In Europa si svendono i vaccini
Prima c’è stata una costosa campagna acquisti dei vaccini contro l’influenza H1N1, adesso è iniziata una corsa per rivenderli. Così, in mezza Europa, sono divampate le polemiche e in vari Stati si è acceso il dibattito a livello politico.
La Francia aveva programmato di spendere 869 milioni di euro (1,3 miliardi di franchi) per 94 milioni di dosi, nella prospettiva di somministrare una doppia dose vaccinale a persona. La Svizzera ne aveva ordinate invece 13 milioni per un totale di 84 milioni di franchi. A novembre, l’autorità europea dei farmaci (Emea) ha però comunicato che per l’immunizzazione era sufficiente una sola dose.
Dall’inizio della campagna, complice anche la moderata aggressività del virus, in Francia soltanto cinque milioni di persone, su un totale di 65 milioni, sono state vaccinante. Lunedì, seguendo l’esempio di altri Stati occidentali, i transalpini hanno così deciso di rivendere una parte delle loro scorte, rimaste inutilizzate nei magazzini, e hanno annunciato di voler disdire l’ordinazione di 50 milioni di dosi.
Anche la Svizzera, nel mese di dicembre, ha comunicato che offrirà o rivenderà 4,5 dei 13,5 milioni di dosi di vaccino all’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Infatti, soltanto una percentuale di popolazione inferiore alle attese si è vaccinata e le autorità federali ritengono ora che le scorte rimaste basteranno per proteggere la popolazione anche nel caso di una seconda ondata pandemica.
«I negoziati sono avviati per vendere o regalare parte dei nostri vaccini», ha affermato a swissinfo.ch Jean-Louis Zürcher, dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP).
Zürcher non si è voluto esprimere però sui nomi degli eventuali Stati interessati all’acquisto e nemmeno se la Confederazione, come la Francia, intenda annullare l’ordinazione dei vaccini in eccedenza.
«Si sono investiti molti soldi nella campagna contro l’influenza suina, ma la pandemia poteva avere un’evoluzione peggiore», ha aggiunto.
Scorte in eccesso
Anche la Germania tenta, dal canto suo, di rivendere le dosi in soprannumero. Sta inoltre rinegoziando l’accordo con la ditta farmaceutica GlaxoSmithKline (GSK) per ridurre del 50% l’ordinazione dei 50 milioni di dosi del vaccino Pandemrix.
In novembre, anche l’Olanda ha annunciato che intendeva rivendere 19 dei 34 milioni di dosi che il paese aveva ordinato.
La Spagna si sta a sua volta mobilitando per ricontrattare il suo ordine a Novartis (22 milioni di dosi), GSK (14,7 milioni) e Sanofi-Aventis (400’000). Le autorità spagnole hanno comunicato che i loro contratti includono delle clausole grazie alle quali possono riconsegnare le dosi inutilizzate.
Analisi pessimistiche
Alla luce dei recenti sviluppi, gli analisti si dichiarano pessimisti sugli introiti delle ditte produttrici di vaccini e sulle prospettive di guadagno legate alla pandemia H1N1.
Gli analisti della banca statunitense Morgan Stanley hanno affermato che la disdetta delle ordinazioni di vaccini da parte della Francia si tradurrà probabilmente in una «momentanea riduzione degli utili» per le ditte farmaceutiche GSK, Sanofi e Novartis.
La vendita dei vaccini H1N1 è stata una manna per le case farmaceutiche. Fra i grandi beneficiari, stando agli analisti, ci sarebbe la GSK che potrebbe raggiungere un fatturato di 3,7 miliardi di franchi entro la fine del primo trimestre del 2010. Sanofi e Novartis, dal canto loro, dovrebbero incassare 1,1 miliardo di franchi la prima e 628 milioni la seconda.
L’annullamento delle commesse da parte di molti Stati europei potrebbe ridimensionare queste cifre. Le case farmaceutiche in questione non sono comunque particolarmente preoccupate da questa nuova evoluzione.
La Sanofi fa sapere infatti che sopperirà alle mancate vendite di vaccini alla Francia con le ordinazioni da altri Paesi del mondo. La Glaxo non si è espressa rispetto alla possibile perdita di introiti dovuta alla mancata vendita di vaccini. Si è limitata a comunicare che sta negoziando con i vari governi in merito alle commesse. «Novartis sta valutando le singole richieste dei governi nel quadro degli accordi», ha affermato invece Eric Althoff, portavoce della casa farmaceutica svizzera.
Campagna «stravagante»
La decisione del governo francese di mettere in vendita il surplus di vaccini è giunta dopo le aspre critiche da parte di politici e scienziati. Il partito socialista ha definito «stravagante» la campagna nazionale contro l’influenza suina e ha chiesto che si aprisse un’indagine parlamentare.
Anche il Consiglio d’Europa sta valutando se non avviare un’inchiesta volta a chiarire quale sia stato l’influsso delle case farmaceutiche su ricercatori e governi nella campagna mondiale di vaccinazione contro l’influenza H1N1.
Simon Bradley, swissinfo.ch e agenzie
(traduzione dall’inglese: Luca Beti)
La Svizzera ha ordinato dalla Novartis e dalla GlaxoSmithKline 13 milioni di dosi di vaccino contro il virus A (H1N1).
Entrambi i vaccini contengono un adiuvante chiamato squalene, un olio organico naturale che favorisce la produzione di anticorpi, utilizzato da una dozzina di anni per il vaccino contro l’influenza stagionale Fluad.
Stando alle due multinazionali, gli effetti collaterali dei nuovi preparati sono simili a quelli del vaccino contro l’influenza stagionale: gonfiore e arrossamento della zona dell’iniezione, febbre, dolori articolari e mal di testa.
Formato da DNA presente nei virus aviari, umani e suini (da dove il nome generico di “influenza suina”), il virus influenzale A(H1N1) presenta una conformazione genetica in precedenza sconosciuta.
La trasmissione da uomo a uomo si verifica attraverso colpi di tosse, starnuti o strette di mano. Per questo motivo, le autorità sanitarie raccomandano soprattutto di lavarsi accuratamente le mani più volte al giorno e di evitare il contatto con persone che presentano sintomi influenzali.
Tra questi vi sono: febbre, sonnolenza, perdita di appetito e tosse. Alcune persone hanno manifestato pure raffreddore, mal di gola, nausea, vomito e diarrea.
Nell’Europa occidentale, l’influenza A (H1N1) sembra ormai aver raggiunto il suo picco massimo.
In Svizzera, il virus è stato isolato per la prima volta nell’aprile 2009: a fine anno, i casi confermati sono stati circa 12’830, 430 le persone ricoverate, di cui 77 nelle cure intense. Tredici persone sono morte a causa del virus.
Il numero di casi di contagio era in netto calo a dicembre, 1’600 in meno rispetto al mese precedente, per un totale di 418.
L’influenza suina si è diffusa in 208 paesi ed ha ucciso almeno 12’220 persone. Stando all’OMS, il numero dei decessi dovrà essere rivisto al rialzo, ma ci vorranno un paio d’anni prima di avere le cifre esatte.
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