Wikileaks: futuro in Svizzera?
Invitato a Ginevra, l'informatico australiano Julian Assange – fondatore del sito che ha rivelato migliaia di documenti segreti – valuta la possibilità di trasferire nella Confederazione le attività di Wikileaks e di chiedere asilo politico.
«Se gli Stati Uniti vogliono essere considerati un paese credibile – che rispetta le leggi e difende davvero i valori di cui si fa promotore – è necessario l’avvio di indagini concernenti le violazioni di dette leggi, invece di mettere a tacere le denunce», ha affermato il 39enne informatico australiano giovedì a Ginevra.
Assange, protetto da importanti misure di sicurezza, è stato invitato in Svizzera dall’Istituto internazionale per la pace, la giustizia e i diritti umani – un’Organizzazione non governativa con sede proprio a Ginevra – in occasione della presentazione del primo rapporto sui diritti umani trasmesso dagli Stati Uniti alle Nazioni Unite.
Nessuna inchiesta
Il sito Wikileaks ha recentemente reso pubblici circa 400’000 file americani segreti, relativi alle guerre in Afghanistan e in Iraq durante il periodo compreso tra gennaio 2004 e dicembre 2009.
Dai documenti in questione emergono numerosi abusi commessi dalle forze di polizia irachene e dalle truppe americane, per esempio quelli testimoniati dal video di un elicottero che apre il fuoco su un gruppo di persone, uccidendo tra gli altri due giornalisti della Reuters e due bambini. Wikileaks ha inoltre svelato episodi controversi su Guantanamo, su Sarah Palin e sull’avvelenamento di oltre 100’000 persone a causa di rifiuti tossici in Costa d’Avorio.
Contrariamente ad altri paesi, come il Regno Unito e la Danimarca, gli Stati Uniti non hanno però annunciato l’apertura di inchieste sulle informazioni relative agli abusi dei diritti umani rivelate da Wikileaks, ha sottolineato il fondatore del sito. Anzi: Washington ha più volte sottolineato che tali pubblicazioni mettono in pericolo la vita dei soldati statunitensi al fronte.
Assange ha peraltro annunciato la divulgazione di altre migliaia di file, riguardanti anche paesi quali la Russia e il Libano.
Presto in Svizzera?
Durante la sua trasferta rossocrociata, il fondatore di Wikileaks ha affermato alla Televisione della Svizzera romanda di considerare seriamente la possibilità di trasferire le attività – o parte di esse – del suo sito internet nella Confederazione e di chiedere persino asilo politico.
Secondo il controverso informatico, «ci sono soltanto tre paesi al mondo in cui ci sentiremmo sicuri: la Svizzera, l’Islanda ed eventualmente Cuba, fino a quando non pubblicheremo niente su Cuba».
A proposito dei rapporti tra Wikileaks e la Svizzera, va ricordato che in passato il sito ha divulgato dati riguardanti la banca elvetica Julius Bär, relativi a una filiale nelle Isole Cayman e a una vicenda di presunto riciclaggio di denaro.
Il server principale di Wikileaks è basato in Svezia, paese in cui il diritto di parola è fortemente tutelato dalla Costituzione. Inoltre, nell’agosto del 2010, il sito ha firmato un accordo con il “Partito dei pirati”. Finché il movimento sarà rappresentato in Parlamento, Wikileaks sarà considerato una sua diretta emanazione e pertanto protetto come le opinioni di un rappresentante del popolo.
Voci critiche
In merito all’operato di Wikileaks è stata comunque espressa perplessità da più parti: c’è per esempio chi contesta la scelta di fornire – talvolta – i documenti dapprima a grandi giornali quali Le Monde e il New York Times, o di vendere al miglior offerente – per racimolare fondi – l’anteprima di determinate informazioni.
Secondo altri, vi sarebbe una contraddizione tra il desiderio di trasparenza che anima il sito e la segretezza in merito al suo funzionamento, per esempio in materia di finanziamenti – anonimi – e per quanto riguarda le strutture direttive. Assange ha sempre respinto le critiche, affermando che si tratta dell’unico modo possibile per tutelare l’incolumità di chi lavora per il sito e lo sostiene.
Altri ancora ritengono Assange una sorta di mitomane, in quanto il fondatore di Wikileaks ha spesso affermato di essere braccato dai servizi segreti statunitensi, che non esiterebbero a tentare di rapirlo o sopprimerlo per mettere a tacere le fughe di notizie.
Apparso nel 2007, Wikileaks riceve quotidianamente oltre 10 mila nuovi documenti, inviati al sito anonimamente per via elettronica.
I volontari del sito – apparentemente alcune centinaia – effettuano una verifica di credibilità, prendendo in considerazione unicamente materiale giudicato rilevante dal profilo politico, sociale, storico o etico.
Se il documento supera le diverse fasi di selezione, viene poi reso accessibile attraverso il sito Internet.
Prima della pubblicazione vengono omessi i nomi dei civili coinvolti, per riguardo alla loro privacy e per proteggerli.
Le indicazioni relative alle finanze di Wikileaks e all’ammontare delle donazioni sono vaghe; secondo alcune fonti giornalistiche, il budget 2010 del sito – che ha già sospeso temporaneamente l’attività per mancanza di fondi – ammonterebbe a un milione di dollari.
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