A scuola dietro le sbarre
Da 25 anni, l'associazione di volontariato Auxilia Formation aiuta i detenuti dei penitenziari svizzeri a migliorare le loro conoscenze. Tra le materie che vanno per la maggiore spiccano l'inglese e il francese, ma il programma prevede anche la preparazione al ritorno alla vita in libertà.
«Chi apre la porta di una scuola, chiude una prigione» soleva dire Victor Hugo. In un certo senso, questo aforisma potrebbe essere il motto di Auxilia Formation. Insegnanti volontari nei penitenziari, i membri di questa associazione sono convinti che l’educazione nel contesto carcerario costituisce un fattore di prevenzione della recidiva e uno strumento per facilitare il rientro del detenuto nella società.
La pensa così anche il direttore del carcere regionale di Thun (Berna), Paul Loosli, secondo cui la formazione in prigione «contribuisce direttamente alla realizzazione di una funzione fondamentale prevista dal nostro diritto penale: la prevenzione di nuovi reati e la risocializzazione dei detenuti».
Estirpare la criminalità? Un’utopia!
La presidentessa di Auxilia, Helen Kraemer, insegnante navigata e cosmopolita (ha lavorato per 25 anni in Giappone), sottolinea che «l’idea stessa che sia possibile estirpare la criminalità è pura utopia».
Tuttavia, ascoltando le testimonianze sul lavoro svolto dalla sua organizzazione di cui quest’anno ricorre il 25esimo anniversario, si ha la netta sensazione che, nel complesso, la formazione in prigione non può che giovare alla società.
L’insegnamento in carcere, in effetti, è un’idea relativamente recente. In Svizzera, sta prendendo sempre più piede, ma la richiesta dei 124 penitenziari, che nel 2008 ospitavano 5’780 detenuti di cui il 94,2% uomini e il 69,7% stranieri, rimane elevata.
È il caso in particolare di alcune strutture di detenzione preventiva dove il lavoro di Auxilia è particolarmente apprezzato.
Lista d’attesa a Champ-Dollon
Nel penitenziario di Champ-Dollon (Ginevra), ad esempio, Auxilia organizza corsi per corrispondenza in inglese e matematica e, una volta alla settimana, tre insegnanti volontari impartiscono lezioni private di francese e matematica a nove detenuti.
Secondo Jean-Pierre Métroz, uno dei volontari, generalmente gli allievi sono molto riconoscenti per questa opportunità. Per loro, ricevere un insegnamento è un modo «per mantenere un po’ di dignità».
Ma a Champ-Dollon la domanda è lungi dall’essere soddisfatta e malgrado i due insegnanti permanenti assegnati dallo Stato che, a loro volta, impartiscono lezioni più volte la settimana, un’ottantina di detenuti che desiderano ricevere una formazione sono stati messi in lista di attesa.
D’altro canto, a dispetto dei gravi problemi che affliggono il carcere di Champ-Dollon (540 detenuti anziché i 270 previsti, di cui il 90% stranieri), Jean-Pierre Métroz si dice positivamente impressionato dall’atmosfera relativamente tranquilla che si respira tra le mura del penitenziario. Il rispetto mostrato dai detenuti (non ci si da del tu) è in ogni caso notevole.
Com’è nata Auxilia
Nondimeno, con la sua trentina di insegnanti, Auxilia non può che svolgere un ruolo complementare in questo settore e, paradossalmente, se la situazione nelle prigioni svizzere fosse migliore, Auxilia non avrebbe ragione di esistere.
A sostenerlo è André Kuhn, professore di criminologia all’Università di Losanna secondo cui «le associazioni come Auxilia compiono un lavoro straordinario e indispensabile, ma in un sistema ideale non dovrebbero esistere, in quanto la presa a carico dei detenuti (compreso l’aspetto educativo) dovrebbe essere di competenza dello Stato…».
Auxilia Svizzera (associazioni analoghe sono attive anche in Francia, Belgio e Spagna) è stata fondata nel 1984 da Simone Payne, un’insegnante francese all’epoca residente in Svizzera. In seguito a un incontro casuale con il direttore del carcere di Bois Mermet (Vaud), Simone Payne aveva lanciato un appello sugli organi di stampa per reclutare volontari disposti a impartire lezioni in ambito carcerario. Ed è così che è nata Auxilia
All’inizio, tutti i corsi si tenevano per corrispondenza, ma con il passare del tempo, in particolare dopo l’arrivo in Svizzera di una folta popolazione carceraria multiculturale, si è andata vieppiù affermando la necessità di un rapporto diretto con i professori.
Scarsa alfabetizzazione
Il compito è tutt’altro che facile, poiché a volte i detenuti sono scarsamente alfabetizzati e spesso hanno una bassa autostima. L’insegnante, quindi, deve armarsi di molta pazienza e dar prova di grande umanità.
Nel 2008, Auxilia ha tenuto 216 corsi (di cui 13 per corrispondenza) in 18 penitenziari svizzeri. Tre su quattro sono corsi di lingua (soprattutto francese e inglese).
Nel 1998, Auxilia ha acquisito notorietà in Svizzera e all’estero grazie ad alcuni corsi innovativi e inediti di «preparazione all’uscita dal carcere». Il loro scopo: aiutare i detenuti che stanno per essere rimessi in libertà a calarsi nelle situazioni con cui saranno confrontati una volta usciti di prigione.
Ad esempio, si preparano a spiegare un potenziale datore di lavoro le circostanze e i motivi per cui sono finiti dietro le sbarre, senza nascondere la verità, ma anche senza sminuirsi.
Auxilia è sostenuta principalmente da donazioni private, ma diversi Cantoni partecipano al finanziamento dei corsi versando un importo proporzionale al numero di allievi.
Principio: in vigore dal 1° gennaio 2007, l’articolo 82 del Codice penale svizzero stabilisce che «al detenuto idoneo deve per quanto possibile essere data la possibilità di acquisire una formazione e un perfezionamento corrispondenti alle sue capacità». In Svizzera, questo articolo è stato introdotto per uniformarsi a una raccomandazione emessa dal Consiglio d’Europa nel lontano 1989.
Carattere poco vincolante: l’articolo è relativamente poco vincolante a causa dell’espressione «per quanto possibile» inserita nel testo, ma anche perché, in Svizzera, i penitenziari sono fondamentalmente organizzati e gestiti dai Cantoni. (La Confederazione si limita perlopiù a concedere sovvenzioni, in particolare per la costruzione di penitenziari e la formazione del personale carcerario). L’insegnamento, quindi, è lungi dall’essere unificato e, in alcuni stabilimenti, risulta carente.
Mini-rivoluzione: nell’ambito della riforma del Codice penale e su iniziativa del Soccorso operaio svizzero, è stato messo a punto un progetto pilota il cui scopo è sviluppare un modello di formazione di base. Il progetto coinvolge sei prigioni della Svizzera tedesca e presto sarà esteso ai penitenziari di Bellechasse (Friborgo) e di La Tuilière (Vaud).
Sostegno di privati: poiché la Confederazione ha respinto la richiesta di partecipazione, il finanziamento del progetto è assicurato dalla Fondazione Drosos che ha stanziato 6,5 milioni di franchi!
Traduzione di Sandra Verzasconi Catalano
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