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Medico di famiglia: presto una rarità?

Il Consiglio federale vuole ridurre il numero degli studi medici privati, introducendo un numerus clausus swissinfo C Helmle

In Svizzera come un po' ovunque in Europa, si registra una preoccupante diminuzione di medici generalisti.

Mancano gli incentivi per spingere i nuovi diplomati a scegliere questo tipo di carriera, che richiede sacrifici ed è spesso svantaggiata rispetto a quella di altri medici specialisti.

«Fra i medici di famiglia mancano nuove leve», afferma a swissinfo il dottor Hansueli Späth, della Società svizzera di medicina generale (SSMG). «Per il momento non possiamo ancora parlare di penuria, ma di questo passo essa diverrà una preoccupante realtà».

I dati confermano questa tendenza: mentre nel 2003 le università elvetiche hanno distribuito 150 diplomi in medicina generale, due anni dopo il loro numero si è ridotto a 68.

«Medico di famiglia? Ma chi glielo fa fare?» Per Anne-Marie Bollier, farmacista e rappresentante dell’Organizzazione svizzera dei pazienti (OSP), non ci sono dubbi: i camici bianchi hanno sempre meno interesse a scegliere la carriera da generalista.

Difficile infatti per un giovane medico decidere di optare per una professione che offre un futuro incerto e sempre più in salita.

Lacune nel sistema di formazione

I problemi cominciano già a monte, nel periodo della formazione accademica. Poche università offrono infatti una specializzazione ad hoc in medicina generale.

Per quanto riguarda il praticantato poi, i posti a disposizione sono veramente pochi. Solo gli ospedali possono infatti permettersi degli assistenti, mentre i medici che hanno un ambulatorio privato non ricevono alcuna sovvenzione in tal senso dai cantoni. «È paradossale, ma con questo sistema i medici di famiglia non hanno la possibilità di formarsi direttamente sul terreno», sottolinea il membro della SSMG.

Convincere i giovani a scegliere la professione del generalista si scontra anche a ragioni pratiche, legate ai ritmi di lavoro particolarmente pressanti. La loro è una vera e propria missione, soprattutto quando esercitano nelle zone di campagna, dove non di rado sono gli unici dottori nel giro di chilometri. Spesso costretti a stare di guardia giorno e notte, sette giorni su sette, essi non ricevono per questo alcuna compensazione economica.

Il problema della penuria dei medici di famiglia si registra anche in altri Paesi europei. A differenza della Svizzera però, alcuni di loro sono corsi ai ripari per cercare di arginare il problema. In Francia, ad esempio, il governo ha adottato una politica volontarista, prevedendo di pagare una sovvenzione per ogni visita ai medici di famiglia che esercitano in regioni isolate.

Poco sostegno politico

E in Svizzera? «In Svizzera sembra si faccia di tutto per non incentivarli», sostiene Anne-Marie Bollier.

A remar loro contro ci pensano ad esempio le casse malati, che sempre più portano avanti una strategia limitativa dell’offerta del medico curante. «Se un medico non è nella lista della cassa malati, rischia che poi il paziente affiliato non riceva il rimborso della prestazione ottenuta», fa notare la rappresentante dell’OSP.

Anche politicamente sono state prese delle decisioni piuttosto impopolari. Dalla dichiarazione del Consiglio federale di volere introdurre il numerus clausus degli studi medici privati (la cosiddetta «Ärztes STOP»), al contestato TARMED, il sistema tariffario delle prestazioni di cura introdotto in tutto il Paese all’inizio del 2004.

Esso prevede un montante forfetario di remunerazione a seconda della prestazione fornita. «I medici generalisti sono penalizzati, perché rispetto agli specialisti effettuano meno ‘gesti tecnici’, per i quali il TARMED prevede una migliore remunerazione», spiega Anne-Marie Bollier.

Manifestazioni di protesta

La riduzione della tariffa per le analisi di laboratorio, decisa dal governo ai primi di novembre del 2005, riduce ulteriormente il margine di manovra degli ambulatori privati, mettendo in pericolo gli impieghi di numerosi assistenti di studi medici.

Per le organizzazioni del settore, questo provvedimento non è che la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

In segno di protesta, la SSGM ha organizzato una manifestazione che si terrà davanti a Palazzo federale a Berna, il prossimo primo d’aprile. Parallelamente, è stata lanciata una petizione volta ad appoggiare maggiormente l’operato di questi attori del sistema sanitario.

«Per la medicina di famiglia è una questione di sopravvivenza. Ma indebolirla ulteriormente andrebbe a discapito di tutti», conclude Hansueli Späth.

swissinfo, Anna Passera

TARMED è il tariffario medico unificato valido per tutta la Svizzera.

Esso prevede una tariffa precisa per le singole prestazioni mediche.

Ogni prestazione corrisponde ad un numero di punti, risultato della somma della prestazione medica (PM) e di quella tecnica (PT).

Con la PM si corrisponde il salario del medico in base al tempo necessario per svolgere la prestazione.

Con la PT sono rimborsati i costi per le infrastrutture necessarie (studio medico, personale, attrezzature, materiale).

14’408 medici in proprio in Svizzera nel 2002 (pari a 196 per 100’000 abitanti).
Di cui 4899 medici di famiglia.
60% ca. dei medici generalisti ha più di 50-55 anni.
Sempre più donne studiano medicina.
Nel 1980 esse erano il 26% dei giovani diplomati.
Nel 2001 il 50%.

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