La donna alla conquista del mondo economico
Nessuna delle venti maggiori aziende in Svizzera è diretta da una donna. Nemmeno nei consigli di amministrazione la situazione è migliore. Perché? Le risposte di Barbara Rigassi, imprenditrice e specialista in reti sociali.
Questa economista siede in numerosi consigli di amministrazione. È inoltre la cofondatrice di GetDiversity, network nato nel 2007 con lo scopo di proporre delle candidate donne ai consigli di amministrazione.
swissinfo.ch: Le donne sono sottorappresentate nelle posizioni chiave delle aziende elvetiche, malgrado più della metà abbia conseguito un diploma universitario. Come mai?
Barbara Rigassi: A differenza degli uomini, le carriere delle donne non seguono un tracciato rettilineo, non sono senza intoppi. Le donne, infatti, hanno dei figli, frequentano corsi di perfezionamento professionale, passano da un settore professionale ad un altro e così perdono magari l’aggancio con la loro carriera.
Altre donne fanno in fretta a fare carriera e a 40-45 anni vogliono riorientarsi nel mondo del lavoro, dando vita per esempio a un’azienda.
swissinfo.ch: Perché non si ottiene di più dalle potenzialità delle donne?
B.R.: Dal punto di vista economico è assurdo. In futuro, le donne che hanno seguito una formazione universitaria avranno un ruolo fondamentale negli Stati industrializzati, specialmente se consideriamo l’evoluzione demografica di questi ultimi.
Le aziende e le organizzazioni devono dapprima modificare la loro cultura, se intendono adottare nuovi modelli dirigenziali. Tutto ciò richiede però tempo. Ci vuole inoltre la volontà per investire nel futuro e non semplicemente in un programma promozionale per le donne.
swissinfo.ch: Ricerche hanno stabilito che gruppi di lavoro misti hanno particolare successo e che sono un valore aggiunto per le aziende.
B.R.: Gli studi hanno evidenziato che se un gruppo di persone con vissuto ed esperienza uguali si occupa di un tema, di regola, le risposte non variano di molto.
Se si intende analizzare la questione da più punti di vista, è importante che il team sia formato sia da uomini sia da donne.
swissinfo.ch: Le donne con delle capacità dirigenziali sono davvero insufficienti, così come viene spesso affermato?
B.R.: È un’opinione sbagliata. Due anni fa abbiamo fondato la «Get Diversity», poiché non volevamo credere che non esistessero donne sufficientemente qualificate per occupare delle posizioni chiave, specialmente nei consigli di amministrazione.
Nel frattempo abbiamo trovato novanta donne qualificate per la nostra organizzazione. Oggi mi oppongo quindi all’idea che non ci siano donne capaci quanto basta.
swissinfo.ch: Afferma quindi che gli uomini, cui spetta solitamente il compito di assegnare queste cariche importanti, non vogliono avere a che fare con delle donne?
B.R.: In effetti è così. Il reclutamento, in maniera particolare a livello di dirigenza, avviene pescando specialmente persone nella cerchia delle conoscenze personali. Queste cariche sono occupate per il 93% da uomini. A far difetto non è tanto la volontà, quanto la strategia di ricerca delle persone.
swissinfo.ch: Le donne devono quindi attivarsi maggiormente nelle loro cerchie oppure devono aspettare la buona volontà degli uomini?
B.R.: La buona volontà non basta. Serve la convinzione che le donne possono migliorare la qualità del lavoro e le scelte delle istanze decisionali.
Anche le donne devono fare naturalmente la loro parte. Non possono semplicemente aspettare che qualcuno le scopra.
È rallegrante notare che sempre più donne stanno occupando delle posizioni dirigenziali. Sta a loro, quindi, offrire la possibilità ad altre di risiedere in questi consessi.
swissinfo.ch: Le donne non hanno fiducia nei loro mezzi e quindi rimangono tagliate fuori dai giochi che contano?
B.R.: Le donne analizzano criticamente e vogliono conoscere ogni particolare, prima di prendere una decisione. Ciò non significa che non osino. Secondo me, questa è una maniera professionale per avvicinarsi a una nuova sfida professionale.
