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Il cuore e le nuove frontiere della ricerca

Il Cardiocentro a Lugano nella rete internazionale della ricerca Ti-Press

Il cuore si può rigenerare. Ma come? Utilizzando cellule staminali per i riparare i danni cardiaci. A Lugano scienziati di fama mondiale, come Piero Anversa, hanno fatto il punto sulla ricerca.

Negli ultimi decenni la ricerca cardiovascolare internazionale ha compiuto passi da gigante grazie anche al notevole contributo scientifico della Svizzera e del Ticino.

È proprio al Cardiocentro a Lugano che nel 2004 l’equipe guidata dal primario Tiziano Moccetti ha eseguito, per la prima volta in Svizzera, un trapianto di cellule staminali nel cuore di un paziente colpito da infarto miocardico. Per la terapia si utilizzano cellule staminali adulte prelevate dal midollo osseo del paziente. Da allora i pazienti sottoposti a questa terapia sono stati quasi settanta.

Gli occhi della speranza sono dunque stati puntati sul Cardiocentro, che ha ospitato, i primi due giorni di luglio, il congresso internazionale dedicato alle cellule staminali e alle loro potenzialità terapeutiche, con particolare attenzione alla medicina e alla ricerca cardiovascolare.

Un passo alla volta

Se le prospettive in questo campo sono incoraggianti, occorre però tenere presente che la ricerca è fatta anche di inevitabili insuccessi. In una pubblicazione fresca di stampa, la Fondazione svizzera di cardiologia sottolinea che “le recentissime conoscenze acquisite nel campo della terapia delle lesioni al cuore mediante cellule staminali pongono un freno alle aspettative troppo euforiche”.

Perché? “Perché le cellule staminali utilizzate in clinica – prosegue la Fondazione – solo in piccola parte si sviluppano fino a diventare delle cellule miocardiche efficienti. In quali condizioni lo fanno? Se la ricerca riuscirà a dare una risposta a questa domanda, dall’apparente insuccesso potrà derivare un sicuro progresso”.

Un progresso che dipende da una ricerca molto costosa ma indispensabile per costruire ragionevoli speranze. In Svizzera la legge sulle cellule staminali, entrata in vigore il primo marzo del 2005, autorizza, a determinate condizioni, la derivazione di cellule staminali da embrioni soprannumerari umani e la ricerca sulle cellule staminali.

La prudenza del ricercatore

Giovanni Pedrazzini, cardiologo e vice primario del Cardiocentro, sa bene che la ricerca richiede tempi lunghi. “Quando si parla di cellule staminali – spiega a swissinfo – occorre essere molto prudenti. Sappiamo che dal profilo biologico queste cellule funzionano e che possono essere potenzialmente molto efficaci. Questo potenziale rimane però non dimostrato, almeno per ora”.

Il compito della scienza è pertanto quello di verificare nei diversi campi della medicina (cardiologia, neurologia, ecc), l’efficacia delle cellule staminali nei diversi tipi di patologia. “Dal profilo biologico e cellulare – aggiunge Pedrazzini – si è visto qualcosa. Mancano però ancora degli elementi per stabilire se davvero queste cellule staminali funzionano”.

Un lavoro che appassiona gli esperti del Cardiocentro, coinvolti in numerosi progetti di ricerca su scala internazionale e consapevoli delle difficoltà da superare. “Il compito del ricercatore – sottolinea Giovanni Pedrazzini – è prima di tutto di essere onesto e molto prudente. Ottimisti senz’altro, ma anche molto realisti sui risultati effettivi delle applicazioni terapeutiche. Noi ci crediamo, ed è per questo che investiamo energie, forze e mezzi. Ed è per questo che nella valutazione dei risultati poniamo al centro il rigore scientifico”.

