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2006 – L’anno della guardia svizzera pontificia

Keystone

Il leggendario corpo militare del Vaticano ha festeggiato con una folta serie di manifestazioni in Svizzera e nella vicina Penisola i suoi cinque secoli di vita.

Fra i momenti forti del giubileo, il giuramento in Piazza San Pietro delle nuove reclute e la lunga marcia celebrativa da Bellinzona a Roma di un centinaio di ex-guardie.

Iniziate ufficialmente nel settembre del 2005 a Lucerna in presenza del ministro di giustizia Christoph Blocher, le celebrazioni per il cinquecentesimo anniversario della guardia svizzera pontificia si sono chiuse lo scorso 24 novembre a Roma, con un congresso scientifico organizzato presso l’Istituto svizzero.

Per festeggiare degnamente lo storico anniversario gli organizzatori non si sono posti dei limiti. Sia in Svizzera che in Italia non si contano infatti le commemorazioni ufficiali, le messe, i discorsi e le pubblicazioni dedicate all’esercito più piccolo e longevo del mondo.

Oltre il ruolo ufficiale

«È stato un anno molto intenso e faticoso», afferma Elmar Mäder, comandante del corpo, «ma al contempo molto utile per dare rilievo al ruolo di protezione del capo della Chiesa cattolica, ma anche d’ambasciatrice della Svizzera all’estero, svolto dalla guardia».

Un ruolo che anche i politici elvetici hanno in più occasioni tenuto a sottolineare. «Sei consiglieri federali su sette hanno partecipato al giubileo», spiega Alois Odermatt, del comitato promotore del Cinquecentesimo (gps06), «a volte addirittura alcuni di loro si sono contesi la partecipazione a l’uno o l’altro degli eventi».

In Svizzera infatti la guardia rappresenta molto di più del semplice corpo di sicurezza del Vaticano. Per il presidente della Confederazione Moritz Leuenberger, ad esempio, essa rappresenta «un simbolo per il nostro paese».

Un’opinione condivisa anche dal ministro di giustizia e polizia Christoph Blocher, che la considera «una perfetta istituzione federale», il cui coraggio e senso di fedeltà «dovrebbe servire da esempio a tutti in famiglia, nella professione e in politica». Per la ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey infine, l’esercito papale incarna perfettamente il concetto di neutralità attiva della Confederazione.

Icona di pace e di cattolicità

Non solo in Svizzera ma anche all’estero, soprattutto in Italia, la guardia svizzera è stimata e apprezzata. Lo testimoniano le innumerevoli manifestazioni d’affetto tributate al drappello di ex-soldati del papa che nei mesi d’aprile-maggio hanno ripercorso il cammino delle prime guardie dalla Svizzera verso Roma lungo la storica via Francigena.

Ad attenderli, ad ogni tappa, centinaia di persone festanti: «Da noi le guardie sono importantissime, perché rappresentano un’icona della pace, della fede e della cattolicità», spiega a swissinfo Massimiliano Vinci, consulente nella vicina Penisola del comitato d’organizzazione del giubileo. «Poterle vedere è un po’ come andare in pellegrinaggio a Roma».

E proprio a Roma, lo scorso 6 di maggio, si è avuto il momento culminante delle celebrazioni, con la suggestiva cerimonia di giuramento delle 33 nuove guardie in Piazza San Pietro. Un evento al quale erano presenti oltre 30’000 spettatori, a riprova che anche dopo cinque secoli l’esercito pontificio nulla ha perso del suo smalto.

swissinfo, Anna Passera

Guardia svizzera pontificia: 110 uomini.
Condizioni d’ammissione: svizzeri, di sesso maschile, dai 19 ai 30 anni, alti almeno 174 cm, di fede cattolico-romana, che hanno effettuato il servizio militare in Svizzera, in possesso di un certificato federale di capacità professionale o di una maturità.
Al momento del reclutamento devono essere celibi, ma possono sposarsi in seguito.
Impegno minimo: 2 anni.
Retribuzione mensile: 1800 franchi, esenti da imposte. L’alloggio è compreso.

La guardia svizzera pontificia fu fondata il 22 gennaio del 1506 da papa Giulio II della Rovere.

Oggi, i 110 uomini che la compongono si occupano della difesa e della guardia d’onore del pontefice.

In passato le guardie non furono impiegate solo come scorta personale del papa, ma parteciparono a numerose battaglie, durante le quali ebbero modo di dimostrargli grande fedeltà.

L’esempio più emblematico di tale dedizione risale al 6 maggio del 1527 durante il sacco di Roma da parte dei Lanzichenecchi, quando 147 guardie persero la vita per salvare quella di papa Clemente VII.

Da allora il 6 maggio è il giorno in cui le nuove reclute prestano giuramento di fedeltà al capo della Chiesa cattolica.

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