Gli uomini affermano invece più in fretta di essere in grado di svolgere una particolare mansione o di occupare una posizione dirigenziale.
swissinfo.ch: Come si diventa un buon membro di un consiglio d’amminstrazione o direttrice seguendo una carriera classica al maschile?
B.R.: Se analizziamo il profilo dei requisiti per i consigli di amministrazione, si possono individuare tre aspetti fondamentali: le competenze professionali, metodiche e sociali. Un consesso deve essere formato da una giusta miscela fra queste tre competenze.
Non è richiesta quindi una «carriera da uomo», anche le donne hanno delle opportunità. Ciò che serve indubbiamente è una certa esperienza nei campi della direzione, della strategia, della finanza e della gestione dei rischi.
È importante rimanere al passo con i tempi in ambito finanziario e riuscire ad argomentare con cifre alla mano.
Ci sono donne con competenze direzionali sopra la norma, anche se non hanno seguito una carriera studiata a tavolino. Hanno occupato magari delle posizioni non molto in vista, per esempio in un’organizzazione non orientata al profitto o in un progetto all’estero.
swissinfo.ch: Quanto è influenzata oggigiorno la carriera di una donna dalla famiglia e dai bambini?
B.R.: Le aziende sono nel frattempo maggiormente sensibili e aperte a offrire degli incarichi a tempo parziale.
Al giorno d’oggi, anche gli uomini vogliono lavorare a tempo parziale, specialmente quando i bambini sono ancora piccoli. Negli ultimi dieci anni si sono fatti passi da gigante in questo ambito.
swissinfo.ch: In Norvegia, che dal 2008 ha introdotto delle quote di rappresentanza femminile nei consigli d’amministrazione pubblici, la percentuale delle donne è aumentata al 44%. È questa la soluzione?
B.R.: Io sono una sostenitrice di obiettivi chiari. Ciò non significa che devono esser di tipo politico. Sono convinta che la questione dei team misti va risolta dal mondo economico.
Rispetto alla percentuale delle donne, le aziende stesse dovrebbero porsi dei traguardi. Inoltre sta a loro premiare o sanzionare quando questi obiettivi sono o meno raggiunti. Sono convinta che con una strategia simile si raggiunga molto di più che con delle quote fissate politicamente.
Gaby Ochsenbein, swissinfo.ch
(traduzione dal tedesco, Luca Beti)
La giornata internazionale per i diritti della donna, sancita dalle Nazioni unite, si celebra l’otto marzo.
È stata creata durante il primo conflitto mondiale per lottare in favore della parità dei diritti e del diritto di voto per le donne.
Cofondatrice di GetDiversity, ha conseguito nel 1989 un dottorato in economia presso l’Università di San Gallo.
Era la collaboratrice personale del consigliere federale J.-P. Delamuraz e segretario generale di un grande istituto bancario.
Fino al 2002 è stata membro della direzione della Segreteria di Stato e dell’economia (Seco).
Dal 2002 è un’imprenditrice indipendente e partner della Brugger und Partner SA.
Siede in vari consigli di amministrazione e fondazioni.
È presidente di soliswiss, il fondo di solidarietà per gli svizzeri dell’estero, e presidente dell’Associazione svizzera delle imprenditrici.
È stato fondata da Barbara Rigassi e Michèle Etienne nel novembre 2007.
L’obiettivo della ditta è di favorire una maggiore presenza delle donne nei consigli di amministrazione delle aziende svizzere attraverso un’attività di mediazione e di promozione.
Inoltre, le aziende e le organizzazioni che sono alla ricerca di donne per i loro consigli di amministrazione possono rivolgersi a GetDiversity.
La percentuale delle donne presenti nei consessi strategici delle 20 aziende elvetiche comprese nello Swiss Market Index (SMI) è aumentata passando dal 9,5% nel 2007 al 12% nel 2008.
Con questo risultato le ditte svizzere si avvicinano alla media del 14,6% segnato dalle 500 principali aziende al mondo.
La quota di donne nei consigli di amministrazione delle 100 maggiori ditte svizzere si fissa al 6,7%, ampiamente al di sotto della media mondiale.
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