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Intercettazioni telefoniche contro il terrorismo

Secondo il ministro della giustizia, lo Stato dovrebbe poter intercettare le telefonate sospette Keystone Archive

Il ministro della giustizia Christoph Blocher chiede un rafforzamento delle misure preventive nella lotta contro il terrorismo, tra cui l'intercettazione telefonica.

Per evitare gli abusi, la sorveglianza telefonica dovrà essere autorizzata da un’istanza esterna, probabilmente composta da ex-magistrati.

In autunno il ministro della giustizia presenterà le sue proposte al governo, ha detto lo stesso Christoph Blocher alla «SonntagsZeitung».

«Dopo gli attentati di Londra, organizzati negli ambienti dell’estremismo islamico, queste misure sono di nuovo molto attuali», ha detto il consigliere federale dell’Unione democratica di centro. Occorre però verificare fino a che punto esse possano convivere con la libertà delle singole persone.

Per evitare abusi, Blocher proporrà che gli ascolti telefonici non siano autorizzati dalla polizia federale o dal Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP), ma da personalità esterne. Blocher prevede l’istituzione di un gruppo composto di ex giudici.

Diverse centinaia di simpatizzanti del terrorismo

In Svizzera non sono al momento state identificate strutture simili ad Al Qaida, ha assicurato alla stessa «Sonntagszeitung» Jürg S. Bühler, del Servizio di analisi e prevenzione (SAP) dell’Ufficio federale di polizia.

Esistono però da diverse centinaia a un migliaio di persone in Svizzera legate, in un modo o nell’altro, ad organizzazioni terroristiche, ha aggiunto Bühler. «Ma questi individui non sono automaticamente dei terroristi pronti a ricorrere all’azione violenta».

Bühler non esclude del resto la possibilità di terroristi «indigeni». «L’esperienza in Svizzera e all’estero dimostra che dei gruppi isolati possono ricorrere alla violenza e passare alle vie di fatto», afferma. Ai suoi occhi, una simile evoluzione è illustrata dall’aggressione di un imam in ottobre a Losanna.

I cantoni lamentano la carenza di mezzi

Nell’attuale discussione sulla lotta contro il terrorismo si fanno sentire anche i cantoni, che lamentano la carenza di personale per adempiere ai loro compiti di protezione dello Stato.

«Una protezione preventiva dello Stato oggi è impossibile», afferma il portavoce della procura pubblica di Basilea-Città Peter Gill sulle colonne della «NZZ am Sonntag». «Il nostro gruppo specializzato in questo settore ha troppo poco personale».

Il problema è confermato sullo stesso settimanale dalla direttrice del dipartimento di polizia del canton San Gallo Karin Keller-Sutter. «Da tempo non possiamo assumerci tutti gli incarichi relativi alla sicurezza dello Stato – e non siamo gli unici».

Attualmente le persone che operano in Svizzera nel settore della protezione dello Stato sono circa 200, di cui 120 nel SAP e 80 nelle polizie cantonali. Secondo i responsabili cantonali della sicurezza, l’accresciuta minaccia da parte del terrorismo islamico sta mettendo in luce l’insufficienza di queste risorse.

Il capo delle informazioni della polizia cittadina di Berna, Fritz Schlüchter, fa notare che nella capitale, dove le numerose visite di stato e manifestazioni politiche rendono la situazione potenzialmente più pericolosa, le forze dell’ordine sono costrette «a porre delle priorità».

Riconoscimento pubblico dell’Islam

Sempre sulla «NZZ am Sonntag», il presidente dell’ufficio di coordinamento delle organizzazioni islamiche in Svizzera, Farad Afshar, critica il fatto che tutta la discussione sul terrorismo islamista si concentri sulle misure di sicurezza.

«La pace non può essere raggiunta con gli strumenti di uno Stato di polizia», osserva Afshar, che è in disaccordo con la decisione del Consiglio centrale dei musulmani tedeschi a favore della sorveglianza preventiva delle moschee.

A suo avviso, un miglior controllo delle correnti radicali all’interno della comunità islamica elvetica dovrebbe passare per dei corsi universitari di formazione per gli imam in Svizzera e il riconoscimento giuridico delle comunità musulmane.

swissinfo e agenzie

Almeno 55 persone sono morte e circa 700 sono rimaste ferite in una serie di attentati terroristici di matrice islamica a Londra il 7 luglio scorso.
Il governo svizzero discuterà in settembre misure per migliorare la sicurezza interna. Tra di esse vi sono le intercettazioni telefoniche preventive.
La sorveglianza dei cittadini era stata ridotta in seguito alla scoperta nel 1989 di quasi un milione di schede della polizia segreta su persone e organizzazioni considerate un rischio per la sicurezza.

I ministri degli Interni dell’Unione europea chiedono che tutti i dati riferiti alle comunicazioni telefoniche, posta elettronica, fax e sms (destinatari, data, ora), così come quelli relativi alla navigazione in Internet (pagine visitate) siano conservati per un anno. Ciò dovrebbe costituire un importante strumento nella lotta al terrorismo.

In Svizzera tali dati vengono già conservati dal 2002, ma solo per sei mesi. Il Consiglio federale intende comunque considerare la possibilità di aumentare tale termine.

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