UBS: Ospel e compagni restituiscono 33 milioni
Dopo Peter Wuffli, anche altri tre ex alti dirigenti dell'UBS rinunciano a indennità per un totale di 33 milioni di franchi. La decisione interviene a due giorni dall'assemblea degli azionisti, chiamata a pronunciarsi sul piano di salvataggio concordato con la Confederazione.
Oltre che dall’ex presidente del consiglio di amministrazione Ospel, la rinuncia è giunta anche dall’ex vicepresidente Stephan Haeringer e dall’ex capo delle finanze Marco Suter. L’istituto era da tempo in trattative con gli ex dirigenti per recuperare parte delle somme versate. Alla fine le parti hanno firmato un’intesa, hanno comunicato martedì i tre rinunciatari.
La somma di 33 milioni corrisponde alla parte effettiva dei salari e di altre indennità dei tre, comprese retribuzioni già versate e altre che sarebbero spettate loro per contratto ma che non hanno ancora ricevuto. Oltre i due terzi dell’importo complessivo, ossia più di 22 milioni di franchi, provengono da Ospel.
I tre ex top manager precisano che il loro è un gesto “volontario”, che non implica assolutamente il riconoscimento di un errore dal profilo giuridico o un’ammissione di colpa. “Con questa azione, Marcel Ospel, Stephan Haeringer e Marco Suter intendono tenere conto della situazione attuale”, scrivono nella nota.
I tre aggiungono di essere “coscienti che, col senno di poi, alcune decisioni adottate all’epoca avrebbero dovuto essere diverse”. Ma allora non beneficiavano delle conoscenze acquisite nel frattempo.
“Trovo che la soluzione raggiunta ora sia giusta e, agendo così, spero di contribuire a superare una situazione che per me era inimmaginabile ancora recentemente”, puntualizza Marcel Ospel, citato nel comunicato.
Da parte loro Haeringer e Suter sottolineano di aver voluto mostrare lealtà, anche in questi frangenti, nei confronti della banca e degli altri consiglieri d’amministrazione a tempo pieno.
La firma dell’accordo è stata confermata dal portavoce dell’UBS Christoph Meier, il quale si è rallegrato del gesto e ha ringraziato i tre ex dirigenti. Il portavoce non ha voluto rilasciare ulteriori commenti.
L’esempio è venuto da Wuffli
L’ex direttore generale Peter Wuffli aveva deciso il 9 novembre di rinunciare volontariamente a una remunerazione di 12 milioni di franchi prevista dal contratto.
Aveva spiegato che si trattava di un gesto di solidarietà nei confronti della principale banca elvetica scossa dalla crisi finanziaria internazionale. A suo avviso, in tale contesto, il versamento di ingenti somme ad alti dirigenti che lasciano l’azienda è ingiustificabile.
Negli ultimi mesi il tema dei bonus mirabolanti ha fortemente acceso gli animi in Svizzera, in special modo dopo l’intervento di salvataggio miliardario deciso dalla Confederazione. Nell’opinione pubblica si è fatto largo il sentimento di ingiustizia nel vedere che quei manager da molti considerati responsabili di operazioni eccessivamente rischiose che hanno portato l’UBS sull’orlo del tracollo se ne andassero con in tasca milioni di franchi.
Acqua sul fuoco
Per i vertici di UBS, che giovedì dovranno confrontarsi per la quarta volta quest’anno con gli azionisti, l’intesa raggiunta – in modo particolare quella con Ospel – giunge al momento giusto, perché dovrebbe permettere di placare i toni delle critiche.
La banca numero uno della Svizzera sta tentando in tutti i modi di riacquistare anche la fiducia di risparmiatori e investitori. La sua immagine è stata duramente intaccata dagli investimenti sbagliati e dalla crisi di fiducia che hanno generato un fuggi fuggi di clienti.
