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I prioni presenti anche nell’urina

Le EST si sono estese a macchia d'olio negli ultimi anni anche tra i cervi nordamericani. imagepoint

La malattia delle mucca pazza e la nuova variante della malattia di Creutzfeldt-Jakob potrebbero essere trasmesse anche dall'urina animale o umana.

Il dato preoccupante emerge da uno studio realizzato dai ricercatori dell’Università di Zurigo e pubblicato dalla rivista “Science”.

Dopo aver provocato un’emergenza sanitaria mondiale negli anni ’90, le encefalopatie spongiformi trasmissibili (EST) hanno lasciato il posto nei media ad altre epidemie, come l’influenza aviaria che sta sollevando in questi giorni timori e confusione.

Ma, se l’isteria mediatica si è calmata riguardo alle EST, queste malattie continuano ad occupare e preoccupare gli specialisti, che proseguono intensamente i lavori, al riparo dai riflettori dell’attualità.

Secondo gli esperti, anche le EST sarebbero infatti trasmissibili dall’animale all’uomo, alla stessa stregua dell’influenza dei polli, anche se con meccanismi diversi.

Pandemia arginata

In particolare l’encefalopatia spongiforme bovina (il cosiddetto “morbo della mucca pazza”) e la virosi nervosa degenerativa della pecora (detta “scrapie”) sono sospettate di essere all’origine di gravi malattie umane, a cominciare da quella che viene chiamata la “nuova variante della malattia di Creutzfeldt-Jakob”.

Un’affezione degenerativa del tessuto nervoso e cerebrale che, dalla sua identificazione nel 1996, ha causato la morte di oltre 150 persone in Gran Bretagna.

Finora la diffusione del morbo della mucca pazza è stata arginata tramite il sacrificio di milioni di capi di bestiame in tutto il mondo, come è già stato il caso per i polli in Asia dall’insorgere dell’influenza aviaria.

Inoltre, le autorità sanitarie dei paesi colpiti dalle EST hanno vietato l’impiego di farine animali, considerate la prima causa della trasmissione del morbo a bovini ed ovini.

Se queste misure hanno potuto frenare efficacemente la pandemia, i ricercatori sono ancora lontani dall’aver trovato tutte le tracce e le caratteristiche delle EST, che potrebbero permettere di mettere a punto un farmaco o un eventuale vaccino.

Prioni nelle urine

La nuova scoperta fatta dall’équipe del professor Adriano Aguzzi, direttore dell’Istituto di neuropatologia dell’Università di Zurigo, rappresenta quindi un ulteriore importante tassello nel tentativo di tracciare un quadro esauriente di questa patologia.

Secondo gli esperti zurighesi, tra i più attivi a livello mondiale nelle ricerche sulle EST, anche l’urina infetta potrebbe essere all’origine della trasmissione di queste malattie agli animali, ed eventualmente anche all’uomo.

In uno studio, pubblicato sull’ultima edizione della rivista scientifica “Science”, Aguzzi e i suoi collaboratori rivelano infatti di aver identificato dei prioni – considerati i principali vettori del morbo – nell’urina di topi da laboratorio, affetti da infiammazioni renali.

“Il nostro studio lo abbiamo fatto sui topi, quindi bisogna ancora vedere se queste osservazioni siano valide anche per le pecore, i cervi o le mucche. Ma, se fosse il caso, come io ritengo, questo studio potrebbe spiegare la trasmissione orizzontale dei prioni”, ha indicato Adriano Aguzzi ai microfoni della Radio svizzera di lingua italiana.

Nuove strade nella ricerca

All’inizio dell’anno, gli stessi ricercatori erano già riusciti ad isolare i prioni nel fegato e nei reni di topi. In precedenza queste particelle infettanti erano stato ritrovate quasi soltanto nel cervello e nel midollo degli animali.

La scoperta dei prioni nell’urina potrebbe però aprire nuove strade per capire il modo di trasmissione delle EST, dopo l’introduzione del divieto sulle farine animali.

“Le farine animali sono vietate da alcuni anni. Eppure ci sono delle malattie prioniche che continuano a diffondersi. Ad esempio, la scrapie delle pecore ed una strana malattia che si diffonde a macchia d’olio tra i cervi e le alci negli Stati uniti”, spiega Adriano Aguzzi.

“Si tratta di animali selvatici che non hanno mai visto le farine animali. Per cui non ci è dubbio che vi siano altri sistemi di trasmissione”.

Se i risultati venissero confermati, la scoperta dei ricercatori zurighesi potrebbe rimettere in discussione la produzione di alcuni medicinali contenenti piccolissime dosi di urina, come gli ormoni impiegati per favorire la fertilità o dei preparati destinati a trattare le embolie polmonari.

Per ora le autorità sanitarie svizzere non intravedono la necessità di adottare dei provvedimenti. Anche perché si è potuto fortunamtamente appurare che le EST sono meno trasmissibili all’uomo di quanto si temeva ancora pochi anni orsono.

Ma le ricerche proseguono e dall’équipe del professor Aguzzi vi sono da attendere sicuramente altre sorprese nei prossimi tempi.

swissinfo, Armando Mombelli

Dal 1990 sono stati registrati circa 200’000 casi a livello mondiale di encefalopatia spongiforme bovina (morbo della mucca pazza).
Con circa 450 bovini ammalati, la Svizzera figura tra i paesi più colpiti dopo la Gran Bretagna, in cui sono stati segnalati finora quasi 190’000 casi.
Sempre in Gran Bretagna circa 150 persone sono morte dopo aver contratto la nuova variante della malattia di Creutzfeldt-Jakob.

Secondo uno studio dell’Istituto di neuropatologia dell’Università di Zurigo, le encefalopatie spongiformi trasmissibili (EST) potrebbero diffondersi anche tramite l’urina.

I ricercatori zurighesi hanno infatti identificato dei prioni nell’urina di topi.

Finora gli agenti infettivi delle EST erano stati ritrovati quasi soltanto nel cervello, nel midollo, nei tessuti nervosi e linfatici degli animali.

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