«In Iraq bisogna ricostruire tutto»
Presente in Iraq dall'inizio della guerra, Roland Huguenin valuta le sfide e le minacce che incombono su questo paese.
Il portavoce del CICR a Baghdad spiega a swissinfo perché l’Iraq sta attraversando una situazione critica.
L’insicurezza continua ad impedire alle principali organizzazioni umanitarie di entrare in Iraq. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa, resta quindi l’unica fonte umanitaria in grado di valutare, almeno parzialmente, la situazione e le esigenze della popolazione irachena.
É il caso in particolare di Roland Huguenin, portavoce del CICR a Baghdad, che conosce bene questo paese per avervi assolto varie missioni negli anni Ottanta e Novanta.
swissinfo: Dall’inizio del conflitto, il rischio di una crisi umanitaria è stato evocato a più riprese. La situazione attuale come si presenta secondo lei?
Roland Huguenin: Penso che il paese sia giunto a una svolta decisiva e potenzialmente pericolosa. Occorre perciò ristabilire urgentemente le infrastrutture di base.
I bombardamenti, per esempio, hanno distrutto tutte le centrali telefoniche, paralizzando completamente la vita sociale ed economica del paese.
Le rete di distribuzione elettrica è altresì fortemente danneggiata. E attualmente non si sa quando e come verrà ripristinata.
Tutti gli edifici dei ministeri sono stati distrutti, salvo quello del petrolio, immediatamente protetto dalle forze americane. Questi non sono che alcuni esempi delle distruzioni subite dal paese.
Bisogna quindi rimettere in piedi una paese intero. Se non vi saranno molto presto segnali tangibili di una ricostruzione in corso, la situazione potrebbe farsi assai pericolosa e degenerare in conflitti sociali molto gravi.
swissinfo: Quali sono i bisogni più urgenti della popolazione?
R.H.: Nell’immediato occorre ristabilire la distribuzione di acqua e di elettricità, un problema urgente da cui dipende tutto il resto della ricostruzione.
Per questo motivo il CICR si impegna principalmente per il riprestino della rete di distribuzione di acqua potabile e la fornitura attraverso mezzi temporanei di acqua agli ospedali.
Si tratta di uno sforzo considerevole ma, dato che il CICR opera in questo campo da 12 anni, le nostre competenze vengono molto apprezzate in questo momento.
Abbiamo così potuto riunire gli ingegneri iracheni dei servizi idrici e lavoriamo a pieno regime per ristabilire ovunque l’approvvigionamento al più presto. E’ l’unico modo per evitare che scoppino delle epidemie.
swissinfo: Qual è la percentuale dell’approvvigionamento che già avete riparato?
R.H.: A Bassora abbiamo potuto ripristinare una parte della rete che era stata distrutta più volte. A Baghdad la rete è molto vasta e complessa, con varie stazioni. Stiamo lavorando sul tratto principale della canalizzazione urbana e su una stazione di distribuzione che pomperà acqua all’intera periferia.
Al contempo, i grossi centri urbani del paese dovrebbero tornare presto al beneficio di acqua potabile.
swissinfo: Il presidente del CICR, Jakob Kellenberger, ha lanciato un appello alle forze della coalizione perché ristabiliscano l’ordine e garantiscano la sicurezza agli aiuti umanitari. E’ stato seguito l’appello?
R.H.: Sin dal primo giorno dell’offensiva abbiamo chiesto di assicurare la protezione degli ospedali. Uno o due ospedali sono quindi stati protetti durante tutta l’offensiva.
Ma la metà di tutti gli altri centri ospedalieri sono stati attaccati. Alcuni ospedali sono stati completamente svaligiati, altri solo parzialmente.
Bisogna riconoscere che le truppe americane non sono preparate a svolgere una funzione di polizia ma, in base alle convenzioni internazionali, le forze di occupazione, premesso che sostituiscano lo Stato preesistente, devono assicurare la sicurezza della popolazione civile.
swissinfo: Siete in grado di stimare il numero di morti e di feriti iracheni?
R.H.: A Baghdad, dove siamo stati presenti in permanenza, i primi raid aerei hanno causato un centinaio di feriti ogni giorno. In seguito, durante le prime notti dell’offensiva terrestre, si è passati a un centinaio di feriti ogni ora. Gli ospedali erano completamente sovraffollati.
Infine, l’ultima fase dell’offensiva terrestre ha provocato varie centinaia di feriti al giorno. Non siamo in possesso di informazioni sul resto del paese. Ma è evidente che ci sono migliaia di vittime irachene.
swissinfo, redazione di Ginevra
traduzione, Rolando Stocker
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