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Un pitbull come messaggio di aggressività

Chi detiene un pitbull partecipa alla lotta di classe secondo gli antropologi Keystone

Dopo Vallese e Friborgo, anche Ginevra ha adottato drastiche misure per lottare contro i cani pericolosi. Altri cantoni come Basilea o Zurigo stanno studiando misure simili.

Mentre da più parti si chiede al governo di promulgare una legge federale sui cani pericolosi, il dibattito sul tema si fa sempre più acceso. Due antropologi spiegano questo fenomeno a swissinfo.

La svizzera Jacqueline Milliet, collaboratrice scientifica presso in Centro nazionale di ricerca scientifica di Parigi (CNRS) non è sorpresa dall’accesa diatriba sui cani pericolosi che da mesi è in corso in Svizzera.

Un dibattito che supera a suo avviso la reazione – seppur legittima – alla morte di un bimbo di sei anni, lo scorso mese di dicembre a Zurigo, attaccato da tre pitbull terrier mentre si stava recando a piedi a scuola. La polemica è stata ulteriormente fomentata lo scorso 9 agosto quando a Ginevra un altro molosso ha azzannato e sfigurato il volto di un bimbo di 17 mesi che con la madre passeggiava in un parco della città.

«Da un po’ di tempo, nei paesi occidentali, il rapporto con gli animali è balzato agli onori della cronaca», constata l’antropologa specializzata nello studio delle relazioni fra uomo e animali. «Gli animali infatti sono un pretesto per parlare di noi e dei nostri comportamenti nella società».

Anche per l’etnografo Jacques Hainard il moltiplicarsi di eventi tragici come quelli di Zurigo e Ginevra non giunge totalmente inaspettato: «Malauguratamente la società occidentale si dimostra sempre meno in grado di tenere gli animali al loro posto», afferma il direttore del Museo d’etnografia di Ginevra.

Amici di vecchia data

Occorre ricordare che i molossi sono entrati da lungo tempo nella vita dell’uomo. «Nelle città i cani pericolosi sono sempre esistiti. I loro combattimenti erano d’altronde assai popolari. Fino alla nascita delle prime associazioni di protezione degli animali, nel XIX secolo, nessuno contestava tali pratiche violente né tantomeno l’esistenza di simili ‘belve’», racconta Jacqueline Millet.

I movimenti di protezione degli animali hanno modificato il rapporto dell’uomo con questi esseri viventi. Ed è proprio nel XIX secolo, sottolinea l’antropologa, che la detenzione di animali di compagnia si è democratizzata.

Come spiegare allora che i pericolosi molossi del passato siano tornati tanto in auge negli ultimi anni? La ricercatrice del CNRS spiega così questa tendenza: «Gli animali da compagnia permettono agli uomini di esistere in una società dove l’individualismo ha raggiunto il suo parossismo. In pratica i proprietari di cani pericolosi lanciano il seguente messaggio: è il mio cane e se voglio che sia aggressivo è nel mio diritto di cittadino».

Per Jacqueline Mailliet possedere un animale da compagnia è quindi la manifestazione di una certa volontà di dominio: «Il proprietario controlla tutto dell’animale: dalla sessualità, all’alimentazione fino agli spostamenti. Quando poi passeggia con un molosso per le vie della città, il suo detentore mostra a tutti il suo potere di suscitare la paura generale. È un modo per lui di sentirsi esistere nella società».

Come i 4×4

Possedere un pitbull è inoltre un elemento della lotta di classe, sostiene la ricercatrice. «È un segno esterno di aggressività, come lo è essere proprietario di un imponente veicolo 4×4».

Non avendo ancora studiato a fondo il fenomeno, Jacqueline Milliet rifiuta di azzardare il ritratto tipo del detentore di pitbull e di altri molossi. Ma non nega che questo segno esterno di potere possa essere una risposta simbolica alle classi agiate della società che mostrano dal canto loro il proprio dominio sugli altri viaggiando in 4×4. Ciò spiegherebbe tra l’altro il fatto che in Francia molti detentori di pitbull abitino nei sobborghi più sinistrati delle città.

Anche Jacques Hainard è impressionato dalla violenza legata alla detenzione di cani pericolosi e dall’asprezza dei dibattiti sul tema: «È la dimostrazione del fatto che la gente prova un’attrazione/repulsione nei confronti delle barbarie. Un comportamento che non si può certo definire una novità, ma che viene amplificato in una società come la nostra in continuo cambiamento, dove il dibattito è in crisi un po’ in tutti i settori», sostiene.

«Ogni mutazione della società genera violenza e siccome si fa fatica a canalizzare questi comportamenti si cerca di mitigarli attraverso la detenzione di animali da compagnia», conclude dal canto suo Jacqueline Milliet.

swissinfo, Frédéric Burnand a Ginevra
traduzione, Anna Passera

Dal 1. gennaio 2006 in Vallese sono vietate 12 razze di cani pericolosi. Guinzaglio e museruola sono obbligatori per gli altri cani pericolosi.

Friborgo ha varato in luglio un progetto di legge per vietare i cani pericolosi.

Nel canton Giura il governo ha chiesto a un gruppo di lavoro di elaborare un progetto di legge sui cani entro fine 2006.

Da alcuni mesi Berna ha introdotto corsi obbligatori per proprietari di cani pericolosi.

Zurigo sta elaborando un nuovo progetto di legge che prevede un’autorizzazione speciale per la detenzione di alcune razze di cani.

Basilea-Città ha introdotto dal 2001 l’autorizzazione obbligatoria per la detenzione di otto razze di cani. Un nuovo progetto di legge è in fase d’elaborazione.

Presto, potrebbe esserci anche una legge federale. Il Parlamento sta discutendo a livello di commissioni di un progetto di legge.

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