Per correggere il tiro e guadagnarsi il sostegno della popolazione mercoledì lancia una campagna pubblicitaria a mezzo stampa. “Ognuno merita una seconda chance. Anche l’UBS. Dietro vi sono persone che lavorano bene. L’UBS continua a meritare la mia fiducia”, afferma ad esempio una cliente, ritratta con una grande foto a colori, in un’inserzione.
Ma l’offensiva dell’UBS non seduce tutti. E nemmeno le restituzioni plurimilionarie incantano i più critici. Per Thomas Minder, l’imprenditore sciaffusano all’origine dell’iniziativa popolare contro le retribuzioni abusive, il gesto di Ospel e colleghi è di per sé positivo, ma rappresenta solo una goccia nel mare.
Fra il 2004 e il 2007 UBS, a livello di Cda e di direzione, ha versato 605 milioni di franchi quali componenti variabili dello stipendio, ha spiegato Minder. Se si aggiungono le buonuscite si raggiunge tranquillamente la somma vertiginosa di 800 milioni di franchi. Ciò significa che finora non è stato rimborsato nemmeno il 5%.
A suo avviso, in generale l’opinione pubblica svizzera non si è ancora resa conto dell’entità reale del pacchetto di aiuti da 68 miliardi deciso dalla Confederazione a favore della grande banca.
Intanto, martedì, i vertici dell’istituto hanno anche assicurato che al momento un nuovo pacchetto di aiuti per l’UBS è fuori discussione. Hanno così voluto tranquillizzare l’opinione pubblica, dopo che domenica scorsa il direttore della Commissione federale delle banche Daniel Zuberbühler aveva ventilato l’ipotesi di nuovi sostegni da parte della Confederazione nel caso in cui la crisi mondiale si acuisse ulteriormente.
swissinfo e agenzie
In seguito alla crisi americana dei mutui ipotecari, l’UBS ha accumulato titoli illiquidi per 60 miliardi di franchi.
Il governo elvetico e la Banca nazionale svizzera hanno deciso di rafforzare la base di fondi propri dell’UBS sottoscrivendo un prestito di 6 miliardi di franchi convertibili in azioni. Lo stato deterrebbe così il 9,3% del capitale azionario della grande banca.
Il credito dovrebbe fruttare alla Confederazione oltre 700 milioni di franchi l’anno, grazie ad un tasso d’interesse del 12,5%.
La Banca nazionale svizzera metterà a disposizione altri 54 miliardi di dollari (62 miliardi di franchi) per permettere all’UBS di liberarsi dei prodotti “tossici” detenuti finora.
Il presidente del Partito socialista svizzero (PS) Christian Levrat negli scorsi giorni è entrato in possesso di un’azione UBS.
In tal modo potrà intervenire come oratore all’assemblea degli azionisti, giovedì prossimo a Lucerna, e parlare a nome del partito.
Levrat solleverà soprattutto la questione della responsabilità dei manager di UBS per l’attuale situazione della banca, ha indicato martedì il segretario generale del PS Thomas Christen, confermando un articolo del quotidiano zurighese “Tages-Anzeiger”.
L’obiettivo è di dimostrare che l’opinione pubblica “ha il diritto di sapere chi è responsabile per i problemi dell’UBS, anche perché sono i contribuenti a investire 68 miliardi di franchi nel salvataggio della banca”, ha spiegato il segretario.
Uno studio legale zurighese ha sporto denuncia penale, per conto di clienti americani, contro i direttori di UBS. Il reato ipotizzato è violazione del segreto bancario.
I legali accusano i vertici dell’istituto di aver fornito all’amministrazione federale a Berna dati di titolari di conti negli Stati Uniti sulla base di una richiesta di aiuto presentata dal fisco statunitense. Una rogatoria che gli avvocati giudicano insufficiente.
Rivelata martedì dal sito online del quotidiano “Neue Zürcher Zeitung” (NZZ), l’informazione è stata confermata dalla procura zurighese.
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