«Preferiremmo spenderli per andare in vacanza»
Diventare genitori in Svizzera è una scelta costosa e complicata se si considerano in particolare le spese per un asilo nido e le tasse. Molti si appoggiano sui nonni e i doposcuola per cercare di conciliare vita familiare e professionale senza troppi intoppi.
Marisa Fagagnini ha due bambini, di tre e un anno. Lavora come assistente amministrativa due giorni a settimana, grazie al sostegno della madre e della suocera.
«Senza l’aiuto dei nonni, finirei per spendere gran parte del mio salario per pagare l’iscrizione all’asilo». Marisa Fagagnini vive col marito e i due figli a Oberrieden, sul lago di Zurigo. La coppia si è conosciuta sei anni fa, ma è soltanto nel maggio del 2012 che ha deciso di sposarsi. Il motivo? L’amore, un cognome comune e la copertura sociale.
In linea di conto è entrato però anche il fattore finanziario. Marisa Fagagnini e il suo compagno avevano infatti calcolato di quanto sarebbero aumentate le imposte a loro carico dopo il matrimonio. Eccesso di zelo? Non proprio.
Secondo l’Amministrazione federale delle contribuzioni, infatti, molte coppie sposate pagano fino al dieci per cento in più di tasse sul reddito rispetto a due persone senza vincoli matrimoniali. Una disparità che colpisce in particolare coloro che hanno un reddito comune superiore agli 80’000 franchi.
Se per la famiglia Fagagnini, le tasse non sono aumentate di molto dopo il matrimonio, per Simone Giger e il suo compagno la bolletta sarebbe molto più salata. Per questo la coppia non ha mai voluto sposarsi, nemmeno dopo 18 anni di convivenza. «Se non avessimo dei bambini, non ci penseremmo nemmeno. Ma anche ora abbiamo molti dubbi… Sinceramente preferiremmo spendere i nostri soldi in tempo libero e vacanze», racconta Simone Giger.
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Come Marisa Fagagnini, anche Simone Giger lavora due giorni a settimana e ha due figli, di otto e quattro anni. Mentre è in ufficio, i bambini stanno dalla madre oppure al doposcuola offerto dalla città di Ostermundigen, alla periferia di Berna.
«La scuola propone un servizio di accoglienza parascolastico, prima e dopo le lezioni, ma anche durante la pausa pranzo. È fantastico», spiega Simone Giger. Le tariffe sono calcolate in base al reddito di una famiglia. Non tutti i comuni però offrono servizi di questo tipo. Spesso i genitori sono costretti ad arrangiarsi da sole e conciliare lavoro e famiglia può così trasformarsi in un’avventura costosa e complicata.
Il Partito popolare democratico – che ha messo la politica familiare al centro del suo programma – ha depositato due iniziative popolari a fine 2012. La prima chiede di esonerare dalle imposte le allocazioni familiari, mentre la seconda vuole ridurre le imposte per le coppie sposate. La parola spetterà al popolo nei prossimi anni.
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Prima di allora, però, dovrà pronunciarsi su un nuovo articolo costituzionale che invita Confederazione e cantoni a promuovere la conciliabilità tra vita familiare e professionale, attraverso, tra l’altro la creazione di strutture di custodia come asili nido o mense.
Marisa Fagagnini auspica che queste iniziative portino anche a un prolungamento del congedo maternità. «Dovrebbe essere almeno di sei mesi per le madri e di due settimane o un mese per i padri».
Secondo una recente analisi dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), le 14 settimane di congedo concesse dalla Svizzera sono nella media, meglio delle sei garantite in Australia ma lontano dalle 52 della Gran Bretagna.
La Svizzera potrebbe fare di più in materia di politica famigliare e di promozione della parità. È quanto emerge da un rapporto dell’OCSE pubblicato nel dicembre 201 (“Closing the Gender Gap: Act Now”).
Stando all’OCSE, i servizi di accoglienza per i bambini sono la chiave per una migliore parità tra i sessi in campo lavorativo. «Il cambiamento di mentalità deve avvenire prima di tutto nelle famiglie stesse. Il mondo politico, tuttavia, può facilitare questa transizione, attraverso politiche di congedo mirate e strutture di accoglienza».
L’OCSE ha criticato anche il divario salariale tuttora esistente tra donne e uomini in Svizzera, a parità di posto e formazione.
(Traduzione dall’inglese di Stefania Summermatter)
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