.
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