Lugano nella rete internazionale

Nel laborioso percorso della ricerca, il Cardiocentro è inserito in una rete internazionale. “Siamo costantemente in contatto con centri di ricerca – aggiunge il vice primario – che ci permettono di verificare i nostri risultati su scala mondiale”. Un lavoro di punta, quello svolto a Lugano, che si sviluppa in collaborazione con centri universitari svizzeri ed esteri.

Il Cardiocentro collabora anche con centri prestigiosi come quelli in cui opera il professor Piero Anversa, uno dei maggiori esperti mondiali di cellule staminali cardiache. “Contatti e collaborazioni ad alto livello – conclude Giovanni Pedrazzini – sono indispensabili per portare avanti progetti di ricerca molto ambiziosi”

Piero Anversa, scienziato parmigiano emigrato da oltre vent’anni negli Stati Uniti per le sue ricerche, era a Lugano tra i congressisti. Attivo al “Brigham and Womens Hospital” e presso l’Università di Harvard a Boston, ha scoperto per primo l’esistenza delle staminali cardiache nei mammiferi, uomo compreso.

Il cauto ottimismo dei luminari

Piero Anversa è considerato un vero e proprio luminare nel campo delle ricerche che potrebbero portare alla rigenerazione del tessuto cardiaco e dare quindi una nuova speranza a chi è colpito da scompenso cardiaco grave, a seguito di infarto o di altri eventi acuti.

Anversa e il suo gruppo di ricercatori hanno individuato nel cuore (recentemente anche nel cuore umano) la presenza di cellule staminali e hanno dimostrato che le cellule staminali ematopoietiche del midollo si possono differenziare e si possono utilizzare per riparare i danni cardiaci.

“L’attuale obiettivo dei ricercatori – spiega a swissinfo il professor Anversa – è di trasferire in campo clinico quello che è già stato dimostrato sperimentalmente”. Negli Stati Uniti il gruppo di ricerca del professor di origine italiana sta infatti procedendo al reclutamento dei pazienti a cui verranno impiantate delle cellule staminali.

I cuori malati possono dunque sperare di trovare una nuova vita? “Direi che c’è un cauto ottimismo quanto all’uso di cellule staminali per riparare i danni cardiaci. Ovviamente siamo agli albori della ricerca, che richiede una serie di inevitabili passi. Ma quello che davvero sembra prospettarsi, è una terapia nuova per l’insufficienza cardiaca”.

swissinfo, Françoise Gehring, Lugano

La ricerca sulle cellule staminali ha spalancato le porte a tante domande, molte delle quali ancora senza risposta.

Si stanno ancora studiando, per esempio, le metodologie migliori per riuscire a mantenere e crescere in laboratorio le cellule staminali, mentre occorre fare chiarezza su quali siano le loro reali e potenziali applicazioni terapeutiche.

Questo tipo di ricerca, al centro di vivaci confronti anche livello scientifico, è seguito con grande attenzione a livello pubblico per le spiccate implicazioni etiche e legali.

Lo sforzo congiunto del Cardiocentro Ticino e del Laboratorio di Diagnostica Molecolare di Lugano ha portato alla creazione, all’interno del Cardiocentro, di un Laboratorio di Terapia Cellulare specializzato nella preparazione e nel trattamento cellulare.

Uno degli scopi di questa struttura è quello di isolare le cellule staminali del paziente che ha subito un infarto e reimpiantarle, dopo purificazione, direttamente nel muscolo cardiaco.

Per la terapia si utilizzano cellule staminali adulte prelevate dal midollo osseo. Si tratta di cellule staminali multipotenti, cioè capaci di differenziarsi, sotto adeguati stimoli, in tutta una serie di cellule specializzate nei più svariati compiti.

Superata la fase sperimentale, ora questa terapia viene portata direttamente a beneficio del paziente il quale, dopo essere stato ricoverato per un infarto, potrà vedere le sue cellule staminali reimpiantate nel suo cuore danneggiato e potenzialmente recuperare l’attività del muscolo cardiaco.

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