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Un anno fa il Consiglio federale ordinava il lockdown

Una foto aerea della dogana autostradale di Brogeda, a Chiasso, durante il lockdown (foto del 28 marzo 2020) KEYSTONE/PABLO GIANINAZZI sda-ats

(Keystone-ATS) Scuole, negozi non essenziali e ristoranti chiusi, manifestazioni vietate, controlli alle frontiere, telelavoro, raccomandazione di restare a casa: il 16 marzo di un anno fa, alla mezzanotte di lunedì, scattava in Svizzera il lockdown.

Venerdì 13 marzo 2020, il giorno in cui fu presa la decisione di chiudere le scuole per il lunedì successivo, la Svizzera registrava 1’125 casi di coronavirus e undici morti. La Confederazione ha registrato il primo caso di Covid-19 il 25 febbraio e il primo morto il 5 marzo. L’11 marzo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) dichiarava lo stato di pandemia.

Lunedì 16 marzo, quando il bilancio era salito a più di 2’300 persone infette e circa 20 morti, il Consiglio federale decretava la “situazione straordinaria” in base alla legge sulle epidemie, che gli ha permesso di decidere provvedimenti senza passare dal parlamento.

“È necessaria una reazione forte in tutto il Paese”, affermò Simonetta Sommaruga in una conferenza stampa. È l’unico modo per superare questa crisi ed evitare il sovraffollamento degli ospedali, disse la presidente della Confederazione. La conferenza stampa fu seguita da 110’000 persone collegate al canale YouTube del Consiglio federale.

Vita sociale ridotta a zero

La vita sociale subì un impatto significativo. I raduni privati e pubblici erano vietati. Tutte le attività non essenziali, i ristoranti e i bar dovettero chiudere. Chiusi anche musei, biblioteche, cinema, sale da concerto e teatro, centri sportivi, piscine, impianti sciistici e parrucchieri.

Anche l’esercito fu chiamato in causa. Fino alla fine di giugno, il Consiglio federale schierò fino a 8’000 militari per l’assistenza sanitaria, la logistica e la sicurezza. Era la prima volta che ciò succedeva dalla Seconda Guerra mondiale, secondo la consigliera federale Viola Amherd, capo del Dipartimento della difesa.

Furono ristabiliti i controlli alle frontiere con Italia, Germania, Francia e Austria. Solo i cittadini svizzeri, i frontalieri e chi aveva un permesso di lavoro valido era autorizzato ad entrare in Svizzera.

Sul fronte economico, il Consiglio federale mise a disposizione inizialmente 10 miliardi di franchi, poi aumentati a 40 miliardi in aprile: una decisione accolta all’unanimità dai partiti, dai sindacati e dal mondo economico. Fu sospesa anche la sessione primaverile delle Camere federali e furono annullate le votazioni del 17 maggio.

La riapertura

Il semiconfinamento è durato fino al 26 aprile. Dall’11 maggio i bambini sono tornati a scuola. Gli studenti dei livelli post-obbligatori hanno continuato ad alternare corsi in presenza e a distanza.

Anche i negozi non essenziali, i ristoranti, i luoghi di cultura, le biblioteche e i centri sportivi hanno potuto riaprire gradualmente a partire dall’11 maggio.

Da metà giugno la Svizzera ha riaperto le frontiere con gli Stati membri dell’UE e il Regno Unito. Qualche settimana dopo, la popolazione elvetica ha dovuto abituarsi a un nuovo accessorio: la mascherina, diventata obbligatoria sui trasporti pubblici – e in tutti gli spazi pubblici chiusi a partire dall’autunno.

Seconda ondata

Il numero di infezioni giornaliere è tornato ad impennarsi in ottobre, portando ancora una volta alla chiusura di locali notturni, nuove restrizioni su ristoranti, eventi e luoghi di cultura e di svago. A novembre sono stati introdotti i test rapidi anti-Covid.

Mentre i cantoni meno colpiti, soprattutto quelli della Svizzera francese, che avevano effettuato un giro di vite in novembre, hanno beneficiato di un regime eccezionale, tutti i ristoranti hanno dovuto chiudere poco prima di Natale.

Allo stesso tempo, Swissmedic ha autorizzato il primo vaccino, quello di Pfizer/BioNTech, mentre sono apparse le nuove varianti di coronavirus. In Svizzera, la prima persona è stata vaccinata il 23 dicembre.

Paura di una terza ondata

A un anno di distanza, mentre il Governo ha sbloccato miliardi di franchi supplementari, il coronavirus è ancora al centro del dibattito. La legge Covid-19 è ancora in discussione in Parlamento e la popolazione è sempre più stanca.

Mentre le campagne di test e vaccinazione fanno il loro corso, il Consiglio federale ha presentato negli scorsi giorni una nuova strategia per la riapertura, anche se teme una terza ondata.

Dalla fine di febbraio 2020, il governo ha tenuto 45 conferenze stampa e ci sono stati 57 briefing di esperti, secondo le informazioni della Cancelleria federale trasmesse a Keystone-ATS. Secondo le cifre dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) di venerdì, dall’inizio della pandemia la Svizzera ha registrato 570’645 infezioni confermate in laboratorio, 9’413 morti e 24’035 ricoveri.

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