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Tra Svizzera e Piemonte vincoli secolari

Dal Salone degli Svizzeri si inizia la visita di Palazzo Reale swissinfo.ch

Industriali, artisti, soldati, operai edili, ingegneri... Piemonte e Torino in particolare sono da molto tempo una destinazione privilegiata degli svizzeri.

Una presenza che ha lasciato non poche tracce anche in campo sportivo: il pioniere dello sci in Italia e il fondatore del Torino Calcio sono infatti due svizzeri.

Una statua di re Carlo Alberto sovrasta il maestoso scalone di Palazzo Reale a Torino. Lo scultore? Vincenzo Vela, l’artista di Ligornetto, in Ticino, che nel XIX secolo visse a lungo nella capitale sabauda.

Superato lo scalone, si entra nel Salone degli Svizzeri. Qui sostava la guardia personale del Duca di Savoia, che dal 1609 era composta da un drappello di 100 svizzeri.

Impronte che si ritrovano in molti luoghi del capoluogo piemontese e che testimoniano degli intensi legami che per secoli hanno unito la Confederazione al Piemonte, legami che prossimamente saranno il tema di un libro a più mani curato dalla comunità svizzera residente in Piemonte.

Presenza militare

«Tutti parlano sempre della Guardia papale, ma lei sa che attorno al 1748 non meno di 10’600 soldati svizzeri erano al servizio di Casa Savoia?», ci domanda Gualtiero Büchi, ex medico e professore universitario discendente di un industriale tessile turgoviese stabilitosi in Italia nella seconda metà del ‘800.

Gli svizzeri si distinguono in numerosi fatti d’arme: assedio di Torino (1706), Madonna dell’Olmo (1744), battaglia del Colle dell’Assietta (1747)…

La storia prende fine nel 1831, quando Carlo Felice scioglie l’ultima delle truppe capitolate svizzere.

In Piemonte la Svizzera non esporta però solo la sua arte bellica, ma anche e soprattutto la sua arte edile.

La Società dei Luganesi

Per decenni, la capitale del regno sabaudo è infatti stata una destinazione d’emigrazione prediletta da scalpellini, stuccatori, capimastri, ingegneri ed architetti provenienti soprattutto dall’area del Ceresio.

Alcuni, come ad esempio Michelangelo Garove, Bernardino Quadri, i Casella o Carlo Giuseppe Plura, sono diventati famosi. Di molti però si sono perse le tracce. «La maggior parte non erano artisti, bensì esecutori», spiega l’ingegnere Paolo Sala, che fa parte della seconda generazione di svizzeri stabilitisi a Torino e storico per passione.

Esecutori però estremamente apprezzati e che contribuiscono, in particolare tra il ‘600 e il ‘700, a costruire alcuni degli edifici-simbolo di Torino: Palazzo Reale, Castello del Valentino, Castello della Venaria Reale, numerose chiese…

La reputazione delle maestranze luganesi è tale che nel 1636 Carlo Emanuele I° concede loro il diritto di costituirsi in università (corporazione). In tal modo possono usufruire di diversi privilegi, in particolare quello di insegnare la loro professione e di godere di esenzioni fiscali.

Nel 1844, la Società di Sant’Anna dei Luganesi – che ha tuttora la sua cappella nella Chiesa di San Francesco – cessa di svolgere una funzione di mutua assistenza artigiana.

Una fitta schiera di imprenditori


Perso il ruolo di capitale nel 1865, Torino cerca di attirare industriali dall’estero ed in particolare dalla Svizzera, dove la rivoluzione industriale è ormai una realtà già da diversi anni.

In tutto il Piemonte è un fiorire di stabilimenti svizzeri, in particolare le industrie cotonifere in Val di Susa,

Abegg, Leumann, Büchi, De Planta, Wild,… Gualtiero Büchi potrebbe citare ancora molti industriali elvetici che hanno contributo a fare di Torino uno dei motori dello sviluppo economico italiano.

Senza dimenticare poi i numerosi banchieri confederati (De Fernex, Geisser, Kuster…) che con i loro investimenti hanno partecipato al decollo industriale del Piemonte.

Il padre dello sci fu uno svizzero

E mentre Torino diventa la capitale olimpica, come non menzionare due personaggi che hanno contribuito alla rivoluzione sportiva di fine ‘800?

Alfred Dick, proprietario di una manifattura di pellami e di calzature, nel 1904 diventa presidente della Juventus (fondata nel 1897) e l’anno seguente la guida alla conquista del primo titolo di campione d’Italia. Nel 1906, dopo dei dissidi, Dick lascia quella che diventerà la Vecchia Signora e per dispetto se ne va a fondare il Torino. Il derby della Mole, insomma, nasce grazie ad uno svizzero.

E svizzero è pure il padre dello sci in Italia. Gualtiero Büchi sorride quando rievoca l’ingegnere Adolf Kind, trasferitosi a Torino nel 1896, che arrivava nei salotti dell’alta borghesia mostrando i suoi due buffi pezzi di legno. E proprio i pendii di Sauze d’Oulx, dove Kind amava scivolare e dove tuttora esiste una «Capanna Kind», saranno teatro delle competizioni di freestyle di Torino 2006. Un omaggio indiretto a questo precursore dello sci, che non può che rendere fiera la comunità svizzera in Piemonte.

swissinfo, Daniele Mariani, Torino

In Italia a fine 2004 vivevano 45’452 cittadini svizzeri.
Quella italiana è la quarta comunità elvetica all’estero in ordine d’importanza dopo quella francese (166’199 persone), statunitense (71’419) e tedesca (70’455).
Il Piemonte è stata ed è tuttora una delle destinazioni privilegiate dagli svizzeri che emigrano.
Attualmente in questa regione i cittadini con la nazionalità svizzera sono 3’818, di cui 1’150 nella sola provincia di Torino.
A Torino esiste da oltre un secolo – è stato fondato nel 1882 – un circolo svizzero.

Le prime importanti emigrazioni dalla Svizzera verso il Piemonte concernono i soldati. Nel XVII e nel XVIII secolo a Torino è molto forte la presenza di maestranze, in particolare luganesi. Nel XVIII secolo, molti industriali svizzeri, attivi soprattutto nel settore tessile, aprono degli stabilimenti nella regione.

Gli scambi culturali ed economici tra Svizzera e Piemonte non sono naturalmente stati a senso unico. Molti piemontesi famosi hanno avuto legami stretti con la Confederazione. Da citare, tra gli altri, Cavour, la cui madre era ginevrina e che soggiornò spesso in Svizzera, ed Einaudi, che si rifugiò in Svizzera dopo la proclamazione della Repubblica di Salò.

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