“In Svizzera manca una cultura della contestazione”
I premi delle casse malati aumenteranno nuovamente nel 2008. L'avvocato Mauro Poggia, presidente onorario dell'Associazione svizzera degli assicurati, punta il dito contro gli assicuratori e deplora una certa passività della popolazione.
Ogni anno il ritornello che caratterizza la fine dell’estate è sempre il medesimo: le casse malati annunciano aumenti dei premi più o meno consistenti per l’anno successivo e a fine settembre l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) avalla – generalmente con una leggera correzione verso il basso – queste richieste.
Per il prossimo anno, la crescita media dovrebbe essere del 4%, secondo il servizio di confronto internet Comparis. L’avvocato ginevrino Mauro Poggia non è sorpreso da questo ennesimo aumento.
swissinfo: Dopo una crescita nulla nel 2008, il prossimo anno i premi dell’assicurazione malattia di base dovrebbero aumentare considerevolmente. Come interpreta questa nuova progressione?
Mauro Poggia: Considero questi aumenti ingiustificati. Nel 2007, durante la campagna sull’iniziativa per una cassa malati unica poi respinta dal popolo, il ministro dell’interno Pascal Couchepin aveva dichiarato che in futuro i premi non sarebbero più aumentati in modo così massiccio come dal 1996, quando era entrata in vigore la Legge sull’assicurazione malattia. Gli assicuratori hanno fatto sì che questa promessa fosse rispettata, ma solo nel 2008.
Oggi questa spirale ricomincia senza che le casse malati forniscano prove di una crescita delle spese proporzionale a quella dei premi.
E anche se riuscissero a dimostrarlo, dovrebbero prima di tutto compensare l’aumento con le riserve che hanno costituito (accantonamenti per far fronte ai rischi dovuti alle fluttuazioni del numero di assicurati e del loro stato di salute, calcolati sulla base dei costi medi delle cure mediche, ndr). Per legge, queste riserve devono essere dal 15 al 20%. In alcuni cantoni, invece, superano il 30%!
swissinfo: Anche liberando le riserve, i costi della sanità continueranno però ad aumentare…
M.P.: È chiaro che ciò non serve per lottare contro l’aumento dei costi della salute. Non c’è ragione però che questi soldi, che appartengono agli assicurati, rimangano nelle tasche delle assicurazioni.
Per far fronte all’incremento delle spese bisognerebbe prima avere un quadro chiaro della situazione. Attualmente, infatti, le uniche statistiche sono quelle fornite da santésuisse, l’associazione mantello delle casse malati. In dicembre, il parlamento ha deciso di chiedere agli assicuratori di elaborare cifre sulle quali si possa veramente lavorare. Solo allora si potrà intervenire con efficacia.
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Assicurazione malattia di base
swissinfo: Ma in fin dei conti gli aumenti dei premi sono decisi dall’UFSP e non dalle assicurazioni. Perché puntare il dito contro quest’ultime?
M.P.: È vero, però l’UFSP ha solo una decina di impiegati per valutare le proposte delle casse malati. I controlli sono quindi poco efficaci. Anche se formalmente è una decisione delle autorità, essa va sempre nel senso di quanto auspicato dagli assicuratori
Con questi continui aumenti, le casse malati perseguono un unico obiettivo: incitare la gente a scegliere modelli assicurativi che limitano la libertà di scelta del medico.
Si tratta di modelli molto interessanti per le assicurazioni, che così controllano direttamente i costi. In sostanza, le casse malati pagano un forfait per ogni diagnosi. Il medico ha perciò interesse a contenere le spese e la gestione medica, in definitiva, passa nelle mani degli assicuratori. Agire in nome dell’economicità, piuttosto che dell’efficacia e della qualità, comporta però non pochi rischi.
swissinfo: Non tocca anche agli assicurati fare un mea culpa? Non si ha una certa tendenza a prendere appuntamento dal medico per ogni bagatella?
M.P.: I pazienti devono fare la loro parte e la stanno facendo. Tutte le statistiche effettuate a livello cantonale dimostrano che le spese per i medici stanno diminuendo.
swissinfo: In altri paesi questa continua progressione dei premi della cassa malattia avrebbe forse già fatto scoppiare delle mini-rivoluzioni. In Svizzera, invece, regna una certa passività. Come lo spiega?
M.P.: In Francia, Italia o Germania i premi dell’assicurazione malattia non sono pagati direttamente dagli assicurati, ma dedotti dallo stipendio, con partecipazione del datore di lavoro. Non vuol dire che i costi non aumentano, ma la progressione è finora stata sopportata dallo Stato, con un sistema di sicurezza sociale.
In Svizzera è vero che tra la popolazione regna una certa passività e lo si nota quando si dirige un’associazione come la nostra, che in teoria dovrebbe essere la più grande del paese, poiché siamo tutti assicurati. Il numero di membri invece aumenta difficilmente e le persone fanno capo a noi solo in modo puntuale.
In Svizzera non c’è una cultura della contestazione. Qui la gente è stata abituata troppo bene e non ha imparato a battersi per ottenere dei risultati.
swissinfo: In parlamento i contadini, l’industria farmaceutica o le assicurazioni dispongono di una lobby potente. E gli assicurati?
M.P.: Assolutamente no! Del resto basta esaminare le decisione dei parlamentari, che vanno sempre nel senso di quanto auspicano gli assicuratori. Noi abbiamo molti argomenti, ma pochi soldi e siamo quindi poco influenti.
A Ginevra, ad esempio, la nostra associazione riceve una sovvenzione di 30’000 franchi all’anno. Questi soldi non bastano neppure a pagare una segretaria.
swissinfo: Recentemente, lei ha ottenuto un importante vittoria. Il Tribunale amministrativo del canton Ginevra ha dichiarato nullo l’aumento dei premi notificato da un’assicurazione malattia. Cosa ha dimostrato questo processo?
M.P.: Ha confermato la possibilità di ottenere un controllo giudiziario e ha dimostrato che le verifiche effettuate a livello federale non sono efficaci.
La corte ha stimato che i conti di questo gruppo erano poco trasparenti e che certe spese imputate all’assicurazione di base non avrebbero dovuto esserlo.
È difficile sapere se in futuro ci saranno più procedure di questo tipo. Come ho detto prima, la cultura della contestazione non è ancora entrata nelle menti degli assicurati svizzeri.
swissinfo, Daniele Mariani
Mauro Poggia è nato a Moutier, nel Giura bernese, nel 1959 da padre piemontese e da madre lombarda.
Nel 1981 ha conseguito una laurea in diritto all’Università di Ginevra e all’età di 24 anni una licenza di avvocato.
Si è specializzato nel diritto assicurativo e medico, in particolare per le questioni di risarcimento.
Alle recenti elezioni italiane, Mauro Poggia si è pure candidato per il senato nella circoscrizione Europa nella lista dell’Unione dei democratici cristiani e di centro di Pierferdinando Casini.
Stando alle ultime cifre pubblicate dall’Ufficio federale di statistica, nel 2006 il sistema sanitario svizzero è costato 52,8 miliardi di franchi, l’1,4% in più rispetto all’anno precedente. Procapite la spesa è di 6’983 franchi.
Si tratta dell’aumento più debole dalla metà degli anni ’80.
Le spese sanitarie rappresentano il 10,8% del prodotto interno lordo. La Svizzera è al secondo rango mondiale assieme alla Francia. Al primo posto figurano gli Stati Uniti, con una percentuale del 15%.
Il 35,3% dei costi sono coperti dall’assicurazione malattia di base.
I premi di questa assicurazione cambiano da un cantone all’altro e da una cassa all’altra. Le tariffe possono variare dagli oltre 400 franchi procapite a Ginevra ai circa 200 franchi nel canton Nidvaldo.
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