Una valle quasi al centro della Rosa dei Venti
La Val Bavona è una valle glaciale a forma di U, situata a nord ovest del Ticino. E' un luogo aperto ai quattro venti che spazzano l'Europa.
La valle è caratterizzata pertanto da una costante instabilità metereologica che si sviluppa frequentemente con caratteri estremi.
È qui che si trovano i nuclei abitativi: dodici frazioni spartite tra i Comuni di Bignasco e Cavergno, chiamate terre: Mondada, Fontana, Alnedo, Sabbione, Ritorto, Foroglio, Roseto, Fontanellata, Faedo, Bolla, Sonlerto, San Carlo.
Distanziate tra loro da circa 1 km, sono abitate oramai solo durante la bella stagione; terrieri sono gli abitanti. Le terre si estendono per circa 10 km tra Cavergno, a 450 metri di quota, e San Carlo, a 950 metri, immediatamente sotto il Basòdino, alto 3272 metri. Tutto il resto sono rocce, valloni scoscesi, ghiacciai in una corona di cime che sfiorano i 3000 metri.
Ovunque la pietra: dirupi altissimi; depositi di detriti dovuti alle frequenti inondazioni e agli straripamenti dei riali; anfratti funzionali per uomini e animali – grondàn, cantìn e splüi – ricavati dalle frane di grandi massi, e trasformati in cascine attraverso la lavorazione della pietra a secco.
La storia della Val Bavona, a partire dal 1500 fino alla metà del 1900, è profondamente caratterizzata dalla transumanza lungo i ripidi versanti della valle e sui terrazzi sopra gli strapiombi.
La fascia che si estende tra il fondovalle e gli alpi, tra gli 800 e i 1400 metri, è infatti costellata di pareti verticali, solo talvolta interrotte dalle cenge, piccole strisce di terra dove, con la gerla e la ranza, principalmente le donne salivano a tagliare quel poco fieno che vi cresceva.
Oltre i 1300 metri, attraverso impervi sentieri, si giunge alla zona dei monti dove si trovano i maggenghi, gli appezzamenti ricavati sui terrazzi glaciali, sedi dei pascoli primaverili e autunnali delle mandrie.
Gli alpi della Val Bavona, invece, occupano l’area che va dai 1500 ai 2200 metri, fino al limite della vegetazione, e sono caratterizzati da pascoli ripidi e sassosi e condizioni ambientali talmente ostili che nel 1900 furono abbandonati l’uno dopo l’altro. Su ogni alpe erano costruiti cascinali sui terrazzi o sui pianori naturali, a diversi livelli, denominati corti